Ambiente

Anche le alghe si mettono la nostra crema solare

I produttori sono gli unici a poter trovare una via d’uscita al problema evidenziato da una ricerca compiuta in Spagna: quando facciamo il bagno in mare, la crema che ci siamo spalmati in spiaggia per proteggerci dai raggi ultravioletti non si disperde in acqua ma inibisce la crescita di alcune microalghe, in particolare la Chaetoceros Gracilis, che è alla base della catena alimentare nel Mediterraneo. Le soluzioni protettive spray sono ancora più dannose, perché si sciolgono prima e le loro sostanze dannose vengono assimilate ancor più velocemente dai microorganismi dell’ecosistema marino. Le sostanze, contenute in tutte le creme protettive, che maggiormente hanno effetti sul fitoplancton, rallentandone la crescita fino a ucciderlo, sono il benzofenone 3, la canfora 4-metilbenzilidene, il biossido di titanio e l’ossido di zinco.

Lo studio evidenzia anche che il rilascio di alcuni nutrienti inorganici – come silicio, azoto e fosforo – può aumentare in modo anomalo la crescita di altre specie di alghe.

Lo studio, pubblicato da PloS One, è stato realizzato dal Consiglio nazionale delle ricerche spagnolo (Csic) e dall’Università di Valencia nell’agosto 2011 nelle acque di tre spiagge di Maiorca, di cui due, Palmira e Santa Ponsa, ospitano migliaia di bagnanti, mentre la terza, Capo di Ses Salines, è inaccessibile ed è stata utilizzata come esperimento di controllo. Anche nelle acque costiere di quest’ultima sono state rinvenute sostanze presenti nelle creme solari, il che indica l’estensione e la persistenza del fenomeno.

L’utilizzo delle creme solari protettive è fortemente raccomandato, per proteggere la pelle da gravi danni, anche tumorali. Spetta quindi ai ricercatori delle case produttrici trovare una soluzione.

 

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