Attualità

Cooperative, in montagna contrastano lo spopolamento

Dalla cooperativa ultracentenaria che gestisce l’unico supermercato a servizio degli abitanti, a quella da poco costituita che garantisce l’attività di un bar, presidio di socialità in paese, altrimenti chiuso da tempo; fino alla realtà che ha sviluppato un vero progetto di economia integrata e welfare di comunità, facendo integrazione lavorativa e inclusione sociale di persone in situazioni di difficoltà. Esperienze di cooperazione bellunese che in questa fragile area di montagna contrastano lo spopolamento, garantiscono servizi oggi a forte rischio di interruzione, tutelano e valorizzano il territorio, tengono vive le relazioni tra le persone e la comunità. Insomma risposte concrete ai bisogni specifici. Se ne è parlato oggi a Belluno al convegno “Cooperare in quota”, proposto da Legacoop Veneto per ribadire il ruolo della cooperazione nelle aree montale e condividere con altri attori la volontà di fare fronte comune per promuovere insieme nuove esperienze, fanno sapere gli organizzatori attraverso una nota.

“Siamo convinti che la cooperazione stia offrendo un contributo importante, e porti con sé enormi potenzialità nel dare risposte concrete, anche innovative, ai problemi della montagna, garantendo tutta una serie di servizi e attività altrimenti a forte rischio di chiusura. Si pensi solo ai bar e ai negozi di prossimità, che sono anche luoghi di aggregazione” ha evidenziato il direttore di Legacoop Veneto Mirko Pizzolato, che ha annunciato: “Vediamo qui un enorme spazio per esperienze nuove e collaborative. Noi ci siamo, pronti a mettere in campo le nostre competenze e la forza dell’esperienza, disponibili a contribuire alla messa in rete dei diversi attori e a costruire buone alleanze. Per questo lanciamo la proposta di un tavolo permanente dove analizzare insieme, magari anticipandole, le diverse situazioni di criticità e immaginare soluzioni possibili anche attraverso il nostro modello d’impresa, in primis le coop di comunità (per le quali chiediamo da tempo una normativa specifica), i workers buyout (wbo) e le cooperative energetiche”.

D’accordo rispetto alla necessità di un lavoro comune tutti gli attori presenti. A partire da Uncem, il cui presidente Ennio Vigne ha dal convegno rilanciato il grido di allarme dell’associazione per la chiusura delle attività nei piccoli comuni montani, con l’evidente rischio di “desertificazione commerciale”: “Si sta studiando come evitare questo forte rischio, e quali possano essere le soluzioni più opportune ed efficaci da mettere in campo per favorire la nascita di presidi e garantire la continuità di servizi fondamentali nel contrasto allo spopolamento della montagna. Vediamo senz’altro in Legacoop un partner significativo e nella cooperazione uno strumento importante».

Certo, per supportare le esperienze cooperative già avviate e favorire l’avvio e l’accompagnamento di nuove imprese servono anche strumenti di sostegno specifici, si legge ancora nella nota. Sulla loro necessità convengono anche i due direttori dei Gal intervenuti, Matteo Aguanno del Gal Prealpi e Dolomiti, e Marco Bassetto, del Gal Alto Bellunese, che hanno citato il nuovo Programma di sviluppo locale (PSL) ora in fase di redazione: “Sarà presentato in Regione a metà agosto. Nelle strategie sono previsti nuovi interventi che potranno sostenere anche la cooperazione, sia quella già presente sul territorio che di prossima costituzione, nei settori sia agricolo che extra agricolo, con particolare riguardo ai servizi alla popolazione. Per incentivare la coprogettazione di nuovi servizi e favorire l’occupazione nel territorio, i Gal potranno formulare progetti di comunità in cui sarà favorita la condivisione tra il settore pubblico e il privato”. A supporto della nuova cooperazione c’è intanto anche Coopstartup Veneto, iniziativa promossa da Legacoop Veneto, Coopfond e Genera, che prevede attività di formazione e consulenza gratuite nonché un finanziamento a fondo perduto per le migliori idee imprenditoriali.

All’evento, moderato dal coordinatore dell’area Belluno e Treviso di Legacoop Veneto Michele Pellegrini, è intervenuto pure l’assessore alle politiche sociale del Comune di Belluno, Marco Dal Pont: “La riflessione di questa mattina, che va oltre i confini del capoluogo bellunese, è strategica. Credo che la coprogettazione e la coprogrammazione introdotti nella cooperazione sociale, con cui lavoriamo ogni giorno, possano diventare volano anche per favorire processi di comunità, intesa come l’insieme dei suoi attori – persone, imprese e istituzioni –, superando la logica di mero rapporto fornitore/committente e incentivando il rapporto tra pubblico e privato per dare maggiori servizi ai cittadini”.

Storie cooperative nella montagna bellunese
Tre le buone pratiche cooperative raccontate oggi, quelle di altrettante imprese associate a Legacoop e attive nel Bellunese. C’è Cadore, di Pieve di Cadore, nata nel 2008, che conta 74 soci e occupa oggi più di 200 lavoratori, contribuendo alla loro integrazione sociale attraverso attività utili alla comunità e dedicandosi, al contempo, alla conservazione e valorizzazione del territorio: si tratta di un vero e proprio progetto di economia integrata (attività industriali, commerciali e di servizi) e welfare di comunità. Con un secolo in più di attività e di storia (è nata nel 1909), la cooperativa di consumo Lamosano è tra le più longeve cooperative di consumo a livello nazionale e garantisce servizi essenziali alla piccola comunità montana attraverso un negozio di vicinato e di servizio. Fondata con l’obiettivo di contrastare l’isolamento, l’emigrazione, la miseria e la disoccupazione nel territorio tramite l’acquisto. L’ultima in ordine di tempo è, infine, la cooperativa De Zopè costituita nel 2021, che ha sede nel più piccolo comune della provincia di Belluno, Zoppè di Cadore, paese di circa 190 abitanti (oltre 120 i soci della coop), ad oltre 1400 metri di altitudine con un’unica strada di accesso. La cooperativa si è da subito prodigata per la riapertura dell’unico negozio di alimentari del paese e, pochi mesi più tardi, ha preso in gestione anche il bar evitandone così la chiusura. A tutti gli effetti svolge le attività di un centro servizi per la comunità, fungendo ad esempio da gruppo d’acquisto per ordini di gasolio o legna da ardere e garantendo la distribuzione a domicilio di beni di prima necessità.

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