Le temperature globali hanno raggiunto livelli eccezionalmente elevati nel 2023. Il servizio Copernicus Climate Change Service (C3S), implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine per conto della Commissione europea con i finanziamenti dell’Ue, ha monitorato diversi indicatori climatici chiave durante tutto l’anno: le temperature globali senza precedenti da giugno in poi hanno portato il 2023 a diventare l’anno più caldo mai registrato, superando con ampio margine il 2016.
Secondo il rapporto 2023 Global Climate Highlights, nel 2023 la temperatura media globale è stata di 14,98 C, 0,17 C in più rispetto al precedente valore annuale più alto del 2016. Il 2023 è stato 0,60 C più caldo rispetto alla media 1991-2020 e 1,48 C più caldo rispetto al livello preindustriale 1850-1900. È probabile che alla fine il dato supererà la fatidica soglia di +1,5 gradi al di sopra del livello preindustriale.
Peraltro nel 2023 per la prima volta ogni giorno ha avuto una temperatura di almeno un grado superiore all’epoca preindustriale; quasi la metà dei giorni sono stati più di 1,5 C più caldi rispetto al livello 1850-1900, e due giorni a novembre sono stati, per la prima volta, più di 2 C più caldi. Le temperature medie annuali dell’aria sono state le più calde mai registrate, o vicine alle più calde, su vaste parti di tutti i bacini oceanici e di tutti i continenti tranne l’Australia.
Ogni mese da giugno a dicembre nel 2023 è stato più caldo del mese corrispondente di qualsiasi anno precedente, e luglio e agosto 2023 sono stati i due mesi più caldi mai registrati. L’estate boreale (giugno-agosto) è stata anche la stagione più calda mai registrata settembre 2023 è stato il mese con una deviazione della temperatura superiore alla media 1991-2020 maggiore di qualsiasi altro mese nel set di dati ERA5.
Dicembre 2023 è stato il dicembre più caldo mai registrato a livello globale, con una temperatura media di 13,51 C, 0,85 C sopra la media del periodo 1991-2020 e 1,78 C sopra il livello 1850-1900 del mese. Le temperature medie globali della superficie del mare (SST) sono rimaste persistentemente e insolitamente elevate, raggiungendo livelli record per il periodo dell’anno da aprile a dicembre.
Il 2023 ha visto la transizione verso El Nino. Nella primavera del 2023, La Nina si è conclusa e le condizioni di El Nino hanno cominciato a svilupparsi, con l’OMM che ha dichiarato l’inizio di El Nino all’inizio di luglio. Quanto all’Europa, le temperature sono state superiori alla media per 11 mesi nel 2023 e settembre è stato il settembre più caldo mai registrato. L’inverno europeo (dicembre 2022 – febbraio 2023) è stato il secondo inverno più caldo mai registrato.
La temperatura media per l’estate europea (giugno-agosto) è stata di 19,63 C; con 0,83 C sopra la media, è stato il quinto più caldo mai registrato. L’autunno europeo (settembre-novembre) ha avuto una temperatura media di 10,96 C, ovvero 1,43 C sopra la media. Ciò ha reso l’autunno il secondo più caldo mai registrato, appena 0,03 C più freddo dell’autunno 2020. Il 2023 è stato un anno straordinario per il ghiaccio marino antartico: ha raggiunto estensioni minime record per il corrispondente periodo dell’anno in 8 mesi.
Sia l’estensione giornaliera che quella mensile hanno raggiunto i minimi storici nel febbraio 2023. L’estensione del ghiaccio marino artico al suo picco annuale a marzo è stata classificata tra le quattro più basse per il periodo dell’anno nei dati satellitari. Il minimo annuale di settembre è stato il sesto più basso. Le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica e metano hanno continuato ad aumentare e hanno raggiunto livelli record nel 2023, raggiungendo rispettivamente 419 ppm e 1902 ppb.
Le concentrazioni di anidride carbonica nel 2023 sono state di 2,4 ppm superiori rispetto al 2022 e le concentrazioni di metano sono aumentate di 11 ppb. In tutto il mondo sono stati registrati numerosi eventi estremi, tra cui ondate di caldo, inondazioni, siccità e incendi. Le emissioni globali stimate di carbonio degli incendi boschivi nel 2023 sono aumentate del 30% rispetto al 2022, in gran parte a causa degli incendi persistenti in Canada.
Mauro Facchini, responsabile dell’Osservazione della Terra presso la Direzione Generale per l’Industria della Difesa e lo Spazio, Commissione Europea, commenta : “Sapevamo grazie al lavoro del programma Copernicus per tutto il 2023 che oggi non avremmo ricevuto buone notizie. Ma i dati annuali qui presentati forniscono un’ulteriore prova del crescente impatto del cambiamento climatico.
L’Unione Europea, in linea con la migliore scienza disponibile, ha concordato una riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 – ormai a soli 6 anni di distanza. La sfida è chiara. Il programma Copernicus, gestito dalla Commissione europea, è uno dei migliori strumenti disponibili per guidare le nostre azioni sul clima, mantenerci in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi e accelerare la transizione verde”.