L’esercito israeliano intensifica i bombardamenti su Rafah, mesi dopo averla dichiarata “zona sicura”. Secondo quanto riferito, la scorsa notte ha ucciso dozzine di palestinesi. Questa mattina ha emesso un altro ordine di evacuazione di massa (ergo: espulsione) che colpisce centinaia di migliaia di palestinesi già sfollati.
Nel frattempo anche AlJazeera – l’unica società mediatica che ha riferito di quei massacri – è stata definitivamente bandita da Israele. Esiste ancora una linea rossa che Israele non può oltrepassare?
L’Occidente deve intervenire e imporre un immediato embargo sulle armi, sanzioni e disinvestimenti, a meno che non voglia rischiare di essere complice dei crimini di Israele a Gaza.
Francesca Albanese
Israele ha colpito la città di Rafah, a Gaza, durante la notte, cercando di fare “pressione” su Hamas in vista dei colloqui che si terranno oggi in Egitto con l’obiettivo dell’approvazione di una proposta di tregua che sia ritenuta soddisfacente da entrambe le parti. Dopo aver promesso per settimane di spingersi all’interno della città di confine, lunedì Israele ha chiesto ai palestinesi della parte orientale di Rafah di abbandonare quella che è stata definita una “zona umanitaria allargata” in vista di un’incursione di terra. Un corrispondente dell’AFP ha riferito di pesanti bombardamenti che si sono susseguiti per tutta la notte mentre l’ospedale kuwaitiano, presente nel perimetro cittadino, ha dichiarato alle prime ore di martedì che almeno cinque persone erano rimaste uccise e molte altre ferite negli attacchi aerei.
Il movimento islamista palestinese Hamas ha accettato la proposta per un cessate il fuoco a Gaza in tre fasi che inizierà con una tregua di 42 giorni. Lo riferiscono fonti citate dall’emittente “Al Arabiya”. Secondo le stesse fonti, l’accordo – proposto dai mediatori egiziani e qatarioti – prevede la cessazione temporanea delle operazioni militari reciproche durante la prima fase e la sospensione delle operazioni militari nei cieli di Gaza per dieci ore al giorno, oltre che il ritiro delle forze israeliane dal centro di Gaza, sempre nella prima fase. La seconda fase, affermano le fonti di “Al Arabiya”, prevede il completo ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza, mentre la terza fase dell’accordo prevede l’avvio della ricostruzione per un periodo di 3-5 anni, oltre che il risarcimento per le persone colpite sotto la supervisione di un numero non definito di Paesi e delle Nazioni Unite. Al termine del completamento delle tre fasi, l’accordo prevede inoltre la fine dell’assedio completo della Striscia.
Il primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che le pressioni dei leader di altri paesi non fermeranno gli sforzi del suo paese per difendersi. Ha osservato che “se Israele è costretto a restare da solo, Israele resterà da solo”. Netanyahu sull’imminente accordo per la liberazione degli ostaggi ha detto: “Israele non può accettare l’opzione di porre fine alla guerra e di ritirare le truppe dalla Striscia di Gaza. Questa è una resa”. Netanyahu ha sempre detto che Israele non retrocederà di un passo e sostanzialmente, ora è tutto è pronto per l’attacco a Rafah. Come scritto da AGC nelle scorse settimane. Si tratta di un’ultima parte di un piano che vuole dividere la Striscia di Gaza in quattro parti.
Secondo il Financial Times, nelle ultime settimane diversi paesi arabi si sono mostrati aperti alla possibilità di una forza araba di mantenimento della pace nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Un diplomatico arabo ha affermato che diverse capitali arabe hanno ammorbidito la loro posizione sulla possibilità, che è intesa a consentire il ritiro delle forze dell’IDF dalla regione e dare “tempo all’Autorità Palestinese per sviluppare le sue forze di sicurezza”. Giordania e Arabia Saudita si oppongono. Un’altra fonte ha detto che i paesi arabi chiedono che la decisione sulle forze arabe di mantenimento della pace venga approvata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Nel frattempo si cerca, nonostante il fallimento degli ultimi negoziati, una quadra sul cessate il fuoco e si torna a parlare del riconoscimento della Palestina. Al momenti gli stati nel mondo che riconoscono la Palestina sono 142.
Il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan sulla creazione di uno Stato palestinese dichiara: “Quasi tutte le fazioni palestinesi, inclusa Hamas, sono d’accordo con la creazione di uno Stato palestinese entro i confini del 1967. Quindi, Israele è disposto a rimanere entro i confini del 1967? Questa è la vera domanda. Israele continua a rubare terra in Cisgiordania con il pretesto che “Hamas è nella Striscia di Gaza”.
Yolanda Diaz, vice primo Ministro spagnolo, ministro del Lavoro e dell’Economia e leader del blocco di sinistra Somar: “Chiediamo che domani la Spagna riconosca finalmente e ufficialmente lo Stato palestinese. Dobbiamo fermare questa barbarie, non possiamo aspettare un altro giorno.”
La settimana scorsa, l’Amministrazione Biden ha sospeso la fornitura di munizioni di fabbricazione statunitense a Israele. “La sospensione delle forniture di munizioni a Israele da parte degli Stati Uniti non è collegata a una potenziale operazione militare israeliana nella città di Rafah, considerata l’ultima roccaforte del movimento palestinese Hamas, nel sud della Striscia di Gaza”, riferisce la CNN citando una fonte.
Come osserva CNN, un rappresentante del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha fatto riferimento all’assistenza americana in corso a Israele, aggiungendo che gli Stati Uniti hanno deliberato i più grandi stanziamenti aggiuntivi della storia per aiutare Israele e hanno guidato “una coalizione senza precedenti per proteggere Israele dagli attacchi iraniani. “Sottolinea inoltre che, sebbene i funzionari statunitensi restino preoccupati per una possibile operazione israeliana a Rafah, continueranno ad aiutare Israele a difendersi “dalle minacce che deve affrontare”.
Il vice primo ministro belga Petra de Sutter ha annunciato nuove sanzioni belghe contro Israele. “L’appello di Israele per l’evacuazione dei cittadini e dei rifugiati da Rafah e l’invasione annunciata porteranno a massacri. Il Belgio sta lavorando a ulteriori sanzioni contro l’IDF. Oggi a mezzogiorno incontrerò il ministro degli Esteri palestinese Dr. Malki”.
Secondo Reuters, il Qatar sta valutando la possibilità di chiudere l’ufficio politico di Hamas a Doha come parte di un tentativo di riconsiderare il suo ruolo di mediatore nei negoziati tra Israele e Hamas. La fonte dell’agenzia ha affermato che se il Qatar decidesse di non continuare a fungere da mediatore, non vi sarebbe motivo di continuare a consentire la presenza di alti funzionari di Hamas sul suo territorio.
La polizia israeliana ha arrestato la guardia del console greco presso la chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme durante la celebrazione del Sabato Santo, alla vigilia della domenica di Pasqua ortodossa. Secondo quanto riferito, le forze israeliane avevano precedentemente installato barriere di ferro attorno alla chiesa.
Gli Houthi hanno postato on line gli interrogatori delle presunte spie Israelo-statunitensi. “I servizi di sicurezza hanno rivelato di essere riusciti, con l’appoggio degli interessati del Ministero della Difesa, ad arrestare nei giorni scorsi diverse spie, reclutate tramite ufficiali e membri di un’entità di intelligence denominata (Force 400) guidata dalla spia ricercata Ammar Afash”. Si legge in un loro servizio televisivo. Una fonte della sicurezza ha spiegato all’agenzia di stampa yemenita Saba che queste spie sono state reclutate per lavorare alla raccolta di informazioni e al monitoraggio dei siti appartenenti alle forze armate yemenite sulla costa occidentale della Repubblica dello Yemen, a beneficio del nemico americano e israeliano.
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