Sono passati quasi due anni da quando, denunciando la catena spagnola di ristornanti “Mafia”, decisi di ricreare ilrestomancia. Da solo non ce l’avrei potuta fare, ma col sostegno affettivo, creativo e intellettuale di molti professionisti, nel giro di pochi mesi, anche se i soldi non arrivavano (fatto salvo il primo crowdfunding che consentì la stampa di diecimila tovagliette), riuscimmo: solo poche settimane fa, la testata on line registrava migliaia di visitatori unici quotidiani. Poi, il panico. Provider che contestavano l’eccesso di articoli e di visitatori, backup, nuovi hosting, traslochi e mille altre diavolerie tecnologiche ci hanno messo all’angolo come potete facilmente vedere con i vostri occhi: abbiamo perso testi, immagini e quant’altro serviva a rendere facilmente usufruibile l’informazione che prendeva forma dal lavoro dei colleghi e dallo studio di un effervescente quanto rigoroso comitato scientifico. Fin qui le difficoltà che, comunque, non ci hanno bloccato. Passione e genio di straordinari designer e informatici hanno rimesso in piedi ilrestomancia.info che, seppur con non poche difficoltà, stiamo rilanciando con nuove idee. Da oggi infatti dedicheremo maggior attenzione al lavoro. Meno quindi improbabili ricette pericolosamente alternative alla psichiatria e all’oncologia e più lavoro. D’ora in poi ci sforzeremo di essere, insomma, seriamente utili. Questa sarà, sempre più, la nostra cifra. Ci rimettiamo ai fornelli per cucinare news complementari, ma non alternative alla medicina. Faremo, poi, un menu riservato a chi vuol scambiare risorse e competenze per sfangare l’emergenza e realizzare, a regime, qualcosa di veramente importante.
Si riparte, dunque. Si riparte sorridendo alla notizia che il deputato Pd Marco Anzaldi scopre, oggi, in Spagna una catena di ristoranti che si chiama ‘Mafia’, 34 locali disseminati in tutta la nazione, un luogo espressamente studiato per accogliere famiglie, disseminato di fotografie di boss sanguinari, dove anche i seggioloni per i bambini hanno sopra l’immagine di Vito Corleone. Un’azienda che tra l’altro patrocina anche gare sportive, rigorosamente intitolate alla mafia e sponsorizzate in joint venture con un marchio attento all’immagine come Coca Cola. Un business dal successo inarrestabile, grazie anche, come ha dichiarato il responsabile della comunicazione, alla totale assenza di proteste ufficiali da parte del nostro Paese, un assordante silenzio che dura da 14 anni. Sarebbe opportuno – ha affermato in una dichiarazione Anzaldi – che dalle istituzioni interessate, nazionali ed internazionali, arrivasse un’inequivocabile presa di posizione su questo presunto silenzio assenso vantato dall’azienda spagnola, nel rispetto di tutte le vittime, dei loro familiari e di tutti coloro che quotidianamente sono impegnati nella lotta alla mafia”.
Già, la mafia. Strana parola, tutta da decifrare, ma insieme ce la faremo – non ho dubbi – a coglierne il vero significato.
Per combatterla. E vincerla, davvero. Anche senza scendere a patti con Mondadori.