A oltre due mesi dallo scoppio degli scontri tra l’esercito sudanese e le Forze di Supporto Rapido (Rsf), i tassi di malnutrizione stanno “schizzando alle stelle”, perché “più di 50mila bambini seguiti in programmi per il trattamento della malnutrizione acuta grave hanno subito l’interruzione delle cure a causa del conflitto”. L’allarme giunge da Azione contro la fame, che in una nota avverte ancora: “Più di 1,8 milioni di persone costrette a fuggire dalle loro case”, mentre più in generale la “crisi colpisce 48 milioni di persone”.
In questo quadro, il coordinatore dell’area Salute e nutrizione di Azione contro la Fame in Sudan, Samson Wolderufael, riferisce: “I bambini muoiono per malnutrizione e hanno problemi di salute come polmonite, diarrea acquosa acuta, colera, malaria e altre infezioni. Noi di Azione contro la fame abbiamo ripreso le attività di distribuzione di alimenti terapeutici per la popolazione del Nilo Bianco, una delle aree con la più alta presenza di sfollati interni, e del Nilo Blu”.
Inoltre, la popolazione, non vede garantito l’accesso all’assistenza sanitaria. Secondo Azione contro la fame, “i centri sanitari non funzionano regolarmente e la maggior parte è stata danneggiata o saccheggiata”. L’onu fa sapere che il 67% degli ospedali situati in prossimità di aree con combattimenti attivi non funziona.
Questo accade mentre l’esercito e i paramilitari hanno raggiunto ieri pomeriggio l’ennesima tregua, volta a garantire l’accesso di aiuti umanitari a Khartoum e nel Darfur. Secondo le fonti africane il cessate il fuoco starebbe reggendo, ma dal 15 aprile sono tanti gli accordi raggiunti e poi violati.
Le organizzazioni umanitarie accendono i riflettori anche su un altro problema, quello dei saccheggi: ad oggi almeno 162 veicoli di organizzazioni umanitarie sono stati rubati e 61 uffici e 57 magazzini sono stati saccheggiati, come riporta ancora Azione contro la fame, che ha visto il proprio ufficio nella zona di Zalingei, nel Darfur centrale, preso d’assalto: “Hanno portato via medicine, trattamenti nutrizionali, computer. Tutto ciò che ci permette di rispondere alla crisi e di raggiungere le popolazioni colpite e le nostre squadre in Sudan sono pronte e determinate a portare sostegno alle popolazioni colpite, abbiamo solo bisogno di un minimo via libera, che ci consenta di procedere con le nostre attività”, come ha detto Jody Paulson Cormack, responsabile della sicurezza globale di Azione contro la fame.
L’ong infine avverte che anche chi ha disponibilità di denaro non ha accesso al cibo a causa di mercati e banche chiusi, delle attività agricole interrotte proprio all’inizio della stagione della semina e dell’impennata dei prezzi.