Siglato a Tokyo il trattato internazionale tra Italia, Giappone e Regno Unito sul Global Combat Air Programme (Gcap) che definisce il progetto per lo sviluppo e la costruzione del jet supersonico di sesta generazione, un caccia avanzato che sostituirà l’attuale Eurofighter Typhoon. L’accordo arriva un anno dopo che i tre paesi dato il via alla loro prima partnership nel settore della difesa unendo gli sforzi per sviluppare il caccia del futuro.
Ora la parola passerà ai parlamenti di ciascun paese devono per la ratifica dell’ambizioso accordo che mira a rendere operativi i nuovi aerei da combattimento entro il 2035, mentre la fase di sviluppo congiunto del programma dovrebbe partire già nel 2025. Gli aspetti operativi della collaborazione sono stati definiti dal trattato trilaterale firmato dal nostro responsabile della Difesa, Guido Crosetto e dagli omologhi di Giappone e Regno Unito: il ministro Minoru Kihara e il segretario di stato britannico alla Difesa, Grant Shapps.
“Essere qui oggi rappresenta per l’Italia e per tutti noi un traguardo molto importante per il programma Gcap”, ha dichiarato Crosetto in conferenza stampa congiunta, a margine della riunione trilaterale. “La nostra partnership – ha aggiunto – è un messaggio fortissimo per il resto del mondo: viviamo in un’epoca molto complessa che è caratterizzata dalla presenza di attori aggressivi sul palcoscenico internazionale. Una situazione di instabilità crescente, di competizione tra Stati e di rapidi cambiamenti tecnologici. Ed è quindi diventato di vitale importanza rimanere un passo avanti rispetto alle minacce che crescono ogni giorno”.
Secondo i piani, confermati nella convenzione trilaterale i quartieri generali del governo congiunto del Global Combat Air Program (GCAP) e la sua controparte industriale avrà sede in Gran Bretagna. Il primo amministratore delegato dell’organizzazione governativa verrà dal Giappone, mentre il primo leader dell’organizzazione imprenditoriale verrà dall’Italia, ha affermato la Gran Bretagna. Pur avendo sede nel Regno Unito, l’accordo prevede anche un sistema di rotazione per assicurare la guida del progetto in modo equilibrato tra i partner. L’ufficio del progetto congiunto sarà quindi inizialmente guidato dal Giappone, ruolo che successivamente ruoterà tra i paesi partner.
Il Regno Unito è stato scelto come sede per la costruzione dei nuovi super velivoli ma i tre partner sono stati attenti a garantire a ciascuno di loro una partecipazione paritaria. L’accordo, tra l’altro, prevede che la controparte industriale dell’organizzazione governativa sarà responsabile del supporto e della puntuale realizzazione del programma e il primo leader di questo gruppo industriale sarà l’Italia. Inoltre, i tre ministri hanno confermato che la distribuzione del lavoro sarà “proporzionata al contributo finanziario e tecnico di ciascun Paese, in uno spirito di partnership paritaria”.
Il consorzio industriale è attualmente formato dalla italiana Leonardo, dalla giapponese Mitsubishi Heavy Industries e dalla britannica Bae Systems, aziende che stanno investendo molto nella progettazione digitale e in metodi di ingegneria innovativi per garantire il rispetto dell’ambizioso calendario. Da notare che il programma Gcap non prevede solo lo sviluppo di aerei da combattimento di sesta generazione ma anche quello dei droni senz equipaggio e di nuove armi laser.
Stando alle dichiarazioni ufficiali, Tokyo intende sostituire i suoi 90 caccia multiruolo Mitsubishi F-2, mentre Londra e Roma mirano a rimpiazzare globalmente, sempre entro il 2035, oltre 200 jet Eurofighter. Lo “storico accordo”, come è stato definito dai tre titolari della Difesa, permetterà in sostanza di mettere a terra nei prossimi anni uno dei programmi militari piu’ ambiziosi mai tentati, sia per sviluppare le capacita’ di difesa di ciascun paese, sia per rispondere alle minacce provenienti da Russia e Cina. Un programma il cui indubbio valore aggiunto – come ha evidenziato il ministro giapponese Kihara – risiede nella condivisione dei costi e dei rischi ma anche delle tecnologie più avanzate. In tutto il mondo, già ora, sono circa 9mila gli addetti al progetto e oltre mille i fornitori.