La Papua Nuova Guinea ha informato l’Onu che più di 2.000 persone sono state sepolte vive in un’enorme frana che ha travolto un villaggio remoto. “La frana ha sepolto vive più di 2.000 persone e ha causato gravi distruzioni”, si legge nella lettera inviata dal Centro nazionale per i disastri all’ufficio delle Nazioni Unite a Port Moresby. Domenica sera Serhan Aktoprak, un funzionario dell’agenzia Onu per l’immigrazione con sede a Port Moresby aveva parlato di 150 case distrutte e 670 morti.
Il segretario generale dell’Onu si è detto “profondamente rattristato” dalla notizia delle centinaia di vite perse nel gigantesco smottamento che ha colpito un villaggio in Papua Nuova Guinea. “Le Nazioni Unite – ha aggiunto il segretario Antonio Guterres, attraverso il portavoce – e i suoi partner stanno sostenendo gli sforzi del governo. Siamo pronti a offrire ulteriore aiuto in questo difficile momento”.
Papua Nuova Guinea occupa la porzione orientale dell’isola della Nuova Guinea, la cui parte occidentale appartiene all’Indonesia.
La linea costiera è frastagliatissima e presenta un gran numero di golfi, stretti e insenature: simili formazioni sono ancora più frequenti in isole e arcipelaghi che costellano la parte orientale dello Stato. Proprio presso le coste si concentrano le principali pianure. Nei territori settentrionali e meridionali sono diffuse le zone paludose, che occupano gran parte delle aree pianeggianti.
Il paese è principalmente montano, con un’estesa catena montuosa che occupa quasi l’intera parte centrale; la vetta più alta è il monte Wilhelm che arriva a 4 509 metri s.l.m. La foresta pluviale occupa circa i tre quarti del territorio e costituisce un enorme patrimonio.
Situato in una zona attiva sismicamente, il paese è spesso soggetto a terremoti, maremoti e conseguenti tsunami.
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