Ambiente

Rapporto Ecomafia, trent’anni di impegno contro l’aggressione criminale all’ambiente

L’edizione 2024 del nostro Rapporto annuale su ecomafie e criminalità ambientale è particolarmente significativa. Siamo, infatti nell’anno del trentesimo anniversario dalla presentazione del nostro primo rapporto sulla cosiddetta Rifiuti S.p.A. – pubblicato nel marzo 1994- per denunciare la trama nazionale e internazionale dei traffici illegali di rifiuti che coinvolgevano il nostro paese e del Rapporto Ecomafia, realizzato insieme all’Arma dei Carabinieri e presentato il 5 dicembre dello stesso anno.

In questi trenta anni dedicati alla denuncia di questo fenomeno criminale il nostro lavoro si è sviluppato su più fronti e non si è mai fermato, dall’analisi di focus specifici al rafforzamento delle collaborazioni istituzionali. In questi 3 decenni il Rapporto Ecomafia è diventato sempre più un’opera omnia per analizzare nei minimi dettagli i fenomeni criminali legati al business ambientale che, come ci raccontano anche i numeri di quest’anno, non smette di colpire l’Italia.

Crescono, infatti, purtroppo, in maniera significativa i reati ambientali nel nostro Paese: nel 2023 sono stati 35.487, con un +15,6% rispetto al 2022, alla media di 97,2 reati al giorno, 4 ogni ora. Aumenta, in maniera ancora più rilevante, il numero delle persone denunciate (34.481, pari al +30,6%), così come quello degli arresti (319, +43% rispetto al 2022) e quello dei sequestri (7.152, +19%).  Continua a salire la pressione del ciclo illegale del cemento (13.008 reati, +6,5%), ma a preoccupare è soprattutto l’impennata degli illeciti penali nel ciclo dei rifiuti, che sono stati 9.309, con un incremento del 66,1%.

Attività illecite che insieme a quelle contro gli animali e le specie protette, all’assalto al patrimonio culturale e alla corruzione (75 le inchieste giudiziarie monitorate, da gennaio 2023 ad aprile 2024, sulle “mazzette” connesse a opere pubbliche, gestione di rifiuti, depurazione, concessione di autorizzazioni ambientali alle imprese, con 495 arresti), generano un fatturato di 8,8 miliardi di euro, sostanzialmente stabile, tra leggeri incrementi e flessioni delle singole voci, rispetto al 2022. La somma complessiva stimata dal 1995 al 2023 “lievita” a 258,9 miliardi di euro, con il coinvolgimento attivo, nello stesso arco di tempo, di 378 clan mafiosi, tre in più rispetto all’anno precedente.

Uno scenario inquietante. A fronte del quale, però, si rafforza, la collaborazione, mai così ampia e approfondita, tra una realtà associativa come Legambiente e le istituzioni, ma anche realtà imprenditoriali impegnate ad affermare la legalità nelle loro attività economiche. Un gioco di squadra di cui è stato un esempio Massimo Scalia, tra i fondatori di Legambiente e presidente delle prime due Commissioni parlamentari d’inchiesta sulle illegalità nel ciclo dei rifiuti, alla cui memoria è dedicato quest’anno il Rapporto Ecomafia. È stato grazie alle sinergie sviluppate in questi tre decenni se l’Italia ha raggiunto risultati importanti, come l’introduzione dei nuovi delitti nel Codice penale per contrastare lo sfruttamento illegale, sempre più aggressivo, delle risorse naturali e del patrimonio culturale e archeologico del nostro Paese.

Molto, però, resta da fare, come raccontano le pagine del Rapporto perché siano concretamente attuati i principi di tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi affermati dalla nostra Costituzione. Anche nell’interesse delle future generazioni.

15 le proposte di Legambiente per rendere più efficace l’azione delle istituzioni. Tra queste: recepire la nuova direttiva europea sui crimini ambientali; approvare il ddl contro le agromafie e inserire nel codice penale i reati contro gli animali;  inasprire le sanzioni per i reati nella gestione illecita dei rifiuti.

Enrico Fontana

Tutti i dati del Rapporto Ecomafia 2024 e le proposte su noecomafia.legambiente.it  


 

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