GENOCIDIO Israele uccide cento palestinesi, la metà bambini. Più di venti nella scuola Al Arqam che ospita sfollati. Tolta la vita a un altro giornalista, Yusef Hassouna. E ora tutti i panifici sono chiusi

Cento persone, inclusi oltre cinquanta bambini, sono state uccise nelle ultime 24 ore in raid israeliani su due edifici residenziali nel nord della Striscia: decine di persone risultano disperse o sono rimaste ferite. Lo riportano alcuni media, tra cui Haaretz e Al Jazeera.

A man carries the cloth-wrapped body of a baby killed in overnight Israeli bombardment on northen Gaza, at the Ahli Arab Hospital, also known as the Maamadani (Baptist) Hospital, in Gaza City on April 3, 2025. (Photo by Omar AL-QATTAA / AFP)

Aerei da caccia israeliani hanno bombardato i rifugi nella Striscia di Gaza, uccidendo almeno 42 palestinesi nel giro di poche ore, in una mattinata di attacchi mortali.

Tra le persone prese di mira dagli attacchi israeliani figurano gli sfollati nella zona di al-Mawasi, a ovest di Khan Younis.

Bilal Mustafa Ahmad al-Aqad, un testimone presente sulla scena, ha raccontato a Middle East Eye che gli attacchi sono iniziati intorno all’una di notte, colpendo innanzitutto un edificio circondato da tende per sfollati.

Ha affermato che in uno degli attacchi sono state uccise sette persone, tra cui quattro bambini e una donna, mentre altre due sono rimaste ferite.

“Erano solo parti del corpo fatte a pezzi”, ha affermato, descrivendo come i corpi di numerose vittime fossero ridotti a “pezzi di carne”.

Un altro testimone, lo sceicco Jihad Shorab, ha dichiarato che la maggior parte delle vittime erano donne e bambini.

Alcuni di loro indossavano addirittura i vestiti dell’Eid… qual è il peccato di questi bambini? Lo sceicco Jihad Shorab, testimone

“Le donne e i bambini dormivano tranquillamente; cosa hanno fatto di sbagliato?” ha detto.

Shorab ha fatto notare che quattro famiglie della sua famiglia erano state cancellate dal registro di Gaza.

“Nonostante i nostri martiri e la distruzione che abbiamo affrontato, per volontà di Dio le nostre vite cambieranno”, ha aggiunto Shorab.

“Senza alcun preavviso, e mentre dormivano… alcuni di loro indossavano addirittura i loro abiti per l’Eid… qual è il peccato di questi bambini, o arabi?” ha detto, mettendo in discussione la continua mancanza di intervento delle nazioni arabe per fermare la guerra israeliana a Gaza.

Il marito era in lutto
Inas al-Aqad, la moglie di Ashraf al-Aqad, ucciso negli attacchi, ha dichiarato a MEE di essere orgogliosa del marito mentre lo piangeva.

“Nel mio cuore c’è un fuoco per lui, chi lo spegnerà?” singhiozzò, ricordando come lui le aveva tenuto la mano e le aveva sorriso nei suoi ultimi momenti.

“Stavamo dormendo quando un aereo da caccia è arrivato e ha colpito la casa accanto alla nostra”, ha raccontato al-Aqad, aggiungendo che il fuoco e le schegge hanno colpito le tende della sua famiglia, dove dormivano i suoi cinque figli.

Suo marito, che dormiva fuori dalla stanza, è stato ucciso dalle schegge.

“Sono qui solo da due giorni, sfollata da Rafah… Ha detto che ci avrebbe costruito un castello, ha trasformato la nostra tenda in un castello. Vorrei che non fossimo mai venuti qui. Dio abbia pietà di te”, ha detto, lamentando la perdita del marito.

Da quando il mese scorso sono ripresi gli attacchi mortali su Gaza, l’esercito israeliano ha lanciato una campagna di bombardamenti sempre più brutale, uccidendo più di 1.163 palestinesi in circa due settimane.

Da ottobre 2023 sono stati uccisi nella guerra oltre 50.523 palestinesi.

L’esercito israeliano ha inoltre emesso numerosi ordini di espulsione per decine di migliaia di palestinesi.

Il 25 marzo le Nazioni Unite hanno affermato che gli ordini di sfollamento forzato emanati da Israele riguardano il 15 per cento della Striscia di Gaza, all’incirca la stessa superficie di Manhattan a New York City.

In precedenza, le Nazioni Unite avevano affermato che almeno 142.000 palestinesi sono stati sfollati da quando Israele ha ripreso gli attacchi contro Gaza.

“Le famiglie sono costrette a spostarsi, di nuovo. Le risorse stanno finendo e nessun posto è sicuro”, ha affermato l’ONU all’epoca, con altri ordini di spostamento forzato emessi da allora.

Ahmed Aziz

La chiusura di tutti i panifici di Gaza questa settimana prepara il terreno per un’altra devastante ondata di carestia nel territorio assediato.

Ora nei panifici sono appesi cartelli di carta con la scritta “chiuso fino a nuovo avviso”. Le lunghe file di persone che normalmente si trovavano in coda fuori sono scomparse.

A Gaza, i panifici non sono solo luoghi in cui si produce e si compra il pane. Sono delle ancora di salvezza per il popolo palestinese in mezzo alla brutale guerra e all’assedio di Israele , una fonte di sostentamento e sopravvivenza.

La farina, un tempo un bene di prima necessità facilmente accessibile, è ormai rara: il Programma Alimentare Mondiale, che sostiene 18 panetterie a Gaza, afferma che i suoi magazzini sono esauriti .

Le preoccupazioni della popolazione di Gaza, che conta più di due milioni di persone, aumentano di ora in ora. Anche coloro che potrebbero ancora avere a casa le scorte per cucinare stanno esaurendo le opzioni, perché il gas necessario per far funzionare i forni è sempre più scarso.

Inoltre, molte persone che sono state costrette da Israele a fuggire dalle loro case nel nord, non sono state in grado di portare con sé alcun bene. Molti ora vivono in tende e non possono permettersi gli alti prezzi del cibo nei mercati di Gaza.

Un giorno dopo la chiusura dei panifici, il prezzo di un sacco di farina nei mercati oscillava tra i 100 e i 500 shekel (27-135 $). Chiunque abbia ancora farina deve cucinarla su un fuoco di legna aperto, a causa della mancanza di gas.

Impatti a cascata sulla salute
A Gaza, il pane è una parte essenziale della vita quotidiana. Viene consumato a quasi ogni pasto e molte famiglie si affidano ai panifici per il loro pane quotidiano, tradizionalmente venduto a prezzi sovvenzionati.

La maggior parte di noi ha ormai raggiunto la fase “un pasto al giorno”. Ci affidiamo principalmente a cibo in scatola, riso, pasta o zuppa.

L’ultima volta che abbiamo affrontato la fame imminente durante la guerra d’Israele, che dura ormai da un anno e mezzo, sfornavamo il pane tre o quattro volte al mese prima che la farina finisse. Poi siamo arrivati al punto in cui mangiavamo formaggio e zaatar da soli, con un cucchiaio.

La malnutrizione è diventata un problema serio in tutta Gaza e colpisce migliaia di bambini che necessitano di una dieta adeguata per crescere e prosperare.

La minaccia della fame non è più una preoccupazione lontana, ma un pericolo immediato che potrebbe causare problemi di salute a lungo termine per molti palestinesi. I bambini e gli anziani sono particolarmente a rischio.

La crisi della fame in rapida crescita arriva mentre le strutture mediche a Gaza sono state decimate . Gli impatti a cascata sulla salute della crescente crisi della fame nel territorio metteranno a dura prova in modo significativo il sistema già sovraccarico, portando a morti prevenibili. La fame indebolirà ulteriormente la popolazione, lasciando le persone più vulnerabili alle malattie e alle patologie.

La farina è sempre stata al centro della vita a Gaza. Ricordo di aver visto scoppiare scontri mentre le persone si affannavano per afferrare ciò che potevano dai camion degli aiuti, cercando disperatamente di ottenere anche solo un singolo sacco di farina per sfamare le loro famiglie.

Durante il famigerato massacro della farina dell’anno scorso, più di 100 palestinesi furono uccisi e centinaia di altri rimasero feriti quando le forze israeliane aprirono il fuoco sulle persone in coda per ricevere aiuti nella città di Gaza.

Più avanti nell’anno, sono emerse immagini orribili di sangue mescolato a farina dopo che le forze israeliane avevano ucciso diversi palestinesi in cerca di rifornimenti in una “zona umanitaria”. È stato un promemoria che le nostre lotte per le necessità di base potrebbero continuare fino ai nostri ultimi respiri.

Tra la chiusura dei panifici e l’incombente minaccia di carestia , Gaza è a un bivio, di fronte a una crisi umanitaria senza precedenti. Per i palestinesi di Gaza, il pane è sopravvivenza e senza farina, il nostro futuro è incerto. Israele deve aprire i valichi di frontiera ora per consentire l’ingresso di aiuti disperatamente necessari.

Huda Skaik

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