La fame di minerali da parte dell’Europa per le sue auto elettriche e i suoi microchip sta scatenando accuse di infiammare il conflitto nel Congo orientale, una delle peggiori crisi umanitarie al mondo, che ha ucciso sei milioni di persone negli ultimi decenni.
L’indignazione è stata provocata da un accordo strategico sui minerali che la Commissione europea ha concluso il 19 febbraio con il Ruanda, che confina con la Repubblica Democratica del Congo. Per l’UE, coinvolta in una gara con la Cina per le ricchezze di risorse dell’Africa centrale, l’accordo è un’opportunità per ottenere l’accesso agli ingredienti di cui ha bisogno per i suoi “obiettivi di energia verde e pulita”.
I critici dell’UE replicano che il patto creerà una cortina fumogena per contrabbandare “minerali del sangue” fuori dal Congo orientale, anche perché il Ruanda è accusato di svolgere un ruolo decisivo nella guerra dall’altra parte del confine con il suo sostegno a un gruppo ribelle insorto chiamato M23.
Il presidente del Congo Félix Tshisekedi, le cui forze stanno combattendo la milizia M23, ha denunciato l’accordo UE-Ruanda nel giro di pochi giorni come “una provocazione di pessimo gusto”.
Da quando l’accordo è stato siglato, i combattenti M23 legati al Ruanda hanno esteso la loro presa sulle risorse minerarie del Congo orientale. A fine aprile, proprio mentre il presidente francese Emmanuel Macron implorava il Ruanda di smettere di supportare M23, i ribelli hanno sequestrato Rubaya, un hotspot minerario vicino al confine nel Congo orientale.
Un portavoce dell’M23 si è subito affrettato a negare di essere interessato alle ricche riserve di minerale di coltan della zona, una fonte di ingredienti utilizzati per realizzare smartphone e automobili.
Ma sono proprio queste abbondanti risorse minerarie e il loro contrabbando che spesso contribuiscono a finanziare i gruppi armati nel Congo orientale, alimentando una spirale di violenza e violazioni dei diritti umani in un conflitto decennale che, oltre ai milioni di morti, ha causato lo sfollamento di altri sette milioni di persone.
Oltre i diritti umani
L’UE ha lanciato un appello per attenuare la violenza e si è impegnata ad aumentare gli aiuti umanitari, ma l’accordo sui minerali con il Ruanda rischia di esacerbare anziché ridurre il conflitto, sostengono gli esperti regionali.
L’accordo trasmette il messaggio che “l’UE, poiché ha bisogno di accedere ai minerali, può andare oltre i principi dei diritti umani”, ha affermato telefonicamente da Lubumbashi, nel sud-est del Congo, Emmanuel Umpula Nkumba, direttore esecutivo di African Natural Resources Watch.