“Fonti di stampa hanno dato notizia che due C-130J ‘Hercules’ dell’Aeronautica militare italiana sono partiti nei giorni scorsi dall’aeroporto di Pisa diretti allo scalo polacco di Rzeszow/Jasionka, a un centinaio di chilometri dalla frontiera ucraina. La rete degli spotter ha segnalato inoltre altri voli militari partiti dall’Italia“. Inizia così un comunicato della Rete italiana pace e disarmo.
L’organizzazione prosegue: “Secondo una nostra ricostruzione, quello in corso sembra configurarsi come un vero e proprio ‘ponte aereo’ militare internazionale verso la base di Rzeszow, nella Polonia orientale, dove già dai primi di febbraio opera un comando logistico degli Stati Uniti. Su Rzeszow stanno convergendo aerei provenienti anche da altri Paesi, in particolare dalla Gran Bretagna, dalla Francia, dal Belgio, dalla Spagna, dal Canada”.
La nota prosegue: “Per quanto riguarda l’Italia, si tratta di un rapido incremento dei voli giornalieri dell’Aeronautica militare a destinazione Rzeszow, che ha riguardato anche l’impiego di velivoli normalmente di stanza a Pratica di Mare e Grosseto”. La Rete italiana pace e disarmo condivide un elenco di 13 voli, con partenza da Pisa e destinazione Rzeszow/Jasionka, tra martedì primo marzo a ieri, domenica 6 marzo. Stando al report dell’organizzazione, a decollare finora sono stati non due ma cinque C-130J Hercules, insieme al KC-767A, che secondo quanto riporta il ministero della Difesa, presenta “un’elevata autonomia di volo e di carico”.
Nella nota della Rete italiana pace e disarmo si legge ancora: “In considerazione dell’impiego di personale militare italiano nel trasporto di materiali militari per il conflitto in corso in Ucraina, tra Paesi non appartenenti alle alleanze militari che impegnano il nostro Paese, la Rete Italiana Pace e Disarmo, l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal) e The Weapon Watch chiedono al Governo di comunicare al Parlamento tutte le operazioni in corso informando riguardo alle tipologie di materiali militari che vengono inviati in Polonia e i destinatari e utilizzatori finali ucraini di tali materiali militari. Invitano inoltre deputati e senatori a esercitare il diritto-dovere di controllo, attraverso apposite interpellanze, per essere informati dal Governo sulle attività militari che il nostro Paese sta compiendo e che possono configurare una partecipazione al conflitto in corso in Ucraina”.
Gli autori della nota chiedono inoltre al Governo italiano di “includere tra le sanzioni verso la Federazione Russa tutte le armi e munizioni anche quelle classificate di ‘tipo comune’, non soggette all’embargo di materiali militari dell’Unione Europea in vigore dall’1 agosto del 2014 e di farsi promotore di questa iniziativa a livello comunitario affinché sia al più presto adottata da tutti i paesi dell’Unione. Armi e munizioni di tipo comune continuano, infatti, ad essere inviati in Russia: queste tipologie di armi e munizioni non riguardano solo quelle per l’attività sportiva o venatoria, ma comprendono armi semiautomatiche e relativo munizionamento utilizzato da corpi para-militari, da compagnie di sicurezza privata e mercenarie”.
La Rete italiana pace e disarmo, l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal) e The Weapon Watch “ribadiscono la più ferma condanna per l’aggressione militare della Federazione Russa all’Ucraina, la contrarietà all’invio di armi e materiali militari alle forze armate e a civili ucraini e ad ogni contributo, diretto o indiretto, di tipo militare del nostro Paese che riguardi il conflitto in corso”.
Ribadendo “la massima solidarietà alle popolazioni coinvolte nel conflitto e sostengono tutti gli sforzi della società civile pacifista e dei lavoratori e lavoratrici in Russia e in Ucraina che si oppongono alla guerra con gli strumenti della nonviolenza“, i firmatari dell’appello concludono dichiarando che “la risoluzione del conflitto è possibile solo con la ‘neutralità attiva’, attraverso tutti gli strumenti di diplomazia ufficiale e popolare, con la pressione internazionale, il disarmo, il sostegno alle forme di trasformazione nonviolenta dei conflitti, il superamento delle attuali alleanze militari, l’opposizione alla militarizzazione e soprattutto proteggendo le persone che sono le principali vittime di ogni guerra”.
Fonte: Agenzia DiRE