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DEMOCRAZIE ESPORTABILI Usa, eseguita pena capitale con azoto proibito sugli animali. Il medico: “Crudele, nemmeno i veterinari lo usano più”

Ciò che non è consentito per gli animali, negli Stati Uniti si può fare sugli esseri umani. Eseguita per la prima volta in Alabama una condanna a morte attraverso una maschera che ha rilasciato azoto. Kenneth Smith era stato condannato per un omicidio su commissione avvenuto nel 1989. Ieri la Corte Suprema Usa aveva respinto il ricorso di Smith e aveva dato il nulla osta all’esecuzione. La pena capitale è stata eseguita nel centro correzionale Holman di Atmore. Si tratta del primo caso al mondo di pena di morte inflitta con questo metodo, che provoca un lento soffocamento del condannato.

Aveva chiesto, tramite il suo legale, di morire con un metodo “più umano”, provando prima a chiedere ai giudici di dichiarare incostituzionale il metodo scelto, ma la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rifiutato di fermare la sua esecuzione capitale con l’azoto.

Kenneth Eugene Smith, detenuto americano di 58 anni, nel braccio della morte di un carcere dell’Alabama dal 1996 per omicidio, è stato giustiziato oggi, giovedì 25 gennaio, passando alla storia come il primo condannato negli Usa – e nel mondo, secondo la denuncia del Death Penalty Information Center – ad essere ucciso con questo gas.

Ricordiamo che Smith era già sopravvissuto a esecuzione con iniezione letale ma ciò non comporta che il ricorso a metodi alternativi ritenuti così crudeli sia giustificato.

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La Corte Suprema ha rifiutato di bloccare l’esecuzione di Smith

L’azoto è un elemento inodore e incolore che è normalmente presente nell’aria, ma allo stato puro porta alla totale saturazione dell’ossigeno.

Un caso etico e che valica i confini del Paese e fa discutere anche oltreoceano, tanto che anche i medici italiani interpellati sulla vicenda non mancano di commentare, definendola una “punizione disumana“, crudele, che persino i veterinari hanno sconsigliato per l’eutanasia degli animali.

Come funziona la pena di morte con maschera d’azoto

Trattandosi del primo caso al mondo di questo tipo non era chiaro quanto l’esecuzione di Smith potesse durare.

Stando alla procedura che dovrebbe essere stata adottata dal carcere di Holman il condannato è stato immobilizzato a una sedia, il suo volto coperto con una maschera collegata alla bombola di azoto puro e le sue condizioni vitali monitorate con a una macchina cardiaca.

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Come funziona l’esecuzione con azoto

A quel punto l’addetto alla pena ha letto l’ordine finale di esecuzione e chiesto a Kenneth se vuole dire qualcosa. Dopodiché, da remoto, l’agente ha aperto il gas. L’obiettivo è portare alla morte per soffocamento: mentre l’azoto riempie le vie respiratorie, comincia a interrompere il flusso dell’ossigeno al cervello, portando alla perdita di coscienza.

Un organo dopo l’altro avrebbero iniziato a fermarsi. La morte dovrebbe sopraggiungere nel giro di qualche minuto, altrimenti, se la macchina cardiaca non avesse segnato linea piatta entro breve tempo, la guardia aveva il compito di far entrare nella maschera azoto puro per altri quindici minuti.

In questo tipo di procedure si potrebbero infatti presentare dei rischi. Intanto la maschera deve essere sigillata perfettamente al volto, altrimenti potrebbe lasciare passare ossigeno prolungando la durata della pena. O ancora, la mancanza di ossigeno potrebbe provocargli conati di vomito che potrebbero soffocarlo.

Oppure ancora il meccanismo potrebbe lasciare il detenuto in uno stato vegetativo, invece che ucciderlo.

Il parere del medico: “Potrebbe prolungare l’agonia”

La maschera d’azoto per eseguire una condanna a morte “è una metodica assolutamente mai usata sull’uomo e in medicina veterinaria è stata usata solo sui suini ma poi abbandonata perché sui mammiferi ha dei rischi, ovvero non provocare subito il decesso ma ictus e stati vegetativi”. Insomma i pericoli sono sia di natura etica che medico-scientifici. E  si può dire che £è una modalità di esecuzione di una condanna a morte incerta che potrebbe allungare l’agonia“.

A spiegarlo all’Adnkronos Salute è Pasquale Giuseppe Macrì, docente di Medicina legale e responsabile Area dipartimentale Medicina legale e Gestione della responsabilità sanitaria dell’Asl Toscana Sud Est, intervenendo sul destino che attende il 58enne statunitense Kenneth Smith.

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Il dottor Pasquale Giuseppe Macrì

“Quando si usa questo genere di maschere si va a sostituire l’ossigeno con l’azoto, un gas inerte, e se viene tolto l’ossigeno e aumentata la quantità di azoto piano piano si vanno a interrompere alcuni processi vitali“, aggiunge Macrì.

“Intanto si crea una barriera negli scambi tra polmone e sangue, i polmoni si riempiono d’azoto, ma – osserva – serve del tempo perché prima si deve consumare tutto l’ossigeno già legato all’emoglobina, poi serve il tempo perché i tessuti hanno resistenze diverse. Magari muore prima il rene, poi il cervello e poi il cuore.

C’è poi un’incertezza sull’esecuzione perché una maschera attaccata al volto potrebbe comunque far passare un po’ di ossigeno e ogni individuo ha una resistenza diversa, lo stesso avviene quando si va sott’acqua”.

Il docente di Medicina legale evidenzia altri punti “contradditori” della procedura: “Negli Usa c’è l’ottavo emendamento che non permette che si creino sofferenze al condannato – avverte – e l’Onu ha sempre espresso contrarietà su queste esecuzioni e negli Stati Uniti c’è il divieto di sperimentare sui detenuti”.

Ma c’è anche un tema economico nella scelta dell’azoto rispetto ai farmaci? “Certo – conclude – le case farmaceutiche non forniscono più i farmaci per le iniezioni letali perché non vogliono associare il marchio a queste procedure. Ecco che le autorità devono trovare altre strade”, conclude.


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