Diritti

Morto giovane migrante soccorso dalla Ocean Viking. Era un superstite del naufragio con 60 dispersi. L’Italia continua a ostacolare il soccorso civile in mare

E’ morto durante la notte uno dei due migranti trasportati, nella tarda serata di mercoledì, con elisoccorso dalla Ocean Viking all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. Non si conoscono né le generalità, né l’età e il Paese di provenienza del giovane.
    Secondo quanto ricostruito dalla prefettura di Agrigento, i due migranti soccorsi sono stati prelevati in elicottero direttamente dalla nave della Ong Sos Mediterranee, senza passare da Lampedusa. Il giovane, era arrivato alla Rianimazione di Agrigento in condizioni critiche. L’equipaggio della nave ha soccorso i 25 migranti superstiti, dopo il naufragio del gommone partito dalla Libia. Stando ai racconti dei naufraghi, all’appello mancano circa 60 persone.
    L’altro migrante, per cui si è resa necessaria l’evacuazione medica, si trova invece ricoverato alla Rianimazione dell’ospedale Ingrassia di Palermo.

L’Italia continua a ostacolare il soccorso civile in mare

Pubblichiamo, tradotto in italiano, il comunicato congiunto di Sea-Watch, Sea-Eye, SOS Humanity e United4Rescue che accusa il Governo italiano di ostacolare il soccorso civile in mare con i fermi amministrativi a cui sono state sottoposte le navio della Flotta Civile Sea-Watch 5, Sea-Eye 4 e Humanity 1.

Nell’ultima settimana, il Governo italiano ha bloccato tre navi di soccorso di ONG battenti bandiera tedesca. A Humanity 1, Sea-Watch 5 e Sea-Eye 4 è stato impedito di svolgere le loro missioni di soccorso sulla base di false accuse. Per la prima volta, il Governo italiano ha bloccato una delle navi, la Sea-Eye 4, per 60 giorni, determinando un’escalation delle sue manovre contro la Flotta Civile.

Con una nuova ondata di detenzioni, il Governo italiano ha bloccato le navi di soccorso Humanity 1, Sea-Watch 5 e Sea-Eye 4, dopo che esse avevano soccorso in totale oltre 390 persone. Tutte e tre le navi fanno parte dell’alleanza United4Rescue, sostenuta dalla Chiesa protestante tedesca e da oltre 900 partner. Il fermo di 60 giorni della Sea-Eye 4 rappresenta un’escalation dell’ostruzionismo contro la Flotta Civile. Contando anche i due fermi di 20 giorni di Sea-Watch 5 e di Humanity 1, le navi di soccorso sono fisicamente tenute lontano dal Mediterraneo per un totale di 100 giorni. Dal gennaio 2023, 9 navi della Flotta Civile sono state bloccate dalle autorità italiane per 19 volte in totale.

Ognuno dei tre attuali fermi si basa su false accuse e richieste illegittime. Le autorità italiane accusano in maniera fittizia gli equipaggi delle navi di non aver collaborato con la cosiddetta guardia costiera libica. Eppure tutti i fermi sono stati preceduti da tentativi della cosiddetta guardia costiera libica di deportare in Libia le persone in pericolo in mare, in violazione del diritto internazionale. In due casi – Humanity 1 e Sea-Eye 4 – gli equipaggi delle due navi sono stati minacciati con le armi. Un ragazzo di 17 anni è morto a bordo di Sea-Watch 5 dopo che tutti gli Stati costieri gli hanno negato l’evacuazione medica.

La cooperazione con la cosiddetta guardia costiera libica nei “respingimenti” illegali verso la Libia viola il diritto marittimo internazionale e i diritti umani. La Libia non è un luogo sicuro per le persone soccorse in mare, come recentemente confermato ancora una volta dalla più alta autorità giudiziaria italiana. nel frattempo, sostenendo la cosiddetta guardia costiera libica, l’Unione Europea e i suoi Stati membri sono complici gravissime violazioni dei diritti umani in mare e nei centri di detenzione libici.

SOS Humanity, Sea-Watch e Sea-Eye stanno intraprendendo azioni legali contro la detenzione illegale delle loro navi di soccorso. Il cosiddetto Decreto Piantedosi, sulla base del quale le navi vengono bloccate, prevede addirittura il sequestro delle navi del soccorso civili in caso di ripetuti fermi.

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