Il capo di Stato maggiore delle Forze armate fedeli al Governo di unità nazionale (Gun) con sede a Tripoli, generale Mohammed al Haddad, è atteso in queste ore in visita ufficiale a Mosca. A rivelarlo è stato l’ambasciatore russo in Libia, Haider Aghanin, in un’intervista all’emittente televisiva tripolina Libya Al Ahrar. La missione di Haddad giunge pochi giorni dopo la visita in Russia di Khaled Haftar, figlio del generale Khalifa Haftar, in qualità di comandante delle Forze di sicurezza dell’Esercito nazionale libico (Enl) con sede a Bengasi, nell’est della Libia. Fonti libiche hanno riferito ad Agenzia Nova che insieme al generale Haddad viaggiano anche il vice presidente del Consiglio presidenziale libico, Abdullah al Lafi, e il ministro degli Esteri facente funzione del Gun, Taher al Baour. Vale la pena sottolineare che Al Lafi è il rappresentante della Tripolitania all’interno del Consiglio di presidenza, organo tripartito che svolge le funzioni di capo di Stato e dunque anche di comandante supremo delle Forze armate. Al centro dei colloqui, spiegano le fonti, vi saranno gli ultimi sviluppi di sicurezza e militari in Libia, ma anche i fascicoli economici, petroliferi e del gas.
La delegazione politica e militare di Tripoli giunge a Mosca dopo le indiscrezioni sull’aumento della presenza militare della Russia in Cirenaica e in Fezzan, nei territori controllati dell’Enl del generale Khalifa Haftar. L’ambasciatore russo Aghanen ha affermato nell’intervista a Libya Al Ahrar che le forze russe nella Libia meridionale e orientale vengono dislocate “in coordinamento con le autorità ufficiali libiche: la Camera dei rappresentanti e il Comando generale dell’Esercito nazionale libico”. Eppure la Russia mantiene anche relazioni con la Libia occidentale, come dimostrato dalla riapertura dell’ambasciata a Tripoli avvenuta lo scorso febbraio e l’attuale missione di Haddad a Mosca. Secondo le ultime informazioni in possesso di Agenzia Nova, la Russia ha recentemente trasferito attrezzature militari e armi avanzate dalla base militare di Latakia, in Siria, alla base di Al Khadim, nell’est del della Libia, e alla base di Brak al Shati, nel sud del Paese nordafricano. Fonti di sicurezza libiche hanno segnalato movimenti “senza precedenti” da Brak al Shati alla base di Al Jufra, nel centro della Libia, nell’ambito di un più ampio rafforzamento la presenza di Mosca nella regione del Sahel e in Africa.
La Libia di oggi è amministrata da due coalizioni politico-militari rivali: da una parte il Governo di unità nazionale con sede a Tripoli del premier Abdulhamid Dabaiba, riconosciuto dalla comunità internazionale e appoggiato soprattutto dalla Turchia; dall’altra il cosiddetto Governo di stabilità nazionale guidato da Osama Hammad, primo ministro designato dalla Camera dei rappresentanti, di fatto un esecutivo parallelo con sede a Bengasi manovrato dal generale Haftar. Per uscire dallo stallo politico, dell’Onu aveva lanciato, il 27 febbraio del 2023, un piano per redigere gli emendamenti costituzionali e le leggi elettorali necessarie per tenere elezioni “libere, inclusive e trasparenti” entro il 2023. Tale piano, però, è fallito e l’inviato delle Nazioni Unite, in senegalese Abdoulaye Bathily, ha rassegnato le dimissioni lo scorso 16 aprile.