Ambiente

Allarme Cnr: “Città sempre più bollenti”

Sono le città a diventare sempre più bollenti per il caldo estremo e, a causa dei picchi torridi delle temperature, negli ambienti urbani sono molte le aree roventi a causa della cementificazione e delle superfici asfaltate con gravi ricadute sulla salute della popolazione, soprattutto degli anziani. A confermare l’associazione tra elevate temperature urbane ed effetti sulla salute della popolazione più soggetta, soprattutto gli over 65 anni, sono i ricercatori dell’Istituto di biometeorologia del Cnr che hanno sviluppato mappe ad alta risoluzione in cui mostrano che il rischio da caldo è generalmente concentrato nelle zone centrali e nelle città costiere. Ed i risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Plos One.

Numerose ricerche dimostrano l’associazione tra elevate temperature e salute della popolazione, in particolare dei soggetti ‘a rischio’, soprattutto anziani che vivono in ambiente urbano: anche un recente studio statunitense stima un aumento del 3% dei ricoveri ospedalieri di soggetti over 65 negli otto giorni successivi a condizioni di caldo estremo e il rischio di mortalità aumenta dall’1 al 3% per un aumento di 1 °C della temperatura oltre una specifica soglia. Ed ora ecco nuove conferme dai ricercatori italiani.

“In ambiente urbano -spiega il Cnr- l’effetto termico è amplificato dall’’isola di calore’ (Urban Heat Island): cementificazione e superfici asfaltate contribuiscono a un maggiore accumulo di calore durante il periodo diurno, rilasciato per irraggiamento durante la notte, quando le differenze tra zone centrali e rurali possono superare i 5 °C e, in città di grandi dimensioni, i 10 °C”. Per questo, i ricercatori dell’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr) che svolgono da anni ricerche in quest’ambito, hanno sviluppato mappe ad alta risoluzione delle più popolose città italiane, relative alla distribuzione spaziale del rischio diurno e notturno da caldo urbano per la popolazione anziana.

“Una serie di 13 anni (2001-2013) di dati satellitari della Nasa sulla temperatura superficiale del suolo e i dati Eurostat sulla densità della popolazione totale e anziana relativa al 2001 sono stati processati mediante la metodologia di valutazione del rischio validata con il progetto internazionale Asscue (Adaptation strategies for climate change in the urban environment)” riferisce il Cnr.

“In conseguenza del riscaldamento globale, forti impatti sono previsti proprio nelle aree urbane” afferma Marco Morabito dell’Ibimet-Cnr. “Superfici di colore scuro come le strade asfaltate possono raggiungere temperature di oltre 10 °C rispetto alle zone circostanti. Si consideri -continua lo scienziato del Cnr- che attualmente circa il 70% della popolazione italiana risiede in aree urbane e tale valore è previsto in aumento all’80% entro il 2050, quando circa un terzo della popolazione italiana sarà rappresentata da anziani di età superiore a 65 anni”.

Ma, avverte Morabito, “nonostante queste premesse, mancano informazioni relative alla distribuzione spaziale del rischio da caldo nelle aree urbane”. L’indice da caldo diurno e notturno (Heri: Heat-related elderly risk index) calcolato dall’Ibimet-Cnr individua così cinque livelli di rischio, da molto basso a molto alto. “Le mappe sviluppate -evidenzia Morabito- mostrano una marcata eterogeneità, con i livelli più elevati di rischio da caldo generalmente concentrati nelle zone centrali delle città e nelle città costiere, dove il rischio alto e molto alto è in media più elevato rispetto a quelle dell’entroterra”.

“Il più elevato livello di rischio da caldo si raggiunge nel 15-16% circa della superficie totale a Napoli, seguita da Padova (8-9%) e Palermo (8%). Bologna e Genova hanno invece mostrato valori minori, sia di giorno sia di notte” prosegue lo studioso. Ma il rischio da caldo maggiore è associato, oltre che alle più alte temperature superficiali del suolo, alla distribuzione della popolazione, soprattutto la più vulnerabile.

“In particolare sono stati osservati valori di densità di popolazione particolarmente alti associati a rischio da caldo molto alto a Genova e Napoli tra le città costiere, Milano e Torino nell’entroterra” spiega il ricercatore dell’Ibimet-Cnr. Secondo gli scienziati, dunque, l’esatta conoscenza delle zone urbane a maggior rischio è molto utile per pianificare e ottimizzare gli interventi delle autorità durante fenomeni di caldo estremo e contrastarne gli effetti. “Ad esempio -suggerisce Morabito- predisponendo un efficace rifornimento di acqua, il posizionamento di servizi sanitari temporanei o l’assistenza ai soggetti”.

Sarebbero d’aiuto, indica il ricercatore, “anche interventi di mitigazione dell’ambiente urbano, mediante reintroduzione della vegetazione, rivestendo i tetti con vegetazione o materiali riflettenti”. Ed i ricercatori dell’Ibimet-Cnr non si fermano qui, anzi stanno effettuando altre indagini a livello stagionale che confermano la relazione lineare tra consumo di suolo e aumento della temperatura di superficie diurna e notturna. “Ad esempio, a Milano, -conclude Morabito- per ogni 20 ettari di suolo consumato è stato osservato un aumento diurno medio annuo di circa 0.6 °C”.

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