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Brutale attacco aereo su Rafah. Molte vittime anche al centro di Medici Senza Frontiere. Si alza la tensione con il Libano dopo gli incontri con Teheran

A seguito di un attacco aereo israeliano che nella notte ha colpito un campo per sfollati a Tal Al Sultan, a Rafah, decine di feriti e più di 15 morti sono stati portati al centro per stabilizzazione per pazienti con traumi supportato da Medici Senza Frontiere (MSF).

“Siamo inorriditi, quello che è successo dimostra ancora una volta che nessun luogo è sicuro a Gaza. Continuiamo a chiedere un cessate il fuoco immediato e duraturo”.

Il centro dove sono arrivati i feriti era stato aperto lo scorso 15 maggio nella zona di Tal Al Sultan per ricevere, stabilizzare e poi trasferire i pazienti vittime di traumi ai pochi ospedali rimasti.

Almeno trenta palestinesi, secondo altre fonti cinquanta, sono stati uccisi e dozzine di altri feriti in attacchi aerei israeliani che hanno colpito ieri sera un campo di tende per sfollati a Tel El Sultan, nella città di Rafah, sul confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto

Le esplosioni hanno causato un vasto incendio e, secondo testimoni, molte delle vittime sono morte avvolte nelle fiamme sprigionate da tende e baracche andate a fuoco. Il bilancio finale delle vittime nel campo è ancora in fase di determinazione.

L’attacco è avvenuto due giorni dopo che la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia ha ordinato a Israele di porre fine alla sua offensiva militare a Rafah, dove più della metà della popolazione di Gaza aveva trovato rifugio prima della recente incursione israeliana. Decine di migliaia di persone rimangono nella zona mentre  900mila sono fuggite dalla città.

Nelle ore precedenti all’attacco, altri raid israeliani avevano ucciso almeno cinque palestinesi a Rafah. I carri armati sono avanzati lungo i confini di Rafah, vicino al punto di passaggio da Gaza all’Egitto, e sono penetrati in alcuni dei suoi distretti orientali, dicono i residenti, ma non sono ancora entrati in città.

Il portavoce militare ha detto le forze aeree israeliane hanno preso di mira una importante postazione di Hamas ed ucciso diversi leader del movimento islamico.

Tutti si chiedono oramai, non più se scoppierà una guerra con Hezbollah, ma piuttosto quando. A partire dal 23 maggio, on line è apparso un video che mostra il primo campo per coloni sfollati a causa dei bombardamenti di Hezbollah nel nord di Israele. Sempre via social è stata postata una mappa che mostra quanto incisivi siano stati gli attacchi di Hezbollah contro il nord di Israele. 

E per questo dopo aver interrotto il servizio 20 anni fa Israele ridispiega i sistemi di difesa aerea ravvicinata “Machbet” contro i droni lanciati da Hezbollah in Galilea. Il sistema M163 VADS è dotato di sistema di visione ottico/termico, mitragliatrice Vulcan da 20 mm e un sistema di difesa aerea ravvicinato americano Stinger che può sparare più di 1.000 proiettili al minuto.

In un post Herzbollah ha già fatto sapere che, questo sistema: “Sarà incluso nella lista degli obiettivi di Hezbollah, come il suo gemello Iron Dome”. 

E mentre i media discutono della questione Hezbollah a Teheran il 23 maggio a latere del funerale del presidente Ebrahin Raisi e del ministro per gli esteri Hossein Amir-Abdollahian e delle alte cariche istituzionali morti nell’incidente di elicottero si è tenuta per la prima volta a Teheran un importante incontro dei leader dell’Asse della Resistenza.

Vi hanno preso parte: Forza Quds, Guardie rivoluzionarie, Hezbollah, Hamas, Jihad islamica, Fronte popolare, Ansar Allah Al-Houthi, Resistenza irachena. 

Secondo fonti arabe l’Iran ha chiesto alle fazioni della resistenza durante un incontro di intensificare le operazioni contro gli israeliani e i suoi obiettivi nella regione. Bagheri Kani ai leader delle fazioni palestinesi ha detto: “L’Iran proseguirà tutti i suoi sforzi per difendere il popolo palestinese e la sua legittima resistenza fino alla fine dell’aggressione. La resistenza non è uno slogan o una tattica, ma piuttosto un principio basato su necessità realistiche”.

Nei social iraniani dopo questa dichiarazione si leggeva: “I prossimi giorni testimonieranno una significativa espansione delle operazioni di resistenza su vari fronti”.

Che la tensione sia altissima tra Libano sud e Israele nord una dichiarazione di Ali Mishik, capo dell’Ufficio Educativo Centrale del Movimento Amal: “Il nemico israeliano che prende di mira il settore dell’istruzione, gli studenti, gli insegnanti e gli edifici, uccidendoli a sangue freddo, rappresenta un nuovo crimine che richiede un intervento urgente per porre fine alle violazioni israeliane contro questo settore”.

“Questi crimini atroci e persistenti richiedono una posizione ferma e un intervento immediato da parte di tutti i paesi del mondo, delle istituzioni legali e dei diritti umani, delle organizzazioni per la protezione dell’infanzia e di altri, soprattutto alla luce del ritmo crescente di attacchi e violazioni che sono arrivati ​​a rientrare nel contesto di attacchi sistematici e pericolosi contro questo settore. Il vostro metodo di uccidere studenti e professori non ci impedirà di continuare la nostra vita quotidiana e l’arrivo dei nostri studenti e professori nelle loro scuole e università, come in tutti i paesi del mondo”. Il Movimento Amal è il più grande partito sciita in parlamento, con quattordici rappresentanti contro i tredici di Hezbollah. Amal ha un’alleanza con Hezbollah.

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

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