Ambiente

Belgio, in nome del popolo inquinato contro i cambiamenti climatici

Il parlamento belga ha votato inserito il crimine di ecocidio nel Codice penale. Ciò significa che, così come per il genocidio o per i crimini contro l’umanità, le pene associate possono arrivare fino a venti anni di carcere e a 1,8 milioni di euro di multa.

In nome del popolo inquinato Benjamin Van Bunderen Robberechts e altre sette persone, assieme alle associazioni ambientaliste, hanno sporto quindi denuncia contro TotalEnergies. Con un dossier di 198 pagine, tutti insieme sperano di frenare così le attività devastanti della multinazionale.

Già a gennaio 2023, Luc Feys, agricoltore, aveva sporto denuncia al tribunale di Tournai in Belgio. Accusava l’azienda di essere responsabile del riscaldamento globale, provocando delle ripercussioni sul suo lavoro. Egli veniva da Bois-de-Lessines e aveva preparato un dossier di oltre 190 pagine, a cui lavorava da due anni con tanti ambientalisti.

Tornando ancora indietro, nel 2021, Benjamin cercava di salvare la sua amica Rosa, portata via dall’acqua sotto i suoi occhi durante l’alluvione in Belgio. Da allora, ha deciso di impegnarsi contro il cambiamento climatico e di denunciare una situazione catastrofica. Infatti, già negli anni ’70, TotalEnergies era perfettamente a conoscenza delle conseguenze che la sua attività aveva sul cambiamento climatico. È stato dimostrato che i responsabili hanno deliberatamente mascherato gli effetti dell’inquinamento prodotto e proseguito le loro operazioni con piena cognizione di causa, con l’unico scopo di accrescere i loro investimenti nelle energie fossili.

Anche se il potere del Belgio sarà limitato ai suoi confini, ad esempio al Mare del Nord, l’integrazione del crimine di Ecocidio nel Codice penale belga costituisce un’iniziativa importante che potrebbe ispirare altri paesi europei.

Per continuare la sua lotta oltrefrontiera, qualche giorno fa Benjamin arriva a Parigi. Con il supporto di altre ONG, sporgono denuncia contro TotalEnergies per i reati di ecocidio, omicidio colposo e oltraggio alla biodiversità.

Claire Nouvian, la presidente-fondatrice dell’ONG Bloom specializzata in oceani che coordina e finanzia i procedimenti penali in Francia, afferma che “lasciar fare [TotalEnergies, i suoi dirigenti e i suoi azionisti] equivarrebbe a concedere loro un diritto al ‘globocidio’. È inconcepibile. Ecco perché siamo determinati a fermare i criminali del clima”.

A livello europeo, è in cantiere una direttiva sulla criminalità ambientale, volta a scoraggiare tutti i tipi di distruzione grave della natura, come l’inquinamento idrico su larga scala o il disboscamento illegale.

Negli ultimi anni, organizzazioni e movimenti ambientalisti come Stop Ecocide, Greenpeace, Canopea, Rise for Climate, Climate Justice for Rosa, Fondation Européenne pour le Droit du Vivant, Kaya, The Climate Coalition e Grandparents for Climate hanno fatto fronte comune con una campagna per il riconoscimento dell’ecocidio in Belgio. Più di 43mila cittadini/e hanno firmato una petizione per far sì che il loro Codice penale includa una definizione ambiziosa di ecocidio.

Greenpeace e Stop Ecocide Belgium, tra gli altri, sono però preoccupati per un passaggio del nuovo Codice penale che potrebbe mettere a rischio il diritto di manifestare. Il nuovo articolo che criminalizza gli Attacchi all’autorità dello Stato” potrebbe consentire un’interpretazione molto ampia, tale da minacciare direttamente le manifestazioni pacifiche e le azioni di disobbedienza civile.


(*) Ecocidio ha come radice “Eco“, che in greco “ΟΙΚΟΣ” significa casa, e “cidio“, dal latino “occidere” che significa uccidere. Si tratta di un atto criminale che consiste nella distruzione deliberata e totale di un ecosistema sfruttando pienamente le risorse di un’area, mettendo in pericolo il suo ecosistema o il traffico internazionale di specie protette che vi vengono collocate. Il concetto di crimine di ecocidio viene dibattuto dal 1947 in seno alla Commissione del diritto internazionale, in occasione della stesura del Codice dei crimini contro la pace e la sicurezza dell’umanità. Dalla fine degli anni ’90, ci sono stati diversi tentativi di integrarla nel diritto internazionale, ma tutti senza successo.

Fonte: Tatiana De Barelli


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