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Camici bianchi sporchi d’inchiostro

“26 fogli, 39 facciate: sono le carte compilate per un intervento chirurgico semplicissimo, che richiede non più di 15 minuti. Per una fimosi prepuziale, una patologia che richiede una procedura chirurgica di circa 15 minuti, è stato necessario riempire 39 pagine di scartoffie, passando il doppio o il triplo del tempo a compilare moduli”. A denunciarlo è Mario Campli, della segreteria nazionale Acoi (Associazione chirurghi ospedalieri italiani), che aggiunge: “I chirurghi sono letteralmente soffocati dalla burocrazia”.

“Naturalmente – sottolinea Campli – la nostra è una provocazione, nessuno pensa che si debba o che si possa ritornare alla pratica chirurgica di 30 anni fa, quando le checklist e i consensi informati multipli di oggi non esistevano nemmeno: molta di questa carta è stata introdotta come strumento di miglioramento della qualità assistenziale. Ma in alcuni casi tutta questa modulistica viene vissuta come un onere burocratico inutile, necessario solo da un punto di vista legale”.

Secondo Campli, tutta questa burocrazia è “un effetto perverso della medicina difensiva, cui i chirurghi sono costretti a ricorrere per evitare contenziosi legali, a causa di una legislazione inadeguata sulle coperture assicurative. Questi adempimenti burocratici sono spesso imposti dalle direzioni sanitarie, ansiose di liberarsi da onerose responsabilità. Sarebbe stato preferibile – spiega – concordare queste procedure con gli operatori che questa responsabilità vivono ogni giorno sulle loro spalle. Questa situazione – conclude Campli – è insostenibile. E’ indispensabile semplificare, nell’interesse di tutti”.

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