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Corsi per maschi violenti, a Bologna non c’è posto: “Troppe richieste, la lista d’attesa è lunga”

Spontaneamente o perché obbligati dall’autorità giudiziaria, cresce il numero degli uomini che si rivolgono ai centri per autori di violenza contro le donne. A Bologna il centro “Senza violenza”, realtà supportata dal Comune e dall’Asp, ha visto praticamente raddoppiare nel giro di pochi anni le richieste di assistenza, dalle 57 del 2020 alle 118 arrivate solo nei primi sette mesi di quest’anno. Un’impennata legata soprattutto all’approvazione della legge sul Codice Rosso che prevede l’obbligatorietà per gli uomini violenti di iniziare percorsi specialistici per cambiare i propri comportamenti. La richieste sono cresciute esponenzialmente, tanto che a fine 2023 la lista d’attesa del centro contava già più di un centinaio di persone, alcune delle quali potrebbero aspettare anche un anno e mezzo prima di iniziare gli incontri.

“È stata fatta la legge senza prevedere finanziamenti specifici”, spiega la vicesindaca di Bologna, Emily Clancy, presentando la campagna di comunicazione dell’associazione ‘Senza violenza’, che punta a promuovere la consapevolezza della violenza insita in certi atteggiamenti maschili e far conoscere l’attività svolta dal Centro. “Chi ci chiama non si sentirà rispondere che non c’è posto“, assicura Giuditta Creazzo, copresidente e coordinatrice del Centro Senza violenza. “Stabiliamo un contatto con chiunque chieda di avviare un percorso. E’ importante dare una risposta subito a chi spontaneamente si rivolge a noi”, aggiunge l’operatore Gabriele Pinto. “Da una parte è importante che ci sia una risposta forte del sistema penale su questo tema, dall’altro il tema delle lista d’attesa va sollevato: le risorse diventano un problema, speriamo che a livello nazionale qualcosa si muova”, auspica Creazzo.

Delle 118 nuove richieste di assistenza arrivate nel corso di quest’anno, in 12 casi si è trattato di uomini che hanno contattato il centro spontaneamente (il 10%), in 99 casi (l’84%) di uomini provenienti dall’iter giudiziario, quasi tutti in sospensione condizionale della pena con obbligo di percorso. In cinque casi (il 4%), infine, si è trattato di uomini ammoniti. “Non è un centro clinico, facciamo un lavoro psicologico rispetto a problema che è strutturale e politico. Il cambiamento è possibile, serve prima di tutto alle donne, ma serve altrettanto agli uomini”, sottolinea il copresidente di Senza Violenza, Paolo Ballarin. “Finalmente dopo tanto tempo ci sono uomini che ci mettono la faccia per dire ad altri uomini che certi comportamenti non sono accettabili”, rimarca Creazzo.

Vania Vorcelli (Dire)

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