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Distruzione e morte. L’offensiva israeliana di terra prosegue in tutta la Striscia. Resta ambiguo il ruolo degli Usa. MsF lancia la campagna “Gaza: Stop Now”

Nel sud di Gaza, dalla ripresa delle operazioni militari di Israele, cadono bombe “ogni 10 minuti”. Lo afferma James Elder, portavoce dell’Unicef, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, che ha descritto l’ospedale al-Nasser a Khan Younis come una “zona di guerra”.

Il portavoce del Ministero della Sanità a Gaza, Ashraf Al-Qudra, ha affermato che dal 7 ottobre il numero delle vittime è salito a 15.899, di cui il 70% sono bambini e donne. Lo riporta Al Jazeera.
Il portavoce del ministero, controllato da Hamas, ha aggiunto che gli israeliani hanno completamente distrutto 56 strutture sanitarie, arrestato 35 membri del personale medico e reso completamente inagibile il sistema sanitario nella Striscia di Gaza.

“La sofferenza” della gente a Gaza “è intollerabile”. Lo ha detto la presidente della Croce Rossa Mirjana Spoljaric che è appena arrivata nella Striscia.
“Ribadisco – ha aggiunto su X – il nostro appello urgente per la protezione dei civili in linea con le leggi di guerra e che gli aiuti entrino senza difficoltà”. Al tempo stesso Spoljaric ha chiesto che “gli ostaggi siano rilasciati e che la Croce Rossa possa visitarli in sicurezza”.

Tank israeliani sono entrati intanto nel sud della Striscia all’altezza di Khan Yunis. Lo riferiscono fonti locali.  I carri armati di Israele nel sud della Striscia si sono spinti verso l’area agricola a est di Khan Yunis. Lo riferiscono fonti sul posto. I blindati, precisano, si sono addentrati fra i villaggi di Karara, Khuzaa ed Abassan, dopo che due giorni fa la popolazione locale aveva ricevuto dall’esercito ordini di evacuazione immediata.

Le fonti aggiungono che altri blindati, che in precedenza si erano spinti verso l’ingresso di Khan Yunis – principale città nel sud della Striscia – e della vicina Deir el-Ballah hanno nel frattempo retrocesso e preso posizione lungo la arteria Sallah-a-din.

L’esercito israeliano ha intanto fatto saltare in aria oggi a Gaza City la sede della Corte Suprema di Hamas, al cui interno funzionavano anche altri tribunali di vario grado fra cui un Tribunale islamico. Le immagini sono state rilanciate sul sito della radio militare. Sullo sfondo l’ufficiale che ha ordinato quella demolizione ha spiegato che essa è dedicata ”alla memoria di tutte le vittime del 7 ottobre. Non dimenticheremo – ha aggiunto – e non perdoneremo”.

Nelle settimane passate l’esercito aveva distrutto a Gaza altri simboli di governo fra cui l’edificio del parlamento e la sede centrale della polizia.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu “dovrebbe essere processato per essere un criminale di guerra e il macellaio di Gaza”. Lo ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, aggiungendo che la Turchia “non permetterà che la questione delle armi nucleari di Israele venga dimenticata”.

Il presidente turco ha detto che il premier israeliano ha “ideali espansionisti” e ha affermato che Ankara non permetterà ad Israele di “occupare nuovamente Gaza”. Parlando al vertice ministeriale del Comitato per la cooperazione economica e commerciale (Comcec) dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica (Oic), in corso a Istanbul, Erdogan è tornato ad attaccare l’Occidente affermando che “chi cerca di ignorare i morti di Gaza stando in silenzio, persino giustificandoli con il pretesto di Hamas, non può parlare di umanità”.

La Turchia è pronta ad essere un Paese garante in colloqui di pace tra Israele e la Palestina, ha anche affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, come riporta Anadolu. “Gaza è un territorio palestinese, appartiene ai palestinesi e così sarà per sempre”, ha aggiunto il leader turco parlando al vertice ministeriale del Comitato per la cooperazione economica e commerciale (Comcec) dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica (Oic), in corso a Istanbul.

Il segretario di Stato Usa Antony Blinken in un post su X ha invece scritto di aver “parlato con il primo ministro del Qatar Al Thani degli sforzi in corso per facilitare il ritorno in sicurezza di tutti gli ostaggi e per aumentare ulteriormente i livelli di aiuto ai civili a Gaza”.

Secondo i media del Qatar, il Primo ministro, lo sceicco Mohammed Bin Abdulrahman al-Thani, ha discusso con il segretario di Stato americano dei continui sforzi per il cessate il fuoco e la de-escalation a Gaza: Al-Thani ha detto a Blinken che la ripresa dei combattimenti ha complicato gli sforzi di mediazione e ha aggravato la situazione umanitaria a Gaza.

Il ministero delle finanze israeliano ha stimato che le operazioni belliche a Gaza hanno un costo di 270 milioni di dollari al giorno. Secondo altre valutazioni, ciò avrà un peso sulle casse dello stato ebraico pari a 48 miliardi nel 2023-2024.

Secondo Roberto Iannuzzi di Intelligence for the People, circa un terzo di questa somma sarà coperto dagli USA. Il presidente americano Biden ha promesso a Tel Aviv un pacchetto di 14,3 miliardi di dollari, che si aggiunge ai 3,8 miliardi che Washington elargisce annualmente a Israele sulla base di un accordo decennale.

Sebbene il pacchetto straordinario potrebbe non essere approvato prima della fine dell’anno a causa delle priorità del Congresso e della sua crescente disfunzionalità, gli Stati Uniti già ora inviano armi di ogni tipo ad Israele.

A differenza del flusso di armamenti Usa verso l’Ucraina, quello diretto a Israele è avvolto nella quasi totale segretezza. Secondo alcune parziali rivelazioni, esso include decine di migliaia di proiettili d’artiglieria da 155 mm, migliaia di bombe ad alto potenziale e migliaia di missili Hellfire.

Biden è anche orientato a cancellare ogni restrizione al trasferimento di armi a Tel Aviv dall’arsenale USA presente sul territorio israeliano. Creato negli anni ’80 del secolo scorso per rifornire gli Stati Uniti nell’eventualità di una guerra regionale, il War Reserve Stockpile Allies-Israel (WRSA-I) è il più grande di una rete di depositi di armi che Washington ha disseminato nei paesi alleati in tutto il mondo.

Una delle restrizioni che dovrebbero essere eliminate -spiega Roberto Iannuzzi- è il tetto di spesa annuale di 200 milioni di dollari per mantenere rifornito il WRSA-I. Ciò permetterebbe all’arsenale di rimpiazzare qualsiasi quantità di armi utilizzata. Siccome Israele, una volta cancellate le altre restrizioni, potrebbe liberamente accedere al WRSA-I, ciò creerebbe un flusso ininterrotto di ogni tipo di armi da Washington a Tel Aviv.

“Tutti i nostri missili, le munizioni, le bombe guidate, tutti gli aerei […], tutto viene dagli USA.[…] Chiunque comprende che non possiamo combattere questa guerra senza gli Stati Uniti. Punto”. Così si è recentemente espresso, in un’intervista, il generale israeliano in congedo Yitzhak Brick.

In realtà, Israele ha una propria robusta industria bellica che esporta in tutto il mondo, ma anch’essa è stata costruita con i finanziamenti americani e dipende tuttora dagli Stati Uniti.  In altre parole, se davvero volesse Biden potrebbe fermare Benjamin Netanyahu in qualsiasi momento.

Comunque sia oggi, in tutto il mondo, Medici Senza Frontiere (Msf) lancia la mobilitazione “Gaza: Stop Now” per chiedere a tutte le parti in causa di adoperarsi per garantire un cessate il fuoco immediato e permanente nella Striscia di Gaza. È ora che le diplomazie internazionali, Italia compresa,chiedano al governo israeliano di porre fine agli attacchi mortali contro i civili palestinesi e far entrare aiuti umanitari salvavita nella Striscia. Azione oggi più che mai necessaria alla luce della nuova offensiva lanciata nel Sud, avverte l’organizzazione umanitaria in una nota.

“A Gaza ogni principio di umanità è stato completamente violato. Vediamo ospedali attaccati e trasformati in obitori con staff e pazienti uccisi”, si legge nel Manifesto di Msf che è possibile sottoscrivere qui. Msf è rimasta scioccata e addolorata dall’attacco sferrato da Hamas contro i civili israeliani, si legge ancora nella nota. “È un attacco che condanniamo in maniera inequivocabile. Oggi, dopo quasi due mesi, le parole non riescono a descrivere l’assoluto orrore inflitto dal governo israeliano ai civili palestinesi con questa guerra incessante e indiscriminata sferrata sotto gli occhi del mondo intero”.

Le autorità israeliane hanno mostrato un evidente e totale disinteresse per la protezione delle strutture sanitarie di Gaza, ribadisce Msf. Sono state colpite da attacchi aerei, carri armati e spari, circondate e assaltate, staff e pazienti sono stati uccisi. Il personale medico, compreso quello di Msf, è completamente esausto, pervaso da profonda disperazione. Sono stati costretti ad amputare arti di bambini pluri-ustionati e gravemente feriti, senza anestesia né strumenti chirurgici sterilizzati. Le persone stanno morendo di dolore. A causa delle evacuazioni forzate imposte dai soldati israeliani, alcuni medici si sono trovati nella drammatica posizione di dover abbandonare i propri pazienti affrontando una scelta impossibile: la propria vita o quella dei loro pazienti – prosegue la nota –. Non c’è alcuna giustificazione possibile che possa legittimare azioni di tale atrocità.

Msf ha recentemente inviato a Gaza un team internazionale di emergenza per sostenere i colleghi palestinesi con servizi medici e chirurgici forniti alle strutture sanitarie. Purtroppo, le loro attività sono state gravemente limitate dall’elevato numero di feriti, dalla distruzione delle infrastrutture, dalla mancanza di materiali essenziali come il carburante e dalla persistente insicurezza. Gaza, sotto il blocco imposto da Israele dal 2007, è la più grande prigione a cielo aperto al mondo. Dall’inizio della campagna militare il governo israeliano ha attuato un “assedio totale” su Gaza, vietando l’ingresso di acqua, cibo, carburante e forniture mediche per i 2,3 milioni di civili intrappolati nell’enclave, scrive ancora l’organizzazione. Sottoporre un’intera popolazione a una punizione collettiva è un crimine di guerra per il diritto internazionale umanitario.

Nonostante le affermazioni delle autorità israeliane, l’attacco a tutto campo non è rivolto solo contro Hamas. L’intera popolazione di Gaza viene colpita, senza alcuna distinzione e riserva. Anche le guerre hanno le proprie regole, ma le autorità israeliane noncuranti, impongono una dottrina militare sproporzionata e devastante. Il nord di Gaza rischia di essere cancellato dalle mappe. Almeno 1,7 milioni di persone sono sfollate secondo le Nazioni Unite. A questi civili è stato imposto con la forza di trasferirsi a sud ma le autorità israeliane stanno bombardando anche quell’area. Nessun luogo è sicuro.

Msf chiede che i feriti, così come chiunque desideri lasciare Gaza, possa farlo in sicurezza attraverso il valico di Rafah, senza pregiudicare il loro diritto al ritorno. “Un cessate il fuoco permanente è l’unico modo per fermare l’uccisione di altre migliaia di civili e garantire il passaggio di aiuti umanitari disperatamente necessari. Msf chiede, inoltre, l’istituzione di un meccanismo indipendente per supervisionare un flusso adeguato, prevedibile e costante di forniture umanitarie a Gaza. Gli attacchi indiscriminati devono finire ora. I trasferimenti forzati devono finire ora. Gli attacchi contro ospedali e operatori sanitari devono finire ora.  L’assedio e le restrizioni degli aiuti devono finire ora”. Tutto questo deve finire ora, conclude Msf.

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