La separazione dal fidanzato della premier non sono l’unico problema del Governo Meloni. Davanti Palazzo Chigi ormai si alternano senza soluzione di continuità operai e studenti per chiedere di “Cambiare rotta”. Ieri c’è stata una protesta davanti al ministero delle Infrastrutture guidato da Matteo Salvini con gli studenti che si definiscono, non a caso, proprio “Cambiare rotta”. I ragazzi hanno manifestato per il diritto all’abitare, contro il caro affitti e per la Palestina, bruciando un modellino del ponte sullo stretto.
Oggi un migliaio di lavoratori dell’ex Gruppo, dopo aver bloccato per 15 minuti l’autostrada alle porte della capitale, sfilano in corteo nel centro di Roma. Gli operai chiedono al governo un confronto sulla situazione delle acciaierie che – denunciano – versano in una situazione ormai gravissima. “Oggi scioperiamo e manifestiamo per negoziare con il governo una soluzione che garantisca occupazione e produzione in Italia e ci aspettiamo delle risposte. L’ultima volta a Chigi ci hanno ascoltato ora vogliamo risposte, ha detto il leader della Fiom, Michele De Palma. Risposte a problemi non sempici.
Distillazione del carbon coke troppo veloce, dati sbagliati e prescrizioni violate. E una proposta di diffida. È una lettera di fuoco quella che l’Ispra ha inviato al Ministero dell’Ambiente al termine dell’ultima visita ispettiva all’ex Ilva di Taranto durante la quale ha accertato che Acciaierie d’Italia non avrebbe rispettato in diversi casi le 24 ore per distillare il coke nelle batterie di forni del reparto Cokerie, nel quale appunto avviene la trasformazione della materia prima, il carbone, in coke, residuo del fossile utilizzato nelle fasi successive della produzione di acciaio.
Un processo tra i più inquinanti per i quali l’Autorizzazione integrata ambientale aveva sancito un tempo di distillazione di 24 ore proprio per «minimizzare le emissioni di idrocarburi policiclici aromatici in modo controllabile». Ma stando a quanto accertato dal Gruppo Ispettivo, composto da Ispra e da Arpa Puglia, si legge che «il fossile caricato nel forno 125 della batteria 12 il giorno 06 maggio 2023 alle ore 04:05 e scaricato il giorno 07 maggio 2023 alle ore 01:24 ha subito una distillazione di 21 ore e 19 minuti, per un tempo dunque ben inferiore alle 24 ore prescritte». Un tempo più basso che, quindi, potrebbe aver generato emissioni nocive nell’aria di Taranto. Ma non solo. Nei documenti che Adi ha inviato ai controllori, uno dei file avrebbe riportato orari completamente sballati: «Sono emerse altresì – si legge nel documento – numerose incongruenze in merito alla evidente sovrapposizione tra orari di caricamento e di sforamento per uno stesso forno, in base alle quali per molti forni l’orario di caricamento sarebbe stato antecedente a quello di sfornamento, configurandosi di fatto una situazione non coerente con i dati di esercizio». Il coke, insomma, secondo alcuni dati inviati da Acciaierie d’Italia sarebbe stato sfornato prima ancora che venisse caricato il carbone nei forni.
Elementi che hanno spinto Ispra a formulare una diffida nei confronti dell’azienda ora al vaglio del Ministero. Ma non è l’unico fronte critico al momento per l’ex Ilva.
Ieri mattina in fabbrica son tornati i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Lecce per acquisire i documenti richiesti una settimana fa dalla procura che indaga sulle emissioni di benzene: una visita che si è conclusa con un nulla di fatto dato che i documenti chiesti dai pubblici ministeri Francesco Ciardo e Mariano Buccoliero, non sono stati consegnati ai militari. Per Adi, infatti, serve più tempo per ritrovare le carte. E sul fronte amministrativo dell’emergenza benzene, ieri il sindaco Rinaldo Melucci, ha fatto sapere che ha chiesto il rinvio dell’udienza in programma il 26 ottobre dinanzi al Tar che dovrà decidere se è legittima o no l’ordinanza del primo cittadino che ha imposto alla fabbrica la chiusura dell’area a caldo proprio per l’aumento costante negli ultimi anni di questo inquinante cancerogeno: uno slittamento in attesa che si pronunci la Corte di giustizia europea sul tema del danno sanitario connesso ai livelli di inquinamento da benzene.
Si avvia un confronto con i sindacati sull’ex Ilva a palazzo Chigi e un nuovo tavolo sarà convocato entro il 7 novembre: lo spiegano i segreti generali di Fim, Fiom e Uilm, Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella, dopo l’incontro a palazzo Chigi con i capi di gabinetto della presidenza del Consiglio, ministero Lavoro e delle Imprese, tornando alla manifestazione in piazza Santi Apostoli.
«Palazzo Chigi ci ha ascoltato», dice Benaglia, sottolineando anche che «ha escluso ogni ipotesi di chiusura o di amministrazione straordinaria». «Abbiamo conquistato un tavolo di trattativa a palazzo Chigi. Una trattativa con i sindacati», spiega De Palma. «Noi ci incontreremo di nuovo all’inizio di novembre, è indispensabile salvare i posti di lavoro», sottolinea Palombella.