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Figli d’arte nel calcio crescono

Domenica scorsa ero a Trigoria ad assistere alla partita del campionato Primavera tra la Roma di Alberto De Rossi (papà di Daniele) ed il Latina di Mark Iuliano, ex difensore della Juventus resosi famoso per il fallo commesso (e mai ammesso) nell’aprile del ’98 su Ronaldo nella chiacchieratissima sfida-scudetto contro l’Inter di Gigi Simoni. Si è giocato al campo “Testaccio” dell’impianto “Fulvio Bernardini”, quello in erba naturale che si trova in fondo dalla parte opposta rispetto al sintetico denominato “Agostino Di Bartolomei”, impegnato per la partita dei Giovanissimi Nazionali di Roberto Muzzi. Doveva esserci pure l’olandese Strootman pronto al rientro dopo il lungo infortunio, ma lui ha preferito calcare direttamente il manto erboso dell’Olimpico, con carattere alla sua maniera in tarda serata, mentre Totti non gradiva l’ennesima sostituzione. Sugli spalti spesso gremiti anche per guardare i più giovani, a Roma scorgi sempre qualche volto noto.

E’ finita 3 a 0 una bella partita, con i padroni di casa che andavano a segno mentre gli ospiti colpivano tre legni. Alcuni di loro volevano mettersi in mostra, perché prima erano ad allenarsi là, amici degli avversari giallorossi, ex pronti al gol del riscatto. L’ambiente capitolino insieme ad un sole che a Trigoria riscalda almeno fino a novembre, era allietato dalle immancabili colorite battute e imprecazioni di tifosi e genitori, tipicamente e suggestivamente romane. Quando va bene e non sale il nervosismo, ti puoi divertire davvero in mezzo alla gente di Roma. Me lo disse un giorno anche un noto personaggio, quando riusciva a liberarsi per tornare ad essere semplicemente il papà di un figlio che io allenavo, senza fare sconti. Ed io imparziale ero là in mezzo a loro anche questa volta, accanto ad una distinta signora dal cognome importante, ad osservare i ragazzi in campo dando loro uno sguardo d’insieme, ma più spesso a guardare ogni movimento, con e senza palla, di un giovane in particolare, per me stesso o per mandato di qualche società interessata.

Nella Primavera della Roma difende con molta autorità e con ottimi risultati i pali della porta Gabriele Marchegiani (classe 96), uno dei più promettenti figli d’arte del calcio italiano. Papà Luca quando può viene a vedere le partite del suo piccolo grande campioncino. In campo domenica c’era pure il velocissimo esterno d’attacco Francesco Di Mariano, nipote di Totò Schillaci eroe di Italia ’90, che ha segnato uno splendido gol, quello iniziale. Restando nella Capitale (sponda Roma), puoi vedere giocare anche Lorenzo Di Livio (classe 97) ala sinistra che può fare anche il trequartista e il difensore classe 95 Michele Somma già nel giro della Prima squadra, nato a Salerno e figlio di Mario che ha appena allenato la Salernitana. Passando agli Allievi, a Trigoria si allena con mister Coppitelli (campione d’Italia lo scorso anno con i Giovanissimi) il centrocampista esterno Nicolas Delvecchio figlio di Marco, mentre gli attaccanti della squadra di Rubinacci (Allievi Lega Pro) sono Alessio Montella (papà Vincenzo ora allenatore della Viola ha vinto lo scudetto a Roma) e Ramon Muzzi. L’altro figlio di Roberto, Nicholas da quest’anno invece gioca nella Primavera del Cagliari. Della società sarda il capitano e leader indiscusso è Daniele Conti, figlio di Bruno campione del mondo con Enzo Bearzot nell’82, sempre in giro a Roma e dintorni alla ricerca di nuovi talenti.

Ovviamente non si può non menzionare il figlio di Francesco Cristian Totti, che ha da poco compiuto nove anni e già si allena a Trigoria. Sempre a Trigoria, sabato scorso ho visto scendere in campo l’aquilotto Dusan Mihajlović, terzino destro classe 2002, figlio di Siniša: la sua Lazio ha perso però 5 a 2 contro i pari età della Roma. Ma c’è anche l’altro figlio Miroslav (ala destra classe 2000) detto Miro come Klose, che pure ha i suoi gemellini del gol Luan e Noah: si divertono e segnano nella scuola calcio biancoceleste. Le differenze con il padre (parliamo di Mihajlović)? Per ora l’uso del piede: il mancino per lui, il destro loro. Ma non finisce qui: andiamo al Nord.

Qualche settimana fa ho assistito al derby tra i piccoli (classe 2001) del Milan e quelli dell’Inter al centro sportivo “Vismara” di Milano: ad assistere alla gara (due tempi di 35 minuti) c’era un certo Paolo Maldini, spettatore interessato di suo figlio Daniel in campo fin dal primo minuto. Se vi aspettate di rivedere in lui le gesta del padre, vi sbagliate di grosso: non per la bravura (non sembra una “pratica”, si chiamano così in gergo) ma per ruolo e caratteristiche. Daniel è un centrocampista di qualità, molto tecnico e pulito, poco aggressivo e ancora troppo “leggerino” fisicamente (non pensate sia normale, il bravo attaccante dell’Inter Sironi suo pari età è alto già 187 centimetri!) ma veramente bravo con il pallone tra i piedi. Lo avevo già visto giocare ai primi di settembre in un torneo internazionale giovanile organizzato (molto bene) dall’amico Tovalieri in onore di sua moglie Laura Nardoni scomparsa qualche anno fa, e sinceramente non mi aveva entusiasmato. Ma quanto mi è piaciuto nel suo ambiente naturale, gli è mancato soltanto il gol. La partita è finita 0 a 0 con tante emozioni e l’Inter in dieci a soffrire.

Poi ho incontrato a Coverciano il bravo e promettente Simone Andrea Ganz impegnato con la sua Nazionale, che di lì a poco avrebbe segnato con il Como il suo primo gol tra i professionisti, per la gioia di papà Maurizio. La lista dei figli d’arte nel calcio è lunghissima.

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