Sulla confezione della vaschette che contenevano emmental e coppa c’era la scritta ‘Sapori di Casa-Specialita’ Italiane’ con tanto di bandiera tricolore stilizzata, ma in realta’ il formaggio, in apparenza proveniente da una ditta di Bari, era stato prodotto in Germania. A scoprirlo in una ditta modenese il Corpo Forestale dello Stato di Bologna e Modena in un’azione congiunta con la Forestale della Toscana. Prodotti sequestrati e quattro persone denunciate per frode in commercio.
Secondo le stime del Corpo forestale dello Stato, i pirati agroalimentari ogni anno sottraggono all’Italia 60 miliardi di euro di valore di cibo contraffatto e spacciato nel mondo come Italian sounding. Sulla base del giro di affari complessivo della criminalità organizzata stimato dall’Eurispes in 220 miliardi di euro, quello dell’Agromafia viene calcolato pari a 12,5 miliardi di euro, equivalenti al 5,6% del totale, di cui 3,7 miliardi di euro da reinvestimenti in attività lecite e 8,8 miliardi di euro da attività illecite.
Attraversiamo una crisi durissima, in cui i guai globali prodotti dalla finanza tossica si sommano alle drammatiche questione ambientali e ai mali storici del nostro Paese (non solo il pesante debito pubblico, ma anche l’illegalità e l’evasione fiscale, le diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza, una burocrazia spesso soffocante, lo scarso investimento in innovazione e ricerca).
Cosa può fare l’Italia? Come può tirarsene fuori? La risposta sta nella qualità – quella dei prodotti del made in Italy e quella dei paesaggi, quella dei processi produttivi e della formazione, della coesione sociale e dell’innovazione) e passa inevitabilmente per l’ambiente. “L’Italia deve fare l’Italia” è il titolo del seminario estivo di Symbola – Fondazione per le qualità italiane, che si terrà il 5 e 6 luglio a a Treia (Mc) e che, approfondendo le suggestioni e le testimonianze raccolte durante il Festival della Soft Economy (dal 2 al 4 luglio), si occuperà proprio di questo. Per provare a tracciare una rotta oltre la crisi.
A caccia di contraffazioni alimentari. Poche chiacchiere e molti sequestri, grazie a Opson
