Nel nord di Gaza non ci sono abbastanza letti per curare i feriti e alcune persone non riescono nemmeno a raggiungere gli ospedali perché le strade sono distrutte. Dopo che per mesi il nord della Striscia è rimasto tagliato fuori dagli aiuti umanitari, le persone non hanno altra scelta se non provare a sopravvivere con minime quantità di cibo, acqua e forniture mediche.
Loay Harb, infermiere di Medici Senza Frontiere (MSF), racconta la situazione nel nord di Gaza dove continua a lavorare come può per offrire cure mediche alla popolazione. Su base volontaria, lui e un altro infermiere si recano quotidianamente all’ospedale Al-Shifa e nella clinica dove lavoravano i team di MSF per occuparsi del cambio delle medicazioni dei feriti.
Ascolta le parole (in arabo) di Loay Harb, infermiere di MSF a Gaza. Di seguito la trascrizione in italiano.
“La situazione a Gaza è catastrofica, non ci sono parole per descriverla. Non abbiamo elettricità, acqua e connessione, creando molta instabilità per la gente di qui. Non abbiamo farina e non abbiamo modo di comunicare con il mondo. Stiamo attraversando momenti molto difficili, a causa dell’assedio, della povertà e della fame.
La situazione medica dei pazienti è molto complessa. Nell’ospedale ci sono tantissimi sfollati, il che rende ancora più difficile il nostro lavoro. Alcuni pazienti vengono messi sul pavimento. Non ci sono abbastanza letti e spazi per accogliere l’enorme numero di pazienti. Lavoro quotidianamente anche nella clinica di MSF. Ancora arrivano pazienti con ustioni e ferite di guerra e gli forniamo assistenza sanitaria di base con le capacità minime che abbiamo qui.
Alcuni pazienti hanno difficoltà a raggiungere la nostra clinica per ricevere le cure perché le strade sono distrutte. Per questo motivo, preparo per loro dei kit di medicazione e gli spiego come cambiarle”.
Come fa notare Roberto Iannuzzi su Intelligence for the People, per distanziarsi dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, pur continuando a mostrarsi filoisraeliano, il funambolico presidente americano Joe Biden ha escogitato di costruire un molo galleggiante al largo di Gaza.
Obiettivo dell’operazione è far affluire quegli aiuti umanitari di cui per troppo tempo Israele ha ostacolato l’ingresso nella Striscia, dove la situazione umanitaria è ormai catastrofica al punto che si comincia a morire di fame.
I critici del presidente hanno subito osservato che tale soluzione, in realtà insoddisfacente, denota l’ipocrisia dell’amministrazione, la quale fin dall’inizio del conflitto ha fornito a Israele armi e munizioni per condurre la propria campagna militare.
Le dichiarazioni dell’Alto Rappresentante UE per la politica estera Joseph Borrell (PSOE|S&D): “Ci congratuliamo con Mohamed Mustafa per la sua nomina a nuovo Primo Ministro dell’Autorità Palestinese, in questo momento critico di grande sofferenza per il popolo palestinese. Più che mai, il popolo palestinese ha bisogno di istituzioni ben governate che forniscano i servizi necessari in questi tempi difficili. Siamo ansiosi di continuare la nostra cooperazione con il nuovo governo, anche per affrontare la tragica situazione di Gaza, e di lavorare su riforme chiave per rafforzare le istituzioni democratiche e la governance, a beneficio del popolo palestinese in Cisgiordania e a Gaza.”
“L’Autorità palestinese è stata e rimane un partner importante dell’UE, anche per il futuro di Gaza. L’UE continuerà ad essere uno dei principali donatori dell’Autorità palestinese e del popolo palestinese, con l’obiettivo di promuovere la costruzione dello Stato palestinese in linea con l’obiettivo di una soluzione negoziata a due Stati. Ringraziamo anche l’ex Primo Ministro Mohammad #Shtayyeh per il suo mandato e per il lavoro svolto per far progredire il partenariato palestinese con l’UE.”
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