Cultura

Il babà non è napoletano. Ecco l’elenco delle certezze culinarie infrante

Strudel, maccheroni, banane. Gli alimenti che mangiamo ci riservano parecchie sorprese. Molto spesso li crediamo parte di una specifica tradizione culturale, quando invece la loro origine è frutto di interessanti intrecci tra popoli diversi. Come nel caso del babà.

Dalla Polonia con sapore

Questo dolce tipico partenopeo vanta un’origine insospettabile. Deve la sua nascita ad un re polacco suocero di Luigi XV, il nobile Stanislao Leszczynski che, durante un pranzo in Lorena intorno alla prima metà del 1700, assaggiò un dolce di pasta lievitata bagnato con zucchero e vino di Madeira, soprannominandolo Ali Babà in onore della sua favola preferita “Le mille e una notte”. In seguito il babà, tramite dei cuochi francesi, arrivò a Napoli dove divenne celebre in tutto il mondo.

Dal Medio Oriente al Vesuvio

I maccheroni, considerati una tipica pasta campana che originariamente era fritta e condita con miele, furono prodotti per la prima volta da Siriani e Libanesi che cominciarono ad essiccarla nel deserto già dal nono secolo. Lo zafferano, invece, ingrediente fondamentale del risotto alla milanese e piatto simbolo della città ospitante di Expo2015, ha origini persiane.

Banane e melanzane dagli occhi a mandorle

Le banane infrangono ben due delle nostre certezze alimentari. Questo frutto, infatti, non solo sembra essere originario dell’Asia e non del Sud America come ci aspetteremmo, ma andrebbe mangiato nel pieno della sua maturazione, cioè quando la buccia è morbida e ricca di macchie brune, pena il rischio di non digerirla adeguatamente. In passato, le melanzane originarie di India e Cina, erano ritenute velenose e si pensava che provocassero problemi psichici.

Patate poco raccomandabili

La patata ebbe, per certi versi, una storia simile. Scoperta dai Conquistadores spagnoli in Centro America nel 1500, era considerata sporca, tossica e fu ignorata per almeno altri duecento anni prima di venir introdotta nell’alimentazione degli europei grazie al francese Antoine Augustin Parmentier, farmacista che studiò per anni le proprietà di questo tubero, rivoluzionando l’idea che si aveva su di esso.

Dalla Turchia all’Ungheria, passando per l’Iran

Lo strudel è un dolce di origine turca che gli ungheresi conobbero grazie alla dominazione ottomana e piacque così tanto da estenderlo dal 1500 in poi in tutta Europa, mentre i pistacchi, originari dei terreni ai piedi dell’Himalaya sul versante occidentale, Iran, erano considerati afrodisiaci e utili a contrastare gli effetti del morso dei serpenti.

Dalla glassa al dado

Infine, una curiosità sul dado, inventato nel 1850 dal chimico tedesco Justus Von Liebig e perfezionata dallo svizzero Julius Maggi nel 1886. Questo alimento aveva un illustre predecessore: la tavoletta di glassa di pollo utilizzata dai cuochi di Napoleone Bonaparte per insaporire i cibi già alla fine del 1700. Era ottenuta bollendo per ore pezzi di carne scelta che poi veniva filtrata, resa solida e tagliata in piccoli cubetti conservati in scatole di latta utilizzabili per ogni occorrenza.

Questi curiosi aneddoti sulla storia di ciò che mangiamo ci ricordano che il cibo è sempre frutto di contaminazioni culturali e creatività umana, tutti temi fondamentali nel dibattito sull’alimentazione e argomenti salienti della prossima Esposizione Universale.

Tutti coloro che sono interessati a questo tema, potranno visitare il Parco della Biodiversità di Expo Milano 2015 in cui ogni coltura, proveniente da continenti e da epoche diverse, racconta la propria storia attraverso le forme, le dimensioni, i colori e i profumi. L’agrobiodiversità è infatti frutto dell’incontro di cultura e natura ed espressione delle diverse civiltà che nella storia hanno trovato modi diversi per abitare il Pianeta e per produrre cibo.

 

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