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Il contrabbando di petrolio alimenta la guerra civile in Sudan. Lo riferisce The Guardian. La Libia vuole indagare

Il capo del Consiglio presidenziale della Libia, Mohamed al Menfi, avvierà in settimana un’indagine sul contrabbando di carburante che starebbe contribuendo ad alimentare la guerra civile in Sudan. Lo riferisce il quotidiano britannico The Guardian, sottolineando che le accuse, che vanno dallo sperpero di denaro pubblico alla corruzione, non sono solo una questione interna libica. Secondo il giornale britannico, infatti, il contrabbando – favorito dalla cattiva gestione della National Oil Corporation (Noc) – “aiuta a fornire carburante alle Forze paramilitari di supporto rapido che combattono in Sudan”, come evidenziato in un recente rapporto presentato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Non solo. Parte del denaro potrebbe anche andare indirettamente al gruppo Wagner, sostenuto dalla Russia, ora rinominato Africa Corps.

Il Gruppo Wagner sta trasportando carburante oltre il confine con il Sudan. Se chiudiamo il confine tra Libia e Sudan per il carburante, la guerra in Sudan finirà. Non è una guerra ad alta tecnologia come quella dell’Ucraina. È una vecchia guerra portata avanti con auto 4×4 e senza carburante finirà.

Sebbene la Libia sia un Paese ricco di petrolio, importa la maggior parte del suo carburante, dato che le raffinerie nazionali non producono abbastanza per soddisfare la domanda interna. Le autorità di Tripoli importano quindi il carburante dall’estero e lo distribuiscono in patria a prezzi fortemente sovvenzionati, tanto che il prezzo ufficiale per un litro di benzina è di 3 centesimi di dollari al litro. Gli oli combustibili, che comprendono gasolio da riscaldamento, gasolio e combustibili pesanti, sono venduti in media a un prezzo inferiore del 70 per cento rispetto all’acquisto da parte del governo. E secondo il Guardian il 40 per cento del carburante importato viene poi riesportato e contrabbandato fuori dal Paese con ampi margini profitto illecito.

Secondo il governatore della Banca centrale libica, Al Saddiq al Kabir, i sussidi per il carburante sono aumentati da 20,8 miliardi di dinari (3,97 miliardi di euro) nel 2021 a 61 miliardi di dinari nel 2022 (11,64 miliardi di euro), denunciando uno “squilibrio, una distorsione e una cattiva gestione” del fenomeno. Un documento interno della Noc datato settembre 2023, citato dal “Guardian”, afferma che il costo gonfiato dei sussidi è diventato quasi la metà dell’importo delle entrate derivanti dalla vendita di petrolio e gas. Fonti citate dal giornale britannico affermano che la maggior parte del carburante importato proviene dalla Russia, tramite Paesi come la Turchia, e viene venduto illegalmente in Europa con ingenti guadagna dei contrabbandieri, mentre molti libici sono costretti a fare lunghe ore per fare rifornimento alle pompe di benzina.

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