Cucina Pensante

Il tempo delle pesche

Le pesche sono uno dei frutti estivi più gustosi e apprezzati. Dolci e dissetanti, , di solito si consumano crude ma possono essere cotte e utilizzate nella preparazione di piatti sia dolci che salati. Non sono soltanto buone, però: le pesche fanno bene alla salute grazie alle loro proprietà, e all’alto contenuto di minerali e vitamine. Vediamo allora quali sono le caratteristiche nutrizionali di questo frutto e come consumarle al meglio per assimilarne i benefici.La pesca è il frutto di un albero che appartiene alla famiglia delle Rosacee, il pesco (Prunus persica), originario della Cina. Ne esistono molte varietà, dalla pesca bianca alla nettarina, dalla tabacchiera alla percoca. Questo frutto che si può gustare in estate, nel periodo compreso tra giugno e agosto, ma ne esistono alcune tipologie tardive come la pesca di Leonforte IGP, denominata appunto “settembrina”.Come abbiamo accennato, la pesca è un frutto molto apprezzato non solo perché succoso e saporito, ma anche per via dei suoi numerosi benefici per l’organismo. Vediamo quali sono
Il consumo di pesche apporta all’organismo quantità moderate di vitamina C, molecola delle proprietà antiossidanti importante anche per la sintesi di collagene. Questi frutti sono inoltre fonte di vitamina A, alleata della salute di occhi, pelle e mucose e non solo: sembra, infatti, che questa vitamina aiuti a prevenire i tumori al polmone e alla cavità orale. Il ferro è importante per la produzione dei globuli rossi, il fluoro per la salute di ossa e denti e il potassio per quella di cuore e arterie. Flavonoidi come la luteina, la zeaxantina e la beta-criptoxantina aiutano a combattere le specie reattive dell’ossigeno.

Meglio ricordare comunque che le pesche sono fonti di salicilati e possono scatenare pericolose reazioni pseudoallergiche.

Il “cuore” (che noi tutti chiamiamo seme) è detto endocarpo; ha consistenza legnosa, superficie irregolare e contiene un singolo seme (vero frutto). Questo, che se rimane all’interno del guscio può superare indenne il tratto digerente degli animali, è a forma di mandorla e talvolta viene impiegato come “mandorla amara” (differente da quella prodotta dal Prunus amygdalus, ma comunque ricca di amigdalina); per scrupolo, ricordiamo che l’amigdalina delle mandorle amare è in grado di liberare acido cianidrico, un composto potenzialmente tossico per l’organismo.

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