Dureranno fino a sabato i concerti di pentole per chiedere al governo il ristabilimento della sicurezza e il pagamento degli stipendi arretrati dei pubblici dipendenti: per le strade di Bangui, stando all’agenzia stampa Misna, sono in corso proteste che vedono in prima fila donne e giovani. “La nostra libertà di movimento è minacciata dalla presa del potere della Seleka (lo scorso 24 marzo, ndr). Ogni giorno viviamo nella paura a causa di esecuzioni sommarie, stupri, furti e aggressioni commessi dai ribelli” : ha raccontato alla Rete dei giornalisti per i diritti umani un residente del quartiere di Gobongo.
A scendere in piazza nella capitale ci sono tanti padri e madri di famiglia che non riescono più a comprare cibo e beni di prima necessità: molti di loro sono insegnanti o pubblici dipendenti da tre mesi senza stipendio. Ufficialmente le casse dello Stato sono vuote come conseguenza della crisi politico-militare cominciata lo scorso dicembre e degli sprechi di 10 anni di presidenza François Bozizé, destituito tre mesi fa con un colpo di stato. “Viviamo nell’anarchia e il Paese sta andando indietro. Da dicembre i nostri figli non possono più andare a scuola, sono state saccheggiate e chiuse a causa dell’insicurezza” si è lamentato un commerciante di Boy-Rabe.
All’inizio della settimana sono state ufficialmente inaugurate le operazioni di disarmo, affidate a squadre miste formate da esponenti della Seleka, gendarmi, poliziotti e militari della Forza multinazionale dell’Africa centrale (Fomac) che costringono combattenti a consegnare armi e munizioni. Dopo pressioni esercitate dai paesi confinanti e dalla comunità internazionale, pochi giorni fa l’attuale uomo forte a Bangui, l’ex capo ribelle Michel Djotodia, ha istituito un Consiglio nazionale di sicurezza (Cns), da lui presieduto e del quale fanno parte esponenti di governo, tra cui il primo ministro Nicolas Tiangaye. Difensori dei diritti umani, società civile e osservatori hanno accolto con perplessità la nuova istituzione, “creata in ritardo, superflua e con pochi mezzi a disposizione – si legge sul quotidiano Journal de Bangui -. Difficilmente riuscirà ad arginare uomini troppo indisciplinati che non rispettano gli ordini e minacciano le istituzioni”.
Foto di Gabriella Raffaelli