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La chiamano de-escalation, ma l’attacco diretto di Israele all’Iran segna “una nuova fase”

Stanotte la tanto attesa reazione israeliana si è finalmente concretizzata ed è stata decisamente de-escalatoria. Un centinaio di aerei hanno attaccato in tre diverse ondate installazioni antiaeree, basi militari e fabbriche di materiale bellico (droni e missili, a quanto pare), ma nessuna installazione energetica, nessun sito legato alla ricerca nucleare, nessuna attività estrattiva o commerciale e nessun esponente della leadership iraniana, bersagli che nei primi giorni dopo l’attacco iraniano erano tutti indicati come probabili. Una buona sintesi di quanto successo e un primo bilancio dell’attacco ce li fornisce Al Jazeera.

È ancora presto per valutare i danni. Israele ovviamente considera l’attacco un pieno successo e altrettanto ovviamente l’Iran sostiene di avere abbattuto quasi tutto ciò che gli è stato lanciato contro; ammette però la perdita di una batteria antiaerea e la morte di due soldati, e da poco sono state diffuse le immagini di un edificio della “città industriale” di Shams Abad, a 45 chilometri da Teheran, danneggiata durante l’attacco di stanotte (allego un frame dai filmati. Come al solito in questi casi, la quasi totalità delle immagini e dei filmati diffusi stanotte si riferiscono ad altri eventi e ad altri conflitti).

Per il resto è la solita fiera del “si dice”. Si dice che Israele abbia avvertito per tempo l’Iran dell’attacco e dei bersagli che intendeva colpire, si dice che gli USA abbiano esercitato un bel po’ di “moral suasion” sul loro alleato per convincerlo a una risposta limitata, si dice che la Russia abbia fornito intelligence all’Iran nelle ore precedenti all’attacco, e così via. Quello che è certo è che si è trattato di un attacco misurato, che consente all’Iran di de-escalare a sua volta o rinunciando ad azioni di rappresaglia o compiendone di ancora più limitate e simboliche. E di questo non possiamo che essere contenti, anche se certamente il conflitto è ben lungi dall’essere disinnescato e la situazione a Gaza e nel Libano resta la stessa di prima.

Francesco Dall’Aglio

Il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Islamica ha rilasciato una dichiarazione dopo il “fallito attacco del regime israeliano sul suolo iraniano”. Credit: Mehrnews

Il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Islamica dell’Iran ritiene che l’azione aggressiva del regime sionista contro diversi centri militari in Iran sia una chiara violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, in particolare del principio che proibisce la minaccia o l’uso della forza contro l’integrità territoriale e la sovranità nazionale dei paesi, ha affermato, condannando fermamente l’attacco israeliano.

Il ministero ha aggiunto che la Repubblica islamica dell’Iran si ritiene autorizzata e obbligata a difendersi da atti di aggressione straniera, in base al suo diritto intrinseco alla legittima difesa, che si riflette anche nell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite.

La Repubblica islamica dell’Iran ha sottolineato l’importanza di utilizzare tutte le capacità materiali e spirituali della nazione iraniana per difendere la propria sicurezza e i propri interessi vitali, ha aggiunto, ringraziando i paesi amanti della pace della regione e di altre parti del mondo per aver condannato l’atto di aggressione israeliano contro la Repubblica islamica.

“Senza dubbio, la continuazione dell’occupazione, delle azioni illegali e dei crimini del regime sionista nella regione, in particolare il genocidio del popolo palestinese e l’aggressione contro il Libano – che è continuata all’ombra del sostegno militare e politico a tutto campo degli Stati Uniti e di alcuni altri paesi occidentali – è la causa principale di tensione e insicurezza nella zona”, ha sottolineato il ministero.

Il Ministero ha inoltre esortato tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, gli Stati membri della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio e gli Stati membri delle Convenzioni di Ginevra del 1949 ad adottare misure urgenti e collettive contro le gravi violazioni del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite da parte del regime israeliano.

 

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