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La leadership di Bonucci

Leonardo Bonucci, durante l’ultimo ritiro della Nazionale italiana di calcio, ha dichiarato in conferenza stampa: “Penso di essere in un momento importante della mia carriera, sia alla Juve che in Nazionale. Ritengo di aver raggiunto una maturità che mi permette di essere concentrato e pronto per qualsiasi soluzione. È il gruppo che ti fa diventare leader, non basta credere di esserlo”. Dopo il pareggio in trasferta contro la Croazia (che ci precede in classifica e nel ranking FIFA ma è al centro delle polemiche e di un’inchiesta ufficiale, per aver disegnato una svastica sul campo al momento del taglio dell’erba), il difensore della Juventus campione d’Italia ha parlato anche di Conte, seduto al suo fianco: “La partita con il Portogallo è importante, quando scendi in campo per l’allenamento c’è qualcuno che non ti permette di abbassare la concentrazione”. La gara amichevole con i lusitani, persa per 1 a 0 ieri sera a Ginevra (prima sconfitta della gestione Conte), era certamente importante perché in caso di vittoria l’Italia sarebbe stata tra le teste di serie del Mondiale di Russia 2018.

Proseguendo sull’exallenatore della Juventus, che ha vinto tre scudetti consecutivi prima di lasciare il quarto all’opera sapiente di Massimiliano Allegri, Bonucci ha detto: “Gli do un voto positivo, per come ha lavorato dopo la fine di un Mondiale che è stato una tragedia. Era difficile, ma siamo ripartiti alla grande grazie al progetto di Conte.Èstato un bravo sarto nel cucirequesta Nazionale, come lo era stato alla Juventus”. Bonucci, che ha definito una tragedia la spedizione azzurra guidata da Cesare Prandelli, ha parlato così del predecessore di Conte in Nazionale: “Quando siamo partiti con Prandelli per il Mondiale, i presupposti erano diversi da quelli che si sono poi rivelati. È vero quello che dice Antonello, abbiamo sprecato troppo tempo a fare analisi e test, passando tante mattine davanti al computer più che sul campo. A una squadra fa sempre bene stare il più possibile sul campo, devi sfruttare al meglio il poco tempo che hai a disposizione in Nazionale”.

Antonello Valentini, ex direttore generale della F.I.G.C., aveva in precedenza rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport nella quale affermava in sostanza che “… al Mondiale in Brasile c’erano troppi computer e poco spirito di squadra” e che “… i giovani non si sono integrati con i più anziani”. La critica per niente velata, più che all’allenatore è rivolta al metodo di lavoro. Cioè alla cosiddetta scienza del calcio. In un’epoca in cui la tecnologia avanza impietosamente anche nel football con l’obiettivo di rendere il giocatore una macchina da prestazione perfetta, nel tempo in cui microchips inseriti nel pallone e nei parastinchi, programmi informatici avanzati e match analysis al computer non sono più fantascienza, un allenatore vincente (Lippi) ed un calciatore di successo (Bonucci) che rappresentano l’Italia del pallone ci avvertono, soffermandosi maggiormente sull’aspetto caratteriale che su quello tecnico.

Ho partecipato agli ultimi Corsi di aggiornamento obbligatorio, disposti dal Settore Tecnico su indicazione dell’UEFA per gli Allenatori abilitati all’insegnamento del Gioco del Calcio. Relatori Attilio Sorbi e Sergio Roticiani, che insegnano calcio per la F.I.G.C. con lezioni di teoria in aula ed esercitazioni pratiche in campo. Roticiani è da poco diventato il punto di riferimento laziale dell’A.I.A.C. (Associazione Italiana Allenatori di Calcio) ed ha già promosso interessanti iniziative, come l’incontro all’Università di Tor Vergata con mister Pioli (proprio nella settimana in cui preparava la prima della serie di otto vittorie consecutive in campionato, determinanti per la conquista della zona-Champions) e quello successivo con l’allenatore del Frosinone Roberto Stellone (promosso in Serie A al termine di una bellissima stagione). Figura inoltre nel Consiglio Direttivo del Settore per l’Attività Giovanile e Scolastica insieme (tra gli atri) a Simone Perrotta (rappresentante dell’Associazione Italiana Calciatori), di recente nomina ad opera del Presidente Federale Carlo Tavecchio (Comunicato Ufficiale N. 128/A del 30 gennaio 2015). Anche loro hanno accennato all’importanza dell’aspetto caratteriale, comunicativo e relazionale del mister oltre la tecnica e la tattica, citando anche qualche illustre filosofo.

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