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Conte non dorme: sogna la nuova Italia

Alla vigilia di Italia-Uruguay dello scorso giugno mi chiamò un amico chiedendomi, in qualità di addetto ai lavori, un pronostico sulla decisiva partita del Mondiale brasiliano conclusosi di lì a poco con il fallimento progettuale e tecnico della Nazionale di Abete e Prandelli. La risposta di allora non fu difficile: “… se ci accontentiamo del pareggio senza fare la partita aspettando nella nostra area di rigore e speculando sul risultato come spesso facciamo, prima o poi là davanti ci fanno male…”. E così alla fine, dopo la sostituzione di Balotelli e l’espulsione di Marchisio, insieme al morso dell’attaccante Suárez è arrivato il gol-partita del difensore Godín, che ha riportato il movimento calcistico italiano alla dura realtà dopo l’illusione dell’esordio vincente con gli inglesi a Manaus.

Qualche giorno più tardi, dopo le dimissioni dei vertici federali e del nostro CT, ma ben prima delle vicende che hanno portato all’elezione di Tavecchio, ci incontrammo in mattinata per un caffè e in ottica rinnovamento parlando questa volta come si fa al bar dello sport, fu ancora più facile per me sostenere che più di ogni altra cosa – codice etico compreso – occorresse alla nostra Nazionale un vero condottiero, un uomo che potesse dare agli Azzurri una nuova mentalità vincente, uno che facesse scendere in campo ogni volta per vincere – amichevoli comprese – la squadra che deve rappresentare il nostro Paese nel mondo: uno alla “Conte” insomma, al di là di ogni considerazione extra-calcistica. Però era alla Juventus e in quel momento si parlava soltanto di Mancini e Spalletti, due ottimi allenatori dal profilo anche internazionale.

L’altro ieri incontrandoci di nuovo questa volta per caso, durante una pausa-pranzo proprio in prossimità di quel bar in cui giocammo al toto-allenatore, ci ricordammo ridendoci su di quella piccola profezia che a quel tempo sembrava impossibile: adesso, dopo neanche tre mesi da allora, sembra già tutto diverso quantomeno dal punto di vista tecnico. La doppia vittoria per 2 a 0 con l’Olanda in amichevole e la Norvegia nella prima gara di qualificazione ai prossimi Europei hanno spazzato via il ricordo della vecchia Italia di Prandelli e Balotelli, apparsi subito in difficoltà anche nelle loro prime uscite in Turchia ed Inghilterra. Invece no, la nuova Italia di Conte ha cominciato come la sua vecchia Juventus, che dopo una brutta annata targata Delneri è tornata con lui nuovamente ed in fretta al vertice del calcio nostrano.

E lui, tecnico leccese che ha ottenuto col Bari la promozione in Serie A nella stagione 2008-09, pensava di studiare calcio prima di tornare ad allenare, ma non ha saputo resistere al prestigio di guidare la Nazionale, ricominciando a soffrire di insonnia ma ritrovando subito gli stimoli giusti e anche il guadagno che gli avrebbe garantito soltanto un top-club europeo. Antonio Conte ha raccontato alla vigilia della sua prima gara azzurra come la notte che precede la partita fatichi a riposare, pensando però tanto e maturando buone idee. Valentino Rossi, che ha appena ottenuto l’ultima vittoria a Misano all’età di 35 anni dopo il primo successo di Brno datato 1996, ha invece appena dichiarato di sentirsi convinto di poter vincere quella gara al risveglio da una notte in cui aveva dormito bene e sognato meglio… I risultati sportivi comunque, danno ragione ad entrambi.

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