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L’impronta di Sarri sull’Empoli

Inizio a scrivere mentre l’Empoli di Maurizio Sarri scende in campo all’Olimpico di Torino per effettuare il riscaldamento pre-partita, in attesa della sfida di campionato contro la compagine di Giampiero Ventura che lotta per un posto in Europa League. Si gioca l’ultima gara di una lunghissima 34esima giornata di Serie A, iniziata sabato scorso con la vittoria a Genova della Juventus sulla Sampdoria per 1 a 0 (gol-partita di Arturo Vidal) che ha dato l’ufficialità dello scudetto ai bianconeri di Massimiliano Allegri. I quali ieri hanno battuto (2-1) in casa il Real Madrid di Carlo Ancelotti grazie alle reti di Morata e Tévez, nella partita di andata delle semifinali di Champions League.

Ho parlato proprio ieri con Massimiliano Cappellini, già bandiera dell’Empoli da calciatore e ora responsabile degli osservatori, che ha diretto con successo fino allo scorso anno il settore giovanile toscano, fiore all’occhiello dell’Italia calcistica che continua a sfornare talenti in provincia. Già prima dell’inizio di questo campionato l’ex attaccante empolese (231 presenze e 39 gol dal 1996 al 2005) mi aveva confidato di non essere preoccupato per la nuova stagione in Serie A. Era già capitato in passato che l’Empoli sulle ali dell’entusiasmo riuscisse a ben figurare nella massima serie subito dopo la promozione, ma delle dieci partecipazioni se non è mai retrocesso al primo anno, lo ha quasi sempre fatto al secondo.

La salvezza (non ancora aritmetica ma ormai certa) di quella che negli anni ’30 per cinque stagioni è stata anche l’Associazione Sportiva Fascista Empoli, passando per il Dopolavoro prima di diventare Associazione Calcio (nel settembre del 1941) è stata conquistata attraverso l’organizzazione tattica, la qualità tecnica (nonostante la poca fisicità della maggior parte dei suoi interpreti) e l’attenzione ai dettagli (vedi le numerose marcature su palle inattive) curati alla perfezione dall’ex bancario Maurizio Sarri (56 anni), allenatore che ha fatto tanta gavetta e che annota sul suo taccuino a caldo (col mozzicone di sigaretta in bocca) durante le partite tutto ciò che servirà presto per preparare al meglio il prossimo incontro.

La lungimiranza di una piccola società attenta al bilancio e a individuare il talento, è stata ampiamente confermata anche quest’anno. Lo dimostrano le prestazioni di Rugani e Tonelli, ma anche quelle di Croce e Valdifiori che in pochi conoscevano e credevano potessero esprimersi a certi livelli, così come di Vecino e Saponara che non trovavano lo spazio che meritano con Fiorentina e Milan. Nell’Empoli hanno esordito in Serie A nel passato Claudio Marchisio e Sebastian Giovinco (stagione 2007-2008); vi hanno giocato anche l’oriundo Éder e bomber Di Natale. Oltre a Totò (ai tempi delle giovanili conobbe la sua futura moglie Ilenia che è di quelle parti), anche Luciano Spalletti e Vincenzo Montella sono praticamente di casa ad Empoli.

Non è un caso che il vero obiettivo del mercato invernale (quando c’erano dei dubbi sulla tenuta degli attaccanti di lungo corso Maccarone e Tavano) fosse invece il centrocampista della Lazio Danilo Cataldi (classe ’94), che avrebbe di lì a poco dimostrato tutto il suo valore con i biancocelesti, a partire proprio dalla vittoriosa trasferta di Torino in Coppa Italia. Mentre l’allenatore, nel momento più delicato della stagione (la squadra esprimeva un bel gioco ma raccoglieva poco in termini di punti) veniva confermato in anticipo attraverso il prolungamento del contratto. Così la fiducia riposta nel mister e in Maccarone (10 reti in campionato) ha prodotto i risultati sperati, nonostante la stagione non positiva del compagno di attacco Tavano.

Intanto sul campo si è concluso il posticipo: clamoroso autogol di Padelli e palo di Vecino in avvio, traversa di Saponara nel primo tempo. Nella ripresa ci provano Quagliarella e Maxi López, ma senza fortuna: ora anche i numeri certificano la salvezza dell’Empoli. Quasi un anno fa, il 30 maggio scorso ero allo stadio “Castellani” ad assistere insieme a Cappellini (e allo staff delle giovanili) alla vittoria (2-0) sul Pescara di Serse Cosmi (autogol del figlio d’arte Di Francesco e raddoppio di Tavano) che riportava in Serie A i toscani dopo sei stagioni passate tra i cadetti. Tornando a Roma il giorno seguente dopo la festa-promozione, non pensavo di risentire Massimiliano per commentare la decisione di un nuovo incarico per lui. Con i più grandi, ma senza i più piccoli che gli riempivano le giornate.

 

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