Cultura

“Mi piaci quando taci”, ma anche quando scrivi

Nella giornata di oggi, 12 luglio, ricorre il compleanno di uno dei più grandi poeti del ‘900, Pablo Neruda, che visse un profondo impegno politico in Cile, la sua terra natale. Il suo vero nome era Ricardo Eliezer Neftalí Reyes Basoalto, ma scelse questo pseudonimo in onore dello scrittore e poeta cecoslovacco Jan Neruda. Nel 1971 gli venne assegnato il Nobel per la letteratura.

Neruda  era innamorato dell’Italia e della sua gente e durante la sua permanenza nel Bel Paese scritte molte poesie e raccolte, tra cui “Le uve e il vento” e “I Versi del Capitano”.

La sua è una poetica profonda e sensuale, capace di indagare lo spirito umano e di esaltare il profondo amore per la bellezza e la natura, senza mai dimenticare le tematiche sociali e la politica.

Vogliamo ricordarlo con una delle sue più belle poesie: “Mi piaci quando taci”.

“Mi piaci quando taci perché sei come assente,

e mi ascolti da lungi e la mia voce non ti tocca.

Sembra che gli occhi ti sian volati via

e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.

Poiché tutte le cose son piene della mia anima

emergi dalle cose, piene dell’anima mia.

Farfalla di sogno, rassomigli alla mia anima,

e rassomigli alla parola malinconia.

Mi piaci quando taci e sei come distante.

E stai come lamentandoti, farfalla turbante.

E mi ascolti da lungi, e la mia voce non ti raggiunge:

lascia che io taccia col tuo silenzio.

Lascia che ti parli pure col tuo silenzio

chiaro come una lampada, semplice come un anello.

Sei come la notte, silenziosa e costellata.

Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.

Mi piaci quando taci perché sei come assente.

Distante e dolorosa come se fossi morta.

Allora una parola, un sorriso bastano.

E son felice, felice che non sia così”.

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