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Mozambico, Agricoltura tra curandere e capi carismatici

È difficile raccontare il Mozambico. Una dominazione coloniale – quella portoghese – finita solo nel 1975, una stagione socialista filosovietica, una lunga guerra civile e una democrazia che nel 2014 ha celebrato il suo ventesimo compleanno. Grandi investimenti di Paesi come Cina, Brasile e Portogallo, un PIL che negli ultimi anni è cresciuto a gran ritmo ma una struttura economica che rimane fragilissima. Soprattutto nelle campagne, dove spesso il cibo scarseggia e le condizioni sanitarie sono critiche: oltre il 15% della popolazione ha contratto il virus HIV e ben più di metà degli abitanti è analfabeta.
Migliorare le condizioni di vita è una priorità
Dal 2012 l’ONG milanese ICEI lavora in alcuni villaggi del Distretto di Nacala, sulla costa settentrionale del Paese, per creare sviluppo a partire dall’agricoltura, dall’allevamento e dalle attività di trasformazione agroalimentare. E, ovviamente, anche per migliorare le condizioni sanitarie: impresa tutt’altro che semplice là dove gli ammalati si affidano ancora alle curandere, guaritrici che sotto un albero sacro “curano” problemi che spaziano dalla sterilità alla congiuntivite fino a patologie come la malaria.
Il rispetto per la cultura locale
Per inserirsi efficacemente in un contesto così culturalmente lontano, ICEI ha scelto di rispettare le usanze locali. Ha cercato un partner mozambicano, l’ONG ADPP – Ajuda de Desenvolvimento de Povo para Povoe, e si è rivolta in primo luogo ai règuli della zona in cui intendeva operare. I règuli sono insieme “capi” dei villaggi e figure carismatiche: non rappresentano soltanto il potere amministrativo ma mediano anche il rapporto tra il mondo materiale e quello spirituale, tra la comunità e gli spiriti ancestrali.
I risultati della formazione
A comprendere subito il significato del progetto è stato il règulo del villaggio di Namissica, che ha consentito di  avvicinare le prime famiglie. Presto si sono aggregate altre comunità: così è stato possibile organizzare corsi per formare gli agricoltori, creare orti, vivai comunitari e allevamenti, costruire cisterne e perfino un piccolo bacino artificiale per l’irrigazione. Oggi nei campi si producono soprattutto mandioca e ortaggi, ma si coltivano anche varietà botaniche utili per rifertilizzare i suoli (come la moringa) o per ricavarne rimedi erboristici (è il caso dell’artemisia annua, il cui infuso è efficace contro la malaria). Il risultato è che in questi villaggi sono notevolmente migliorate sia la produttività della terra sia le condizioni sanitarie, e tutto è avvenuto nel rispetto dell’ambiente e delle tradizioni.

Il règulo di Namissica è fiero di aver svolto il ruolo di apripista ed è felice per la sua famiglia, che conta tre mogli e 19 figli. Oggi infatti, grazie alla maggiore produttività delle sue terre, può permettersi di mandare a scuola i più piccoli. Domani, questi ragazzi saranno in grado di costruire da soli il futuro del loro villaggio.

Roberto Motadelli (Icei)

 

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