Ambiente

Plastica no, traffico di esseri umani sì: Manila nonsense

È diventato effettivo il bando alle borse di plastica e ai contenitori di polistirolo nella capitale Manila. Un provvedimento che viene da lontano, essendo stato approvato nel 2003 ma poi posticipato di nove anni nell’attuazione per consentire di trovare alternative più ecologiche. Successivamente prorogato per dare, come dichiarato dall’amministrazione cittadina, “alle aziende il tempo in abbondanza per esaurire le scorte e sostituirle con soluzioni alternative”. Dalla firma dell’ordinanza che attua il provvedimento da parte del sindaco Jejomar Erwin Binay, 49 squadre di funzionari sono sparse per il centro cittadino, il distretto degli affari di Makati, per verificare il rispetto dell’ordinanza.

Ad esse è stato dato il potere di multare con un’ammenda di 1000 pesos (circa 17 euro) o da cinque a 30 giorni di prigione chi vende, distribuisce o utilizza porter di plastica ma anche contenitori di altri materiali non biodegradabili, come il polistirolo. Per le aziende, la penale sale a 5000 pesos e la pena detentiva per i proprietari a 30 giorni, con la possibilità che venga revocata la licenza commerciale. Mentre è fatto obbligo a negozi e aziende di fornire gratuitamente o a pagamento contenitori alternativi, resta al momento libero l’utilizzo di bottiglie di plastica, come pure di prodotti alimentari confezionati all’origine con materiali non bio-degradabili.

Il tentativo è di ricondurre a livelli accettabili nella metropoli-capitale, l’accumulo di materiali non ecologici, che non solo riempiono le discariche ma bloccano i corsi d’acqua interni alla città e le fognature, con effetti negativi evidenti soprattutto nel periodo dei tifoni.

Guarda la foto d’apertura e leggi  La Verità sull’isola di plastica del Pacifico

TRAFFICO DI ESSERI UMANI TROPPO SPESSO IMPUNITO

“La complicità dei funzionari incaricati di fare rispettare la legge con i trafficanti resta un problema nelle Filippine e la corruzione a ogni livello consente ai trafficanti di prosperare”. Punta il dito contro uno dei paesi emergenti dell’Asia e capofila dell’emigrazione globale lo United States’ Global Trafficking in Persons (Usgtip) Report (Rapporto statunitense sul traffico globale di persone), che conferma per il secondo anno consecutivo il paese al 2° livello della sua graduatoria.

Il secondo livello include paesi i cui governi “non aderiscono pienamente agli standard minimi del Tvpa (Trafficking Victims Protection Act, la statunitense Legge per la protezione delle vittime del traffico di esseri umani), ma sono seriamente impegnati per arrivare ad agire secondo questi standard”

A motivazione del poco lusinghiero giudizio per il paese asiatico è la constatazione che l’inefficienza del sistema giudiziario pone serie difficoltà nel fare giustizia.

Il numero dei casi indagati e giudicati, e ancor più quelli a cui si è arrivati a una sentenza di condanna non solo resta basso davanti all’entità percepita dei fenomeni di sfruttamento, ma è addirittura in calo. Nel 2012 le condanne sono state 24, contro le 29 dell’anno precedente.

Il rapporto, un’iniziativa del dipartimento di Stato Usa, è stato diffuso a pochi giorni dalla messa in luce della richiesta di favori sessuali in cambio di biglietti di ritorno o altre forme di sostegno, denunciata al Congresso di Manila, che coinvolgerebbe alcune rappresentanze diplomatiche filippine in Medio Oriente.

Il problema del traffico di esseri umani – in particolare quello a fini sessuali – data l’entità del fenomeno migratorio che coinvolge almeno uno su dieci degli oltre 90 milioni di abitanti non riguarda solo il territorio metropolitano, ma anche le aree di destinazione. Malaysia, Singapore, Hong Kong, Corea del Sud, Cina, Giappone, Arabia Saudita, Emirati arabi uniti, Qatar, Kuwait e Siria sono i paesi che il rapporto statunitense cita come sede di sfruttamento sessuale di cittadine filippine. Sfruttamento e traffici che, se confermato quanto va emergendo in questi giorni, potrebbero avere proprio funzionari consolari o d’ambasciata come attori.

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