Cucina Pensante

Occhio allo scaffale, la Quinoa non è tutta uguale

Il Nord del mondo, Stati Uniti ed Europa in testa, da qualche anno ha scoperto i semi di Quinoa, che le comunità rurali povere della Bolivia e del Perù coltivano da millenni sull’Altipiano delle Ande.

Le proprietà della Quinoa – ricca di proteine, fibre e amminoacidi essenziali – sono state scoperte anche dai paesi ricchi ed è diventata un fiore all’occhiello delle cucine salutiste occidentali. Ma quale può essere l’impatto di questa globalizzazione della Quinoa sui boliviani e i peruviani? Un quadro della situazione è stato fatto da Sami Grover, in un articolo pubblicato da Mother Nature Network.

Per adesso c’è stato un boom dei prezzi, come sottolinea Joanna Blythman, nel suo blog sul Guardian, “a tal punto che le persone più povere in Perù e Bolivia, per le quali era un cibo nutriente basilare, non possono più permettersi di mangiarla. Il cibo spazzatura d’importazione costa meno. A Lima, la Quinoa costa più del pollo”.

Alla Blythman ha risposto, dal Globe and Mail, un fautore del libero mercato, Doug Saunders, secondo il quale le esportazioni di Quinoa stanno facendo uscire le popolazioni rurali dalla povertà. Vicino a questa posizione si pone Alter Eco, un’organizzazione che si occupa del commercio equo della Quinoa dal 2005, secondo la quale la scelta non è tra sviluppare il mercato della Quinoa oppure no, ma su come farlo, cioè se facendone trarre vantaggio ai coltivatori che ne sono all’origine oppure se sviluppare questo nuovo mercato in modo aggressivo, come avvenuto spesso in altri casi.

L’antropologo Pablo Laguna, specializzato in problemi dello sviluppo, sottolinea come, dal 1995, il reddito degli agricoltori sia triplicato e come le preoccupazioni sulla sicurezza alimentare legata alla produzione di Quinoa siano state molto esagerate, essendo lo spostamento verso il consumo di prodotti trasformati un fenomeno legale, non legato allo sviluppo di questa coltivazione. Al contrario, i coltivatori di Quinoa hanno acquistato un maggior peso politico, che si è tradotto in maggiori infrastrutture, come elettricità, strade migliori, scuole e strutture sanitarie.

Tuttavia, anche Alter Eco vede il rischio di una crescita tendenzialmente illimitata della coltivazione di Quinoa, con l’ingresso in campo di aziende aggressive, indifferenti alla qualità del prodotto, al riciclo delle acque e al trattamento dei coltivatori.

Una strada potrebbe essere quella di riconoscere alla Quinoa originale, che può essere coltivata solo sull’Altipiano delle Ande e che è più grande, più morbida e meno amara di quella coltivata altrove, un marchio di origine, come avviene per il Parmigiano Reggiano.

Foto di Gabriella Raffaelli

Video Huffington Post US

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