Attualità

PARRICIDI Eboli, uccide il padre a coltellate: arrestato 47enne con problemi psichici

Ha ucciso il padre a coltellate e ha chiamato il fratello per avvisarlo. Tragedia familiare, nella serata di ieri ad Eboli, in provincia di Salerno. Riccardo Santimone, 76 anni, gommista in pensione, è stato accoltellato a morte al culmine di una lite. A confessare il delitto, consumato in un’abitazione del rione della Pace di Eboli, è stato il figlio Vincenzo Santimone, 47 anni, disoccupato con problemi psichici. L’uomo è un stato di fermo. Sul caso indagano i carabinieri della compagnia di Eboli, coordinati dalla Procura di Salerno.

A dare l’allarme è stato il fratello maggiore del 47enne, a cui si era rivolto l’uomo subito dopo la violenta lite familiare finita in tragedia. Sul luogo del delitto sono intervenuti il medico legale e la squadra rilievi del comando provinciale dei carabinieri di Salerno.

Raffaele Sergi, il 46enne che nell’aprile del 2023 a Torino colpì a martellate il padre Enrico malato e violento, causandone la morte due mesi dopo, è stato condannato a 12 anni di carcere.

L’imputato spiegò di avere agito in un momento di “black out mentale” e la Corte d’assise, oltre ad applicare le attenuanti generiche nella massima estensione, ne ha riconosciuto lo stato di seminfermità al momento del fatto. Enrico Sergi, 71 anni, era afflitto da una malattia che lo aveva reso ingestibile, aggressivo e anche violento verso la moglie.

Gli avvocati difensori, Roberta Rossetti e Fulvio Violo, in aula hanno definito l’omicidio “l’epilogo di una tragedia annunciata”, sottolineando che l’imputato soffriva da tempo di ansia e depressione quando “deflagrò come una bomba la malattia del padre”, una gravissima neuropatologia degenerativa.

“La moglie – hanno detto – lo accudiva 24 ore al giorno nonostante fosse diventato aggressivo e violento. Era disperata, ma non voleva rivolgersi ai servizi sociali e nemmeno assumere una badante. Il figlio, che lavorava, dava una mano come poteva, ma non bastava”. Raffaele diede le martellate al padre nel cortile del condominio dove abitava. “Ricordo solo di avere pensato a mia madre – ha raccontato l’imputato – e di avere provato pietà”. La Corte ha disposto, a pena detentiva espiata, tre anni di libertà vigilata con l’obbligo di seguire una terapia.

Questo giornale vive di donazioni. Ecco come fare per offrire nuova linfa all’informazione indipendente

Puoi effettuare una donazione una tantum, mensile o annuale, utilizzando PayPal.

Condividi