L’idea di un popolo ebraico che, nonostante le persecuzioni e l’esilio, ha attraversato la storia mantenendo la propria fede e la propria identità è alla base del sionismo e della stessa fondazione dello Stato d’Israele. Secondo Shlomo Sand, professore di storia alla Tel Aviv University, però, è un mito senza basi storiche. La presenza di comunità ebraiche (sefardite) nell’Africa settentrionale e poi in Spagna, e degli ebrei ashkenaziti nell’Europa centrorientale si deve all’espansione della religione ebraica, a cui si convertirono le tribù berbere e i kazari, che nel Medioevo furono a capo di un vasto impero a cavallo del Volga. Il “popolo ebreo” sono in realtà popolazioni eterogenee che in epoche e luoghi diversi si sono convertite alla stessa fede. La tesi di Sand e le sue implicazioni politiche (accettarla vorrebbe dire rinunciare alla caratterizzazione etnica di Israele) ha scatenato fortissime polemiche all’uscita del libro. Una ampia scheda (in inglese) qui
Popolo ebraico? Un’invenzione. Parola di Shlomo Sand
Shlomo Sand nasce a Linz, Austria, nel 1946, da genitori giudeo polacchi sopravvissuti all’Olocausto. I suoi genitori, di estrazione comunista e antiimperialista, si rifiutarono di ricevere compensi dalla Germania per i loro trascorsi durante la seconda guerra mondiale. Sand passa i suoi primi anni in un campo profughi speciale, ed emigra con la famiglia a Jaffa nel 1948. Ora è professore di Storia alla Tel Aviv University.