Attualità

Capodanno con le botte: nel mirino medici e infermieri. Escalation di violenza negli ospedali. La denuncia di Nursing Up: “Male culturale da estirpare”

“Un vero e proprio bollettino di guerra. Una escalation di violenze senza fine che vede gli infermieri italiani trasformarsi ancora una volta nelle vittime sacrificali della inspiegabile rabbia di una parte della collettività in profonda crisi”.  Con queste parole Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato Nursing Up, denuncia l’ennesima escalation di violenza che vede come protagonisti medici e infermieri. Diventati ormai i capri espiatori di una politica “inetta” che sta tagliando e demolendo il servizio sanitario pubblico. Secondo De Palma alla base della violenza c’è una “pericolosa mala cultura, subdola come un cancro, che nulla a che a vedere con un paese civile come il nostro. Non ci sono altre parole per raccontare quanto accaduto tra Natale e Capodanno negli ospedali italiani da Nord a Sud”.

“Non bastava la carenza di personale, non bastavano i turni massacranti e le ferie saltate”, incalza ancora De Palma. Che sottolinea che in particolare i pronto soccorsi, con l’afflusso di pazienti, diventato nella maggior parte dei casi ingestibile, “si sono trasformati in una vera e propria polveriera”. “Quello che vi raccontiamo, ricostruito con il solido supporto dei cronisti locali con cui siamo costantemente a contatto, è un bilancio davvero drammaticoSei le aggressioni fisiche ufficiali denunciate nell’arco dei pochissimi giorni che hanno caratterizzato queste feste di fine anno. Numeri che portano alla luce una situazione gravissima, giunta più che mai ad un punto critico”, continua il presidente di Nursing Up.

“Calci, pugni, schiaffi, minacce: scenari che facciamo sempre fatica a descrivere, tale è lo sdegno, quanto l’assurdità di quello che accade ogni giorno e che si è drammaticamente ripetuto, negli ultimi giorni, nelle corsie dei nostri ospedali”, sottolinea ancora De Palma che elenca punto per punto le aggressioni avvenute in Italia tra Natale e Capodanno. 

• Infermiere preso a calci al Cto di Napoli: 62esima aggressione ufficiale dall’inizio dell’anno nel contesto cittadino, 28 dicembre.

• Infermiere aggredito e minacciato al pronto soccorso del Pediatrico di Bari. L’uomo è addirittura svenuto in seguito allo stress dell’aggressione. (28 dicembre)

• Infermiere e dottoressa presi a schiaffi dai parenti di un paziente appena deceduto che danno in escandescenza. Accade al pronto soccorso del San Paolo di Napoli (26 dicembre).

• Infermiere e altri operatori sanitari aggrediti nel pronto soccorso dell’ospedale di Livorno (27 dicembre)

• Cassino, infermiere aggredito da paziente con disturbi mentali. L’uomo gli lancia addirittura contro un monitor (26 dicembre).

• Vicenza: infermiere del 118 preso a pugni (24 dicembre).

A correre i rischi maggiori, rileva l’Oms, sono gli infermieri e coloro che lavorano nei pronto soccorso.
E’ un quadro che descrive bene anche la realtà italiana, dove i dati dell’Inail indicano che le aggressioni al personale sanitario sono complessivamente 1.600 l’anno, dagli ambulatori di psichiatria alle guardie notturne, con una media di poco più di 4 al giorno.

Delle 4.821 aggressioni registrate dall’Inail nel triennio dal 2019 al 2021, il 71% ha avuto come vittima una donna; l’analisi per fasce d’età indica poi che gli operatori sanitari più colpiti (39%) hanno fra 35 e 49 anni, seguiti (37%) da colo che hanno fra 50 e 64 anni. Tra le professioni più colpite ci sono gli infermieri e gli educatori impegnati con tossicodipendenti e alcolisti; seguono gli operatori socio-sanitari (29%) e a distanza i medici (3%).

Fra le regioni nelle quali il fenomeno è più frequente c’è la Puglia, come è emerso dall’indagine presentata recentemente dall’Ordine dei medici di Bari in collaborazione con il Gruppo di lavoro donne medico Agapanto. I loro dati indicano, per esempio, che nel 2022 le aggressioni sono aumentare del 60,87% fra gli operatori della Croce Rossa, che nel 20,48 % dei casi l’aggressione è avvenuta da parte di un gruppo e nel 44,18% dei casi l’aggressore era un utente della struttura sanitaria.

Per gli addetti ai lavori questi numeri descrivono però solo la punta di un iceberg. Per esempio, secondo l’Ordine delle professioni infermieristiche non vengono quasi più denunciate le aggressioni verbali, che sono comunque motivi importanti di stress e che possono portare anche ad abbandonare la professione.

Per fermare l’escalation è stata approvata nel 2020, una legge che prevede un aumento della sanzioni penali in caso di violenza al professionista sanitario ed è stato istituito un Osservatorio dedicato a questo tema.

Condividi