Attualità

Stranieri a Roma e nel Lazio: in calo per la prima volta negli ultimi 20 anni

Nel 2021, per la prima volta da quando l’Italia è un Paese di immigrazione, il numero degli stranieri residenti nel Lazio è calato, attestandosi a 618.142 persone, il 10,8% della popolazione complessiva (in Italia 8,5%). La diminuzione è stata di 17.427 unità (-2,7%, in linea con la media nazionale) ed è effetto non solo del cambiamento di metodologia del Censimento, ma soprattutto della riduzione del saldo naturale (differenza tra nati e morti) e del saldo migratorio (differenza tra stranieri in entrata e in uscita dal territorio nazionale), effetti a medio termine della pandemia e delle sue conseguenze (inclusi rallentamenti e difficoltà nel perfezionamento delle pratiche di iscrizione anagrafica dovuti alla ridotta o più difficoltosa operatività degli uffici pubblici). Lo dice il diciottesimo rapporto dell’Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio a cura del Centro Studi e Ricerche Idos e dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”.

L’andamento negativo è stato trainato dalla Città metropolitana di Roma, dove i residenti stranieri sono diminuiti di 17.339 unità (-3,4%). Il calo ha coinvolto soprattutto le donne (-13.688), la cui quota sul totale dei residenti stranieri resta però maggioritaria (51,4%). Anche per l’area romana si tratta della prima diminuzione della popolazione straniera dopo oltre 20 anni, durante i quali la crescita era stata ininterrotta e la popolazione straniera era quasi quadruplicata.

Nel Lazio la dinamica naturale ha registrato tra gli stranieri un calo delle nascite (-8,0%; in Italia -4,8%) e un aumento dei decessi (+15,9% e +8,6% in Italia). Il contributo delle donne straniere alla fecondità, che nel 2010 era di circa 90 figli ogni 1.000 donne, nel 2021 è sceso a circa 30 figli, a seguito del progressivo invecchiamento della popolazione straniera, della convergenza dei comportamenti demografici tra stranieri e italiani, delle acquisizioni di cittadinanza italiana. Nonostante il trend decrescente, il saldo naturale degli stranieri resta positivo anche nel 2021 (+4.059 unità), a differenza di quello degli italiani, diminuito di 30.761 unità.

Per l’80,7% i cittadini stranieri della regione si concentrano nella Città metropolitana di Roma (498.958), al cui interno risiedono per il 67,9% nel capoluogo (più di 2 su 3) e per il 32,1% negli altri comuni; la quota residua (119.184 persone) vive nelle altre province: 8,5% in quella di Latina (52.718), 4,8% in quella di Viterbo (29.870), 3,8% nel frusinate (23.377) e 2,1% nel reatino (13.219).

Nel Lazio sono presenti 186 cittadinanze, ma è la Romania, con oltre 196mila residenti (+3.490), a rappresentare quasi un terzo degli stranieri (31,8%); il secondo gruppo è quello dei filippini (-2mila), con una quota del 6,9%, cui seguono bangladesi (6,5%) e indiani (5,1%). Tra i primi 15 gruppi nazionali, oltre ai romeni crescono solo nigeriani e pakistani. La collettività ucraina, che nel Lazio conta più di 22mila persone (il 9,9% delle presenze in Italia), è stata un essenziale punto di riferimento per i connazionali in fuga dalla guerra, scoppiata di lì a poco.

I permessi di soggiorno a fine 2021 sono 394.637 e risultano cresciuti in un anno del 3,8%, esito di un incremento del 10,1% di quelli di lungo periodo e di un calo del 6,2% di quelli soggetti a scadenza, dovuto alle province di Roma (-9,0%) e Frosinone (-4,4%). I nuovi permessi rilasciati nel 2021 sono quasi raddoppiati rispetto al 2020 (+76,7%) e ammontano a 21.314. Tra di essi crescono soprattutto i motivi di lavoro (+251,9%), rilasciati per più della metà nella provincia di Latina (56,9%). Tuttavia, questi ultimi sono appena il 16,3% dei nuovi rilasci, preceduti nettamente dai motivi di famiglia (quasi 1 su 2: 45,7% e +61,7% rispetto al 2020) e seguiti dai permessi per residenza elettiva/religione/salute (+45,5%), studio (+49,6%) e asilo/motivi umanitari (+103,7%).

La guerra in Ucraina ha prodotto un incremento di minori stranieri non accompagnati (msna) nel Lazio: 1.087 a fine 2022, più del doppio del 2021. Il loro arrivo ha determinato un abbassamento dell’età media dei msna (il 20,3% ha meno di 15 anni a fronte dello 0,3% del 2021) e un incremento della quota femminile (dal 3% del totale del 2021 al 15%). L’Ucraina è diventata il primo Paese d’origine di questi minori (453, 41,7%), seguita da Egitto (31,7%), Tunisia (8,7%), Albania (5,2%) e Turchia (2,7%).

Nonostante la continua rappresentazione allarmistica dell’immigrazione, i dati della Capitale e del Lazio, al netto degli effetti contrattivi della pandemia, sono sostanzialmente stabili. In questo contesto, interessanti segnali di dinamicità provengono dalle nuove generazioni e dagli ambiti in cui gli immigrati si esprimono con più autonomia – attività d’impresa, invio di rimesse, iniziative culturali e associative –, nonché dagli interventi che volontariato, Terzo settore e amministrazioni locali, ciascuno per la propria parte, contribuiscono insieme ad attuare nell’attesa di politiche nazionali più aperte, inclusive e coraggiose.

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