Chi arreca ad un uccello mutilazioni per impedirgli di volare via commette il delitto di maltrattamento di animali punibile con la reclusione da 3 a 18 mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro e non la semplice contravvenzione punibile con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Lo ha stabilito pochi giorni fa la Cassazione (sez. terza, n. 29824 del 10 luglio 2023) confermando un decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Salerno a carico di un individuo che aveva tarpato le ali a undici fenicotteri e a tre pellicani.
La Suprema Corte afferma, in particolare che la tarpatura delle ali comporta per l’uccello una disabilità forzata; non si tratta, quindi, affatto di una “pratica innocua” come sosteneva l’imputato in quanto gli uccelli sono stati così esposti anche “all’insorgenza di eventuali lesioni epidermiche alla regione della groppa”; e, se pure le penne possono ricrescere, è stata comunque alterata l’etologia dell’animale, provocando un impedimento al volo, con “uno sbilanciamento nella deambulazione nonché la predisposizione a patologie dell’apparato muscolo-scheletrico, del sistema cardiocircolatorio e respiratorio”, aggravato da “un forte stress e una profonda frustrazione perché impediva la fuga in caso di predazione e mortificava l’istinto naturale alla migrazione”. Ha respinto giustamente, quindi, la tesi difensiva secondo cui, trattandosi di uccelli custoditi in un’area privata, non erano destinati al volo, perché, anzi, il volo li avrebbe esposti a pericolo.
La Cassazione ha ritenuto, invece, sussistere il delitto di maltrattamento di animali proprio in quanto, per crudeltà e senza necessità, erano stati sottoposti a trattamenti nocivi per la loro salute (con raddoppio della pena se l’animale muore) e non la più lieve contravvenzione che punisce chi “detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”. Ed è appena il caso di ricordare che questa sentenza conferma il rigoroso indirizzo della Cassazione a proposito, ad esempio, di chi tiene in gabbia uccelli in condizioni inappropriate oppure sottopone un cane di razza Bull terrier femmina a “comportamenti non compatibili con le caratteristiche etologiche dell’animale, per aver custodito l’animale, per tempi prolungati, in un ambiente angusto, impedendo al medesimo di potersi muovere o correre liberamente, in quanto legato ad una catena di soli cm 120″.
Specie adesso, in estate, quando troppo spesso i proprietari di animali dimenticano i propri doveri ed aumentano notevolmente gli episodi di abbandono o di maltrattamento.
Gianfranco Amendola Foto di Pfüderi da Pixabay