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Ventenne denuncia una violenza sessuale subita in pronto soccorso, poi si lancia dalla finestra. L’accusato: “Non ricordo”

Una giovane ricoverata all’ospedale di Vizzolo Predabissi, in provincia di Milano ha denunciato di essere stata violentata da un paziente dell’ospedale nella notte tra il 27 e il 28 maggio e intorno alle 20:30 del 28 la giovane si è lanciata da una finestra del quarto piano dello stesso ospedale ed è deceduta poco dopo nonostante i tentativi di soccorso.

Lo precisa in una nota il sostituto procuratore Maurizio Romaneli, sottolineando che una giovane donna, ricoverata presso il pronto soccorso dell’Ospedale di Vizzolo Predabissi, ha denunciato di avere subito violenza sessuale da parte di un altro degente. al termine degli accertamenti i Carabinieri di Melegnano, hanno fermato l’indagato.

Allo stato sono in corso accertamenti su tutti i fatti da parte deii Carabinieri della Compagnia di San Donato Milanese e Stazione di Melegnano. Il sostituto procuratore rendo inoltre noto che è stata avanzata richiesta di convalida del fermo di P.G. e che è stata disposta l’autopsia della giovane donna.

Ad abusare della ragazza, secondo il suo racconto, un ragazzo di 28 anni di origini ucraine, magazziniere, che vive da tempo con la famiglia in provincia di Lodi. Anche lui, come la vittima, si trovava al Pronto soccorso in attesa di essere visitato. Tutto sarebbe successo intorno alle 4 della notte tra lunedì e martedì e già all’alba dello stesso giorno, dopo i primi accertamenti, i carabinieri lo hanno arrestato per violenza sessuale e lesioni. Ieri è stato sentito per l’interrogatorio di convalida dal gip di Lodi Francesco Salerno. La Procura ha chiesto che rimanga in carcere.

L’inchiesta ora dovrà capire il legame tra gli abusi subiti e il suicidio. Un caso delicato, tanto che già stamattina partiranno le prime verifiche della Regione con un “audit interno” affidato al vice direttore generale del Welfare Alberto Ambrosio per capire se sono state rispettate tutte le procedure previste per la gestione dei pazienti. I magistrati, coordinati dal procuratore di Lodi Maurizio Romanelli, hanno acquisito i filmati delle telecamere dell’ospedale, in particolare quelle che mostrano i momenti precedenti alla violenza. Ma si lavora anche per capire se la giovane vittima avesse problematiche di natura psichiatrica (risulterebbero cure al Cps) e vicende di eventuali abusi in famiglia. Casi che al momento non risulterebbero essere stati denunciati.

Per capire cosa sia successo occorre riannodare i fili di quella notte. La 22enne viene portata in ospedale da un’ambulanza (non è chiaro per quale motivo), poi rimane in astanteria in attesa di essere visitata al Pronto soccorso. Qui conosce il 28enne, i due parlano e fumano insieme alcune sigarette. Lui sarebbe stato portato lì dopo una serata con gli amici ad alto tasso alcolico (e di droga): «Non so neppure come sono arrivato in ospedale. Ricordo solo di essermi sdraiato su una panchina, ero ubriaco — ha raccontato il 28enne, difeso dall’avvocato Emanuela Portugalli —. Non ricordo davvero cosa sia successo, ma non ho commesso alcuna violenza».

Un racconto che però, finora, non ha convinto gli investigatori. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, il 28enne avrebbe portato la vittima in una stanza dell’ospedale e qui avrebbe abusato di lei. Dopo la violenza è stata la stessa giovane a chiedere aiuto agli infermieri che hanno subito chiamato i carabinieri. Gli investigatori, già quella notte, hanno sentito il personale e la ragazza che è stata poi portata alla clinica Mangiagalli di Milano dove i medici hanno confermato alcune lesioni compatibili con gli abusi. A quel punto è scattato il fermo del 28enne. La vittima è ritornata all’ospedale di Vizzolo da dove è poi stata dimessa con 20 giorni di prognosi per ecchimosi e contusioni legate alla violenza.

La 22enne, sotto choc, però ha chiesto di non essere riaccompagnata a casa. Ha detto di voler essere portata in una casa protetta, destinata alle donne maltrattate. E ha anche parlato di abusi subiti in famiglia. Una vicenda sulla quale sono ancora in corso accertamenti. Martedì mattina in attesa che venisse individuata una struttura per accoglierla i medici hanno attivato un “ricovero sociale ospedaliero” e la ragazza è stata portata in una camera del reparto di ginecologia. Una procedura prevista nei casi particolari, nei quali la famiglia non è in grado di prendersi carico del malato. Una soluzione “temporanea” per evitare che la giovane subisse ulteriori traumi. Poi poco dopo cena la 22enne s’è gettata dalla sua stanza al quarto piano.
“Tutto l’ospedale è sotto choc. Stiamo collaborando con la magistratura”, dicono i vertici dell’Asst di Melegnano.

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