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Cisgiordania, 16enne palestinese ucciso in raid Israele. Ministero Sanità Anp, altri due feriti gravemente

Il Ministero della Sanità palestinese – citato da Haaretz – ha reso noto che un palestinese di 16 anni residente nel campo profughi di Deir Ammar, nella Cisgiordania centrale, è stato ucciso dopo un intervento dell’esercito israeliano nella zona.

    Fonti del campo profughi hanno riferito che la vittima, Atallah Ziad Badaha, è stata uccisa dal fuoco dell’esercito israeliano durante gli scontri scoppiati quando i militari sono entrati per effettuare arresti. Altri due palestinesi sono rimasti gravemente feriti dopo essere stati colpiti da colpi di arma da fuoco e sono stati portati all’ospedale di Ramallah.

Ventiquattrore prima. Yotam Haim aveva 28 anni, Alon Shamriz 26 anni, Samar Fouad Talalka – il più piccolo – appena 22. Sono stati rapiti da Hamas il 7 ottobre scorso, sono stati uccisi, due giorni fa, «per un tragico errore», dai soldati israeliani nel quartiere di Shejaiya, a Gaza City. Nonostante, come riconosciuto da un’inchiesta interna dell’esercito, avessero issato «una bandiera bianca». Una prima ricostruzione dai fatti arriva dal Times of Israel: i tre ostaggi israeliani, dopo essere riusciti a liberarsi da Hamas, sarebbero incappati in un soldato, mentre uscivano da un edificio a decine di metri di distanza, a torso nudo, e con in mano un bastone con stoffa bianca. Il soldato, secondo la ricostruzione, ritenendo si trattasse di una trappola di Hamas, ha aperto il fuoco e urlato «terroristi» per allertare gli altri militari. Secondo quanto emerge dell’inchiesta del comando sud delle forze armate (Idf), il soldato ha così ucciso due persone, mentre la terza è stata ferita ed è rientrata nell’edificio da cui era uscita. È quindi arrivato l’ordine di fermare il fuoco. I militari nell’area avrebbero nel frattempo sentito chiedere aiuto nella loro stessa lingua, in ebraico, e poco dopo l’uomo è nuovamente uscito dall’edificio, ma un altro soldato ha sparato, uccidendolo. Tutti e tre i corpi sono stati portati in Israele, precisa il giornale.

Alla tragica lista, si sono aggiunti ieri i nomi di Nahida e della figlia Samar, uccise da un cecchino israeliano appena fuori dalla parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza City, mentre si dirigevano al convento delle suore di Madre Teresa che ospitano 54 bimbi disabili. Prima i proiettili hanno raggiunto Nahida:quando Samar ha cercato di soccorrerla, è stata ferita a morte. Colpite anche altre sette persone:uno è grave. Poco prima, il convento era stato centrato da un razzo che aveva costretto i piccoli a sfollare. «Non c’è stato un avviso, niente. Le hanno uccise a sangue freddo», ha denunciato il Patriarcato di Gerusalemme. «Si è perso il senso della dignità», ha detto padre Francesco Patton, custode di Terra Santa. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha rivolto un appello a Israele a rispettare i luoghi di culto cristiani.  Degli altri, poco importa.

“Dobbiamo fare il possibile perché si ottenga un cessate il fuoco che porti a una pace sostenibile. Prima si fa,meglio è, il bisogno è urgente”. Così i ministri degli Esteri di Regno Unito e Germania, David Cameron e Annalena Baerbock, chiedono un “cessate il fuoco sostenibile” a Gaza. In un articolo sul Sunday Times si evidenzia che “troppi civili”sono uccisi. Non si chiede un “cessate il fuoco immediato e generale”, che non è considerato “il modo di andare avanti perché ignorerebbe “il perché le forze israeliane si devono difendere”. Acrobazie diplomatiche che Meloni, Tajani e Crosetto neanche prendono in considerazione.





 

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