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Detenuto morto nel carcere di Ancona, terzo da inizio anno. Il 5 gennaio un suicidio, il 12 un altro decesso

Un detenuto è stato trovato morto intorno alle 6 di stamane nella sua cella nel carcere di Montacuto ad Ancona. Si tratta di un 36enne tunisino; a dare l’allarme sono stati i compagni di cella, Sono intervenute l’automedica del 118 e un’ambulanza della Croce Rossa, ma i soccorsi sanitari sono stati inutili. E’ il terzo decesso registrato dall’inizio del 2024 nell’istituto di pena anconetano. Il 5 gennaio si era ucciso in una cella di isolamento il 35enne Matteo Concetti. Nella notte tra l’11 e il 12 gennaio è morto per cause naturali un altro detenuto, un 41enne algerino, arrestato pochi giorni prima per spaccio di stupefacenti.

“Nei primi 25 giorni dell’anno ci sono stati 29 morti nelle carceri italiane di cui ben 11 per suicidio.  Ciò significa che se questo ritmo tragico e mortale dovesse mai proseguire, alla fine dell’anno avremmo un numero impressionante di morti e suicidi. Si tratta di numeri che proiettati nella società libera farebbero accapponare la pelle e urlare all’allarme. E come se in una cittadina di 60 mila abitanti si togliessero la vita 11 persone, una dopo l’altra, in sequenza. Probabilmente sarebbe istituita una commissione parlamentare di inchiesta”. Ad affermarlo è l’Associazione Antigone, che ricorda anche gli ultimi avvenimenti che hanno portato due persone a togliersi la vita.

“Una ecatombe drammatica rispetto alla quale – afferma Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – deve esservi l’obbligo morale e politico di intervenire, dare una scossa umanitaria al sistema penitenziario italiano. Chiediamo ai giornali, ai media, a tutta la stampa di occuparsi del carcere, dei suoi problemi, della vita dentro. Di favorire una narrazione che metta al centro i diritti umani. Nella solitudine e nel silenzio è più probabile che si consumino tragedie. Ogni suicidio è certamente un atto individuale che non va generalizzato. Quando però i numeri sono così impressionanti allora bisogna andare alla ricerca di cause di sistema”.

Continua Gonnella: “Oggi nelle carceri si respira un’aria di chiusura. E’ capitato, ad esempio nel Lazio, che durante le vacanze di Natale si siano frapposti ostacoli al tradizionale pranzo di Natale per i detenuti più bisognosi. Vanno creati ponti con l’esterno, non eretti altri muri. Il carcere va riempito di vita. Vanno moltiplicate le telefonate, le videochiamate, oggi invece concesse in modo minimo. Una telefonata a una persona cara, in un momento di disperazione, può salvare la vita. Va gratificato lo staff, avamposto democratico e di umanità. Vanno decuplicate le attività culturali, di scuola, sportive, teatrali che invece oggi si stanno ridimensionando. Chiediamo anche al Parlamento – conclude – di dedicare ai morti suicidi in carcere uno spazio pubblico di riflessione pacata e critica, a partire da quanto è accaduto in questi primi tragici 25 giorni del 2024″.

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