Cultura

La laicità a 50 anni dal referendum sul divorzio. Cosa impedisce ancora oggi la piena realizzazione dell’identità della donna? Se ne parla il 18 maggio a Roma

Come dicevano gli Offlaga Disco Pax, Il referendum sul divorzio e non capivamo perchè.
Se vinceva il No il divorzio c’era, e se vinceva il Si non c’era

La laicità a 50 anni dal referendum sul divorzio è il titolo del convegno che il 18 maggio si terrà a Roma (ore 9.30-17.30, Aula magna Dipartimento di Architettura, Università Roma Tre, Largo G. B. Marzi 10, ex Mattatoio, Testaccio).

Il referendum fu un evento storico, la vittoria delle forze laiche e di sinistra e dei movimenti delle donne, che si opposero al fronte oscurantista che voleva riportare indietro il Paese.

Organizzato dalla Fondazione Massimo Fagioli ETS il convegno si propone non solo di ricostruire da un punto di vista storico, culturale e giuridico la conquista per l’Italia di un istituto civile come quello del divorzio, ma anche di proporre riflessioni e indirizzi di ricerca su quanto impedisce ancora oggi la piena realizzazione dell’identità della donna. Il concetto di laicità viene legato alla libertà e all’emancipazione femminile che significa poi una migliore qualità delle relazioni umane, maggiore benessere e una società più equa. Un tema denso di significati in un momento storico in cui la violenza fisica, psicologica, economica e mediatica attacca soprattutto le donne. Ne parleranno storici, costituzionalisti, psichiatri, giuristi, sindacalisti, attivisti. Tutti i relatori dialogheranno con il pubblico in momenti di scambio di idee e di confronto.

Il 12 e il 13 maggio 1974 rimarranno impressi nella memoria collettiva italiana come una pietra miliare nella storia dei diritti civili. In quei giorni, gli italiani si trovarono a dover prendere una decisione cruciale: mantenere o abrogare la legge che aveva introdotto il divorzio in Italia nel 1970, nota come legge Fortuna-Baslini (n.898). Questo momento segnò una svolta nella società italiana, con conseguenze che si ripercuotono ancora oggi.

La legge sul divorzio, approvata nel 1970, era stata un punto di svolta dopo decenni di dibattito e resistenza. Tuttavia, la sua esistenza era stata minacciata dall’opposizione dei movimenti cattolici e di parte della classe politica, che si organizzarono per un referendum abrogativo. Questa fu la prima volta nella storia della Repubblica Italiana che il popolo venne chiamato a esprimersi direttamente su una legge già approvata dal Parlamento.

L’atmosfera era tesa, divisa tra favorevoli e contrari al mantenimento della legge sul divorzio. I due giorni di voto furono un banco di prova per la democrazia italiana, con l’87,7% degli aventi diritto che si recò alle urne. Il risultato fu chiaro e inequivocabile: il 59,3% degli italiani votò contro l’abrogazione della legge, confermando così il diritto al divorzio nel paese. Questo voto rappresentò una vittoria per i sostenitori dei diritti civili e un segnale di cambiamento profondo nella mentalità della società italiana.

Il referendum del 1974 non fu solo una decisione politica, ma un momento simbolico di emancipazione e progresso. Rappresentò la vittoria della laicità dello Stato e della volontà popolare sulla conservazione di antichi privilegi e dogmi. Questo evento segnò l’inizio di una nuova era per l’Italia, caratterizzata da una maggiore attenzione ai diritti individuali e alla parità di genere.

Oggi, a distanza di anni da quel momento storico, l’eredità del referendum del 1974 si riflette ancora nelle leggi e nelle politiche del paese. Ha aperto la strada a ulteriori riforme nel campo del diritto di famiglia e dei diritti delle donne, contribuendo a plasmare l’Italia moderna come una società più inclusiva e progressista.

L’archivio Riccardi ha raccolto alcuni scatti realizzati da Carlo Riccardi nei momenti concitati dei comizi e delle manifestazioni che anticipavano il voto, che alla fine confermò il diritto al divorzio nel nostro paese.

Il referendum del 1974 rimane dunque un punto di riferimento fondamentale nella storia politica e sociale italiana, un esempio di come il coinvolgimento diretto dei cittadini possa influenzare il corso degli eventi e promuovere il progresso democratico.

Giovanni Currado

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