Ambiente

Il cetriolo è un fiore di mare

Fermati alle prime luci dell’alba intenti a pescare oloturie. Sono stati sanzionati complessivamente con 1156 euro, i pescatori sportivi fermati questa mattina dai militari dell’Ufficio Locale Marittimo di Torre Cesarea che hanno operato insieme ai carabinieri.

Per le indagini sono state utilizzate le telecamere di sorveglianza dell’area marina protetta, che hanno documentato nelle acque antistanti l’Hotel Blu di Porto Cesareo una cospicua presenza di pescatori subacquei intenti a depredare l’ecosistema marino dei “cetrioli di mare”. L’esito dei controlli ha portato al sequestro di circa 150 chilogrammi di oloturie a fronte dei 5 chilogrammi consentiti per ciascun pescatore subacqueo per giornata di pesca,

Secondo un team di ricercatori britannici, australiani, filippini e statunitensi, le oloturie, i cetrioli di mare, sono più a rischio di estinzione nei Paesi nelle regioni più poveri e densamente abitate, ma anche per le specie che vivono nella Grande Barriera Corallina Australiana stanno emergendo rischi.

Steven Purcell, del National marine science centre della Southern Cross University, è il principale autore dello studio “The cost of being valuable: predictors of extinction risk in marine invertebrates exploited as luxury seafood” pubblicato su Proceedings of the Royal Society B, lavora da anni al largo della Nuova Caledonia  e sottolinea che «I coralli non sono l’unica cosa sotto grave minaccia nella  Grande Barriera Corallina australiana. Lo studio mette in evidenza che anche alcuni cetrioli di mare sono a rischio a causa della pesca commerciale per l’esportazione».

Le oloturie seccate, a seconda delle specie,  a Hong Kong e nella Cina continentale  vengono vendute al dettaglio tra 10 e 600 dollari al Kg. Una specie arriva addirittura a  3.000 dollari al Kg. I cetrioli di mare sono considerati “delizie culinarie” e spesso sono il piatto forte di  buffet festivi e vengono serviti a cene ufficiali.

Nel mondo ci sono 377 specie conosciute di oloturie, nella Lista rossa dell’ International Union for Conservation of Nature (Iucn) ci sono 16 specie di oloturie a rischio di estinzione, 9 di queste, classificate come vulnerabili o minacciate, vivono sulla Grande Barriera Corallina. Lo studio dimostra che più una specie è pregiata e più è probabile che appaia nella Red List Iucn come vulnerabile o minacciata, evidentemente più questi echinodermi sono costosi più rischiano di scomparire.

«La maggior parte di queste sono attualmente, o sono state recentemente, sovra-sfruttate – spiega Purcell  – Anche se non posso dire che le popolazioni della Grande Barriera Corallina sono a rischio immediato di estinzione, le specie sono certamente in grave pericolo su una scala geografica più ampia, in particolare nei Paesi a basso reddito in via di sviluppo dove la pressione della pesca è elevata e la gestione insufficiente.

In Australia ci dovrebbe essere un maggiore investimento nella ricerca indipendente per capire i numeri della popolazione e gli effetti della pesca sulle nostre barriere, se vogliamo salvaguardare queste creature per le funzioni ecosistemiche e le opportunità di raccolta per le generazioni future». In Australia, le specie di oloturie  minacciate di estinzione vengono pescate all’interno del  Great Barrier Reef Marine Park, del Mar dei Coralli, nello Stretto di Torres, nel mare del Northern Territory e sulla costa nord della Western Australia.

Le oloturie, nutrendosi della materia organica morta che è mescolata alla sabbia,  aiutano a mantenere  pulite le praterie di alghe e le lagune del reef,  inoltre, le sostanze nutritive che espellono possono ri-entrare nella rete biologica delle alghe e dei coralli. Senza i cetrioli di mare, non potrebbe esserci buona parte del riciclo dei nutrienti.

Purcell sottolinea un altro risultato dello studio che riguarda addirittura il contributo delle oloturia alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico:  «Uno studio pubblicato l’anno scorso ha mostrato la prova che specie di cetrioli di mare di alto valore vengono seriamente sfruttate dalla pesca commerciale sulla Grande Barriera Corallina, attribuendolo in parte ad una gestione inefficace ed ai pochi dati  di base sulle dimensioni delle loro popolazioni. Questo studio si basa su altre recenti ricerche che indicano che il processo di alimentazione dei cetrioli di mare può avere un effetto cuscinetto per aiutare i  coralli ed altri organismi del reef dagli effetti dell’abbassamento del pH dell’acqua marina dovuta all’elavata anidride carbonica nell’atmosfera».

Le oloturie sono state gravemente sovra-sfruttate nella pesca nel Pacifico, Sud-est asiatico ed Oceano Indiano. Purcell è convinto che  «Come una delle nazioni più ricche di cetrioli di mare tropicali, l’Australia ha le risorse finanziarie e tecniche per dare il buon esempio di una gestione responsabile della pesca».

Lo studio ha analizzato le relazioni tra le variabili biologiche ed antropogeniche e le classificazioni del rischio di estinzione dei cetrioli di mare, pescati  per i mercati di lusso asiatici. Purcell conclude: «L’alto valore di mercato è fortemente legato al loro rischio di estinzione. Le specie nelle regioni ad alta densità di popolazione umana e le economie povere sono a maggior rischio, quindi la conservazione è una questione sociologica. Chiediamo maggiori ricerche sugli invertebrati, che dominano la biodiversità marina della terra. Dobbiamo sorvegliare le specie pregiate e sostenere i Paesi a basso reddito perché mettano in atto restrizioni al commercio di specie minacciate».

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