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Ismail Haniyeh di Hamas in Egitto per discutere della crisi a Gaza. Il ruolo dell’Arabia Saudita

Il leader politico di Hamas è arrivato giovedì al Cairo a capo di una delegazione per colloqui con il capo dell’intelligence egiziana sull’attuale situazione nella Striscia di Gaza che continua a subire intensi attacchi israeliani. La delegazione guidata da Ismail Haniyeh “ha incontrato il generale Abbas Kamel, capo dei servizi segreti egiziani, e ha discusso della situazione nella Striscia di Gaza”, si legge in una nota del gruppo palestinese.

Fanno parte della delegazione anche Khaled Meshaal, che dirige l’ufficio della diaspora di Hamas, e Khalil al-Hayya, membro dell’ufficio politico. La visita segna la prima visita di Ismail Haniyah in Egitto dallo scoppio della guerra israeliana contro la Striscia di Gaza il 7 ottobre.

Ciò fa capire che al di là di Gaza, Israele dovrà affrontare la più ampia rete di minacce e gruppi armati sostenuti dall’Iran che ora minacciano il Paese su più fronti. Queste includono minacce provenienti da Iraq, Libano, Siria e Yemen, nonché dalla popolazione palestinese in Cisgiordania.

“Hamas potrà ottenere pochissime vittorie nella sua guerra con Israele, ma quella che ha già ottenuto – spiega su foreignaffairs- è un brusco arresto nello slancio verso un accordo mediato dagli Stati Uniti tra Israele e Arabia Saudita. L’accordo israelo-saudita avrebbe rotto un terreno storico, normalizzando le relazioni tra i due paesi, portando l’Arabia Saudita più saldamente nell’ovile della sicurezza statunitense e suscitando impegni israeliani sulla questione palestinese. In effetti, i timori di un riavvicinamento israelo-saudita potrebbero essere stati uno dei fattori chiave dell’attacco di Hamas del 7 ottobre”.

Secondo Gregory Gause III, la guerra lascia il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, noto anche come MBS, in una posizione difficile, almeno nel breve termine. Egli desidera la stabilità regionale, che gli renderebbe più facile perseguire il suo obiettivo di diversificare l’economia dell’Arabia Saudita e ridurre la sua dipendenza dalle esportazioni di petrolio. L’orribile violenza e la minaccia di un’escalation più ampia mettono a rischio i suoi progressi su questo fronte. Mohammed bin Salman si trova ora ad affrontare pressioni contrastanti in patria e all’estero, con i leader statunitensi ed europei che chiedono all’Arabia Saudita di assumere un ruolo guida nella Gaza post-Hamas e con gruppi regionali e nazionali che sollecitano Riyadh a sostenere più attivamente i palestinesi nel loro momento di crisi”.

Sta di fatto che la Striscia di Gaza continua a subire una crisi senza fine tra danni economici e catastrofe umanitaria. Ad oggi si contano quasi 11mila vittime, 25mila feriti e quasi 1,6 milioni di sfollati interni nell’enclave, un balzo enorme rispetto ai 20mila del 7 ottobre. I problemi legati al sovraffollamento di alcune strutture e alla scarsità di acqua potabile rischiano di rendere ancora più drammatica la situazione sanitaria. E al momento una tregua non si vede.

Ismail Haniyeh da anni rappresenta ormai il volto pubblico del gruppo palestinese all’estero dove tiene incontri con i massimi vertiti politici degli altri Paesi mediorientali e non solo. Nominato primo ministro dell’Anp nella Striscia di Gaza in seguito alla vittoria alle elezioni contro Fatah nel 2006, il 61enne ha poi partecipato alla lotta intestina tra i gruppi palestinesi e scalato i vertici di Hamas fino a diventare capo dell’Ufficio politico di Hamas dal 2017, quando ha sostituito Khaled Meshal.

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