Cultura

MERIDIANO 13 Giornata internazionale dei rom, sinti e camminanti

Ancora oggi, quando si parla di rom, molte persone sentono immediatamente un senso di repulsione e angoscia. Li etichettano in modo sbrigativo e razzista come “zingari”, gente che ruba soldi e figli, che non lavora, che non si adegua ai costumi della società. Eppure quella comunità conserva una storia millenaria, in cui non sono mancate persecuzioni e violenze, e una cultura straordinaria, fatta di contaminazioni con i tanti popoli incontrati.

L’8 aprile si celebra la Giornata internazionale dei rom, sinti e camminanti e noi abbiamo pensato di raccontarvi, anche attraverso le voci dirette di suoi esponenti, qualcosa di questo popolo e delle sue vicende.

Essere rom in Italia è ancora complicato. Persecuzioni, discriminazioni, utilizzo costante di un linguaggio di odio sono purtroppo all’ordine del giorno nel nostro paese. Questo articolo di Valentina Roman prova a ragionare sul razzismo e i processi di razzializzazione che colpiscono la comunità rom, sia livello istituzionale che nella società.

“Il Signore mi ha fatto zingaro, gay e grasso, non mi ha dato soltanto una qualche tremenda malattia”. Così si descrive Vasil Trojanov Bojanov, in arte Azis, che ha saputo fare della discriminazione la chiave del proprio successo. Paragonato a Madonna, la sua ascesa in Bulgaria è un mix di talento e scabrose trovate promozionali che portano i suoi testi e il suo stile a sconfinare in tutta la penisola balcanica, fino in Russia e Turchia. Un’impresa particolarmente degna di nota, in un paese tuttora afflitto da stereotipi e pregiudizi, raccontata da Giorgia Spadoni.

AraArt (Opens in a new window) è un’organizzazione ceca nata nel 2012 per far fronte all’assenza di un punto di riferimento per le persone rom LGBT+. Luca Zucchetti ha intervistato il direttore dell’associazione, David Tišer, che ha accettato di raccontare le sfide e le problematiche che le persone rom e queer incontrano ogni giorno a causa delle loro origini e del loro orientamento sessuale e/o identità di genere.

Dall’8 novembre al 20 febbraio scorsi il museo di arte contemporanea di Skopje ha aperto i battenti all’arte rom con la mostra All That We Have in Common (tutto ciò che abbiamo in comune), un’esibizione che ha coinvolto artisti rom provenienti da tutta Europa. L’occasione è stata propizia per accendere i riflettori sull’esclusione e la rimozione della cultura rom dalle nostre società.

“Gli stereotipi danno origine a vere e proprie fobie”. Ed è per superare queste fobie e disfarci degli stereotipi che la giornalista Olesja Jaremčuk ci porta alla scoperta della comunità rom ucraina di Torec’k, importante centro minerario dell’Ucraina orientale, nell’oblast’ di Donec’k. Vi proponiamo qui un estratto de “Il barone Ol’ha Petrivna” tratto dal volume Mosaico Ucraina. Viaggio dentro le molteplici identità di un popolo (Opens in a new window) e tradotto in italiano da Claudia Bettiol.

Marianna è una donna rom forte e coraggiosa che ha scritto un diario, inizialmente solo per raccontare la sua vita ai figli, poi pubblicato dalla casa editrice Ediciclo che ha prontamente inserito quest’autobiografia tosta e intensa nella sua collana dedicata alla “viandanza”. Martina Napolitano ne ha discusso con l’autrice.

Nella Bulgaria degli anni Novanta la poetessa Sali Ibrahim fonda la rivista indipendente Romano Devleti/Džipsi Raj (‘Paradiso rom’), in lingua bulgara e lingua romaní, incentrata sulle tematiche della cultura, dell’arte e dell’educazione. Della storia di questo ambizioso esperimento linguistico e culturale, ma soprattutto sociale, ci racconta Giustina Selvelli.

Quando si parla di rom lo si fa perlopiù in riferimento a fatti di cronaca, oppure si pensa subito ai campi fatiscenti dove vivono. Quasi nessuno pensa invece all’estrema varietà culturale, alle tradizioni e all’arte. Un gruppo di giovani del napoletano, alla prima esperienza, ha dato vita a un podcast dove a parlare di storia, arte e cultura sono soprattutto persone appartenenti alla comunità. Un racconto di Marco Siragusa.

Raccontando il conflitto in Kosovo alla fine degli anni Novanta si tende a dimenticarsi dei rom, coinvolti loro malgrado negli scontri. Tobias Colangelo ha tradotto per noi un articolo di Ljupka Mandić Kelijašević, comparso su Balkan Insight, che racconta le storie dimenticate dei rom durante la guerra del Kosovo. (Meridiano 13)

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