Diritti

Accoglienza migranti. La denuncia di ActionAid e Openpolis nel report: “Decreti Meloni hanno reso legge prassi illegittime”

“I decreti del Governo Meloni in materia di immigrazione e lo “Stato d’emergenza” hanno trasformato in legge le consuetudini illegittime che ledono i diritti delle persone e dei minori, facendo di prassi eccezionali nuove norme. A un anno di distanza manca ancora lo schema di capitolato che dovrebbe regolare i servizi e costi, così in assenza di indicazioni le prefetture agiscono arbitrariamente”.

È quanto emerge dall’analisi fatta da ActionAid e Openpolis con il report “Un fallimento annunciato. Centri d’Italia 2023”. Un lavoro realizzato a partire dai dati forniti dallo stesso Viminale e che anticipa il Ministero: ancora non è pubblica la relazione sull’accoglienza sul 2022, prevista per il 30 giugno 2023, come ogni anno. “Le informazioni sono disponibili in formato aperto a tutti sulla piattaforma Centri d’Italia, ma persistono le resistenze nel rilascio di dati, nonostante il diritto ad accedervi sia stato ribadito nelle aule di tribunale – si legge nella nota congiunta -. Per comprendere il nuovo approccio all’accoglienza, si è ricorsi anche alla banca dati ANAC, analizzando i 3.195 bandi in materia di gestione dei centri (quasi il 50% sui 7.230 totali) emessi dalle prefetture tra 2020 e agosto 2023”.

I dati parlano chiaro. “Centri di accoglienza straordinaria (CAS) che costituiscono il 60% di tutta l’accoglienza, caos amministrativo, bandi deserti e ripetuti, crescita esponenziale degli affidamenti diretti che passano dal 35% nel 2020 al 66% nel 2023, per contratti da 83,1 milioni di euro nei soli primi 8 mesi del 2023 a scapito della trasparenza – si legge nella nota -. Nel 2020 si fermavano a 16,3 – spiegano le due organizzazioni -. Con un fatto inedito e preoccupante: nei primi mesi del 2023 sono stati 50 i bandi Cas per minori stranieri non accompagnati (nel 2020 erano solo 3). Un ritorno alle criticità riscontrate dopo il Decreto Sicurezza del 2018 ma senza nessuna emergenza rispetto agli arrivi: secondo dati del Ministero dell’Interno, infatti, le persone in accoglienza non hanno mai superato le 141mila persone nel 2023 (0,18% della popolazione italiana), e nel 2023 sono stati attivati solo 20/30.000 nuovi posti nei Centri”.

Un anno di Decreti del governo Meloni: gli effetti sull’accoglienza

Sin dall’insediamento, spiegano ActionAid e Openpolis, “l’iperproduzione normativa del nuovo governo in ambito migratorio procede con continue piccole modifiche (6 in neanche 12 mesi), inserite in decreti che si occupano di temi diversi – continua la nota -. Per ovviare alla difficoltà di reperire i posti da parte delle prefetture, il governo riduce ancora la qualità tagliando i servizi ed introducendo, da un lato, un nuovo circuito prefettizio ancora più straordinario dei Cas, e dall’altro, procedendo, di deroga in deroga, allo smantellamento del sistema e dei diritti di chi è accolto. Chi chiede asilo non accede più al Sai, i Cas sono privati di servizi fondamentali e, se non si trova posto né qui né nei Cpa, si aprono strutture temporanee in cui non è previsto accompagnamento all’autonomia (e quindi neanche competenze dei gestori) e di cui non si conosce nulla. L’assenza di trasparenza è qui ancora più preoccupante: solo un bando è stato individuato attingendo al database Anac a fronte di una stima di oltre 1.500 posti attivati in tutta Italia”.  “Sono centri collocati sempre più ai margini, non solo delle città e dei luoghi abitati, ma anche del diritto” dichiara Chiara Marchetti di CIAC intervistata nel report, sulla scorta del monitoraggio del campo di Martorano e di quello di Cornocchio in provincia di Parma. In questi centri confluiscono famiglie, persone vulnerabili e minori non accompagnati, spesso costretti a convivere in promiscuità con adulti. Se poi il ricorso a queste strutture non è sufficiente, si possono raddoppiare i posti in Cas già attivi.
 “Permettere l’accoglienza di minori in Cas per adulti facilita il compito degli uffici territoriali del governo, ma certo non è nel supremo interesse del fanciullo. Allo stesso modo, agevolare la concentrazione di persone in centri sempre più affollati aiuta le prefetture a trovare posti, ma derogare ai parametri di capienza può mettere concretamente a rischio qualsiasi tutela igienico sanitaria e di sicurezza di chi vi è accolto. Tutte prassi non legittime esistenti che venivano tollerate come eccezioni. È ad esempio il caso di un atto della prefettura di Verbano Cusio Ossola che riporta una perizia tecnica per l’aumento a 100 posti di un centro nato per la metà degli ospiti: era maggio 2023, il decreto che consente l’operazione è invece di ottobre. Prevedendo questa possibilità per legge, viene meno la possibilità di opporsi a quella che non sarà più considerata come un’eccezione alla regola” dichiara Fabrizio Coresi, esperto Migrazioni ActionAid.

I numeri dell’accoglienza

I centri Sai di competenza degli enti locali destinati nuovamente ai soli rifugiati, piccoli e medi appartamenti diffusi nel tessuto sociale, nel 2022 rappresentano il 36,7% degli oltre 121mila posti complessivi, il resto è distribuito tra Cas (59,7%) e centri di prima accoglienza (3,6%) che vedono altresì crescere la loro capienza media passando da 266 a 335 posti. La maggior parte delle persone è accolta al sud (31,9%), ma se guardiamo al rapporto tra ospiti e popolazione residente, è il nord-est a contribuire di più (0,21% di incidenza), anche se proprio in questa zona (Friuli-Venezia Giulia soprattutto) la presenza del Sai è la più limitata. Nelle 10 città metropolitane italiane nel 2022 vi sono quasi un terzo di tutti i posti del sistema (35.629, pari al 29,4%): Roma guida con 5.505 posti, segue Milano (4.971) e poi Torino (4.544). La capitale ha anche la capienza media maggiore: 34,4 posti a centro, più del doppio di Milano e 4 volte Torino.

Bandi deserti e ripetuti, che significa

 Tra il 2020 e il 2022 quasi un quinto dei bandi relativi ad accordi quadro sono andati completamente deserti, spiegano ActionAid e Openpolis. “Cosa succede quando le prefetture non riescono a assegnare i posti perché nessuno partecipa alle gare? Si procede con la ripetizione: nel 2022 e nel 2023 quasi la metà degli accordi quadro sono stati ripetuti, nei primi 8 mesi del 2023 sono stati ripetuti ben 35 bandi, più di quanto non sia avvenuto nel corso di tutto il 2020. In alternativa o se i bandi vanno poi ancora deserti, si può procedere con contratti singoli e con modalità meno trasparenti: solo il 10% degli accordi quadro nel 2023 è assegnato con procedura aperta e due terzi con assegnazione diretta. Sempre più penalizzata l’accoglienza diffusa: l’importo messo a bando per i centri piccoli in rete nel 2022 scende dal 52% del 2020 al 32% nel 2022 (mentre sale dal 15% al 23% quello per le grandi strutture), il 53% di tutti i bandi di questa tipologia sono andati deserti e più della metà (24, 52%) dei principali accordi quadro nel 2022 sono stati ripetuti”.

ActionAid e Openpolis, spiegano nella nota, continueranno a monitorare lo stato del sistema di accoglienza e a diffondere ai parlamentari gli esiti delle rilevazioni affinché possano esercitare il proprio ruolo di controllo e indirizzo politico a partire da una reale valutazione dello stato del sistema. “Ci auguriamo, inoltre, che le nostre analisi possano aiutare quanto meno i parlamentari a chiedere conto al governo rispetto a previsioni che non solo ledono i diritti delle persone accolte e dei territori accoglienti, e mettono in crisi l’indotto lavorativo, ma vanno proprio in direzione opposta a quanto indicato dagli esiti della commissione di inchiesta parlamentare sull’accoglienza, della letteratura scientifica e delle stesse relazioni annuali al parlamento”.

Il Protocollo d’intesa tra Italia e Albania è di fatto una costosa operazione di propaganda che ha l’obiettivo di impedire ai migranti di mettere piede sul suolo italiano e che rischia di provocare delle violazioni di diritti umani e disparità di trattamento tra migranti che approdano in Italia e in Albania. Il focus dell’intesa ruota intorno al trasferimento e al trattenimento dei migranti soccorsi in acque internazionali dalle navi delle autorità italiane in un Paese che non fa parte dell’Ue e non è vincolato a rispettarne principi umanitari né normative”.
Questo il giudizio di EMERGENCY sull’accordo Italia-Albania sulla migrazione approvato dal Senato.

Per la sua collocazione geografica, Shengjin, il porto deputato allo sbarco dei migranti che si trova nell’Albania del nord, non dovrebbe essere considerato ‘place of safety’ per chi viene soccorso nel Mediterraneo centrale: arrivare fin lì significa costringere i naufraghi a un viaggio più lungo del necessario, posticipando la richiesta di asilo e l’accesso a servizi essenziali, come cure mediche e supporto psicologico – aggiunge EMERGENCY. Ed è impraticabile l’idea di uno screening fatto in mare tra migranti destinati ai due centri in Albania e persone vulnerabili, che rimarrebbero a bordo mentre tutti gli altri sbarcherebbero e dovrebbero poi affrontare anche il viaggio verso l’Italia. Tutte le persone soccorse in mare, in quanto naufraghe, dovrebbero essere considerate vulnerabili e raggiungere un luogo sicuro nel minor tempo possibile perciò quello descritto dal viceministro degli Esteri sarebbe un singolare caso di sbarco selettivo in cui i più bisognosi di assistenza sbarcherebbero per ultimi”.

Ci troviamo dunque di fronte a un nuovo capitolo della politica di esternalizzazione delle frontiere che ha già dimostrato di essere fallimentare per la protezione dei migranti e ha incoraggiato la tratta di esseri umani e la ricerca di via illegali per entrare in Europa, rendendo le traversate più pericolose, con oltre 22 mila morti nel Mediterraneo Centrale dal 2014 ad oggi, di cui oltre 2.400 solo nel 2023 – conclude EMERGENCY -. Senza contare che questo accordo prevede un costo anche economico per la duplicazione di uffici e strutture, per la costruzione e la gestione dei due centri, per una sorta di indennità da versare all’Albania e per la spola delle navi italiane tra le due sponde dell’Adriatico, risorse che potrebbero essere usate per un’accoglienza dignitosa, progetti di cooperazione internazionale nei Paesi di origine e per creare vie legali di accesso in Europa.”

 

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